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PER TRUMP NON CI SONO ALLEATI O NEMICI, MA SOLO OPPORTUNITÀ DI FARE AFFARI – ETTORE SEQUI: “AGISCE SECONDO UNA LOGICA TRANSAZIONALE: L’ASSISTENZA NON È SOLIDARIETÀ, MA SCAMBIO” . “ZELENSKY HA CHIESTO PATRIOT E TRUMP HA MOSTRATO INTERESSE, MA NESSUN AIUTO GRATUITO. L’ASSISTENZA DIVENTA BUSINESS, RAFFORZA L’INDUSTRIA AMERICANA E SCARICA I COSTI SU KIEV ED EUROPA. TRUMP AGISCE SECONDO UNA LOGICA TRANSAZIONALE: L’ASSISTENZA NON È SOLIDARIETÀ, MA SCAMBIO. OGNI ALLEATO È UN CONTRATTO, OGNI GUERRA UN INVESTIMENTO DA VALUTARE” – “L’EUROPA, NEL FRATTEMPO, RESTA AI MARGINI, SENZA UNA STRATEGIA AUTONOMA NÉ UNA VOCE UNITARIA. LA SUA INFLUENZA RESTA ACCESSORIA…”
Estratto dell’articolo di Ettore Sequi per “La Stampa”
La sequenza è rivelatrice: il 2 luglio il Pentagono sospende l’invio di armamenti vitali, inclusi i missili Patriot. Il 3 Trump parla con Putin, e quella notte avviene il più massiccio bombardamento russo dall’inizio della guerra. Il 4 chiama Zelensky.
La telefonata […] Trump-Putin è diretta, pragmatica. Trump cerca risultati immediati, non compromessi di principio. Ma il muro russo resta invalicabile: Trump si dichiara «molto deluso» […], ma non chiude la porta.
Putin parla di «cause profonde del conflitto»: un lessico strategico che maschera un’agenda imperiale: annessioni riconosciute, neutralizzazione dell’Ucraina, esclusione dalla NATO e limiti permanenti alla sua capacità militare.
STRETTA DI MANO TRA ZELENSKY E TRUMP AL VERTICE NATO DELL'AJA
L’atteggiamento attendista di Putin mette alla prova l’impazienza strategica di Trump. Putin prende tempo, punta a massimizzare i risultati della nuova offensiva estiva per arrivare al tavolo più forte, in posizione di superiorità. Trump si limita a chiedere «una fine rapida delle ostilità», eludendo volutamente il nodo cruciale della sovranità ucraina.
L’asimmetria è strutturale: Mosca vuole l’accettazione dello status quo, Washington cerca una tregua a qualsiasi prezzo, anche se significa congelare il vantaggio russo sul campo.
La telefonata è la rappresentazione plastica di un mondo tornato a logiche bilaterali e imperiali.
L’interruzione unilaterale degli aiuti militari americani è alla base della telefonata con Zelensky.
La decisione americana è politica: fare pressione su Kiev, spingerla al negoziato e offrire aperture a Mosca in cambio di dividendi su Iran, energia, Artico, Cina.
Zelensky ha definito la telefonata «molto importante e fruttuosa» e affermato che Trump si è impegnato ad aiutare Kiev nella difesa aerea. Ma i dettagli dicono anche altro: Zelensky ha chiesto Patriot e proposto la coproduzione di droni, cercando di agganciare la sicurezza ucraina agli interessi industriali americani.
Trump ha mostrato interesse, ma nessun aiuto gratuito. L’assistenza diventa business, rafforza l’industria americana e scarica i costi su Kiev ed Europa. Trump agisce secondo una logica transazionale: l’assistenza non è solidarietà, ma scambio. Ogni alleato è un contratto, ogni guerra un investimento da valutare.
Questo approccio riflette la nuova politica estera americana: meno regole, più affari. Trump non vede l’invio di armi come un dovere di sicurezza collettiva, ma come scelta legata alla convenienza immediata.
attacco russo a kiev 4 luglio 2025 4
Se le forniture riprenderanno, come probabile, non saranno comunque generose. Sufficienti a evitare la critica di impedire all’Ucraina di difendere le proprie città, ma non a irritare Mosca. L’Ucraina, infatti, è solo una parte del più ampio rapporto con la Russia.
L’Europa, nel frattempo, resta ai margini. Tenta di colmare il vuoto americano con forniture e diplomazia, ma senza una strategia autonoma né una voce unitaria. La sua influenza resta accessoria. E mentre l’Ucraina rischia l’isolamento operativo, l’Europa rischia quello strategico.
DISARMANTE E DISARMATO - TRUMP E ZELENSKY - VIGNETTA BY GIANNELLI
L’imprevedibilità del presidente americano non è un incidente: non ci sono alleanze durature, solo interessi. La sicurezza di Ucraina ed Europa è subordinata al successo personale ed economico del presidente.
[...]
Mosca gioca una partita lineare (restaurazione imperiale), Pechino una paziente (egemonia sistemica), Trump una caotica: distrugge le regole senza crearne di nuove. È questo il vero vuoto strategico che minaccia l’Occidente.
Trump ragiona per transazioni, non per strategie. Ogni alleato è sacrificabile […].
L’imprevedibilità non è un difetto, ma una leva deliberata. In un mondo concepito come gioco a somma zero, il rispetto si ottiene con la forza, la coerenza è sacrificata alla flessibilità.
xi jinping al cremlino con vladimir putin 5
L’erraticità diventa sistema: una diplomazia del caos che destabilizza e obbliga tutti a confrontarsi con un’America imprevedibile ma ancora decisiva.
[…] Trump, Putin e Zelensky incarnano tre visioni incompatibili: restaurazione imperiale, diplomazia transazionale, difesa della sovranità.
Il rischio è che in un sistema privo di regole condivise, la sovranità diventi negoziabile e chi non definisce l’ordine finisca per subirlo.
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