EUROPA, CONTINENTE DI KAZAKI - PERCHÉ LA FRANCIA VOLEVA NASCONDERE L’ARRESTO DI ABLYAZOV? UN CRIMINALE O UN DISSIDENTE POLITICO?

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Gianni Micaletto per "La Stampa"

Si era rifugiato in Costa Azzurra, a Mouans-Sartoux, tra Nizza e Cannes, il dissidente kazako Mukthar Ablyazov. L'hanno scovato ieri in una villa le forze speciali francesi, che hanno fatto irruzione arrestando il banchiere ed ex ministro inseguito da un mandato di cattura internazionale firmato dagli ucraini. Aveva un passaporto della Repubblica Centrafricana a nome di Marat Ayan. Come la moglie Alma Shalabayeva, prelevata in una villa di Casal Palocco, Roma, il 29 maggio e poi rispedita nel giro di due giorni in Kazakhstan con la figlia Alua.

Il commando entrato in azione vicino a Nizza non ha avuto dubbi sull'identità dell'uomo ricercato in mezza Europa. Secondo alcune fonti gli inquirenti sarebbero arrivati sulle tracce di Ablyazov partendo dal telefono del suo ex collaboratore Pavlov espulso poche settimane fa dalla Spagna. Il cellulare dell'ex addetto alla sicurezza del dissidente kazako sarebbe misteriosamente sparito. Da lì, potrebbe essere partita la svolta che ha portato i francesi da Ablyazov.

Ieri per qualche ora, le autorità francesi hanno negato l'arresto. Poi, anche grazie alla conferma dell'avvocato di Ablyazov, e soprattutto grazie a un post su Facebook del figlio Madiyar, si è aperta una breccia nel muro delle smentite. «Mio padre è stato arrestato in Francia, dove si trovava legalmente - ha scritto il figlio su una pagina a lui attribuita -. Secondo quanto ci è stato riferito dalla polizia, l'arresto è stato eseguito su richiesta dell'Ucraina. Sappiamo che le azioni delle autorità ucraine sono conseguenza di un ordine del regime kazako».

Dopo la cattura, Ablyazov sarebbe stato rinchiuso in una cella di sicurezza del Centre de Auvare della Police National, nel quartiere Roquebillière, zona Est di Nizza, fatta di palazzoni e mescolanza di razze. Ma è inutile chiedere conferme. «Rien de rien» risponde cortesemente, ma con fermezza, una poliziotta di guardia all'ingresso del complesso che raggruppa le varie sezioni della polizia transalpina.

Niente di niente, bocche cucite. Nessuna chance di entrare per bussare a qualche porta, parlare con un funzionario, chiedere informazioni. «Impossible», sottolinea l'agente. Che risponde a una sola domanda, su quanti altri giornalisti abbiano già chiesto notizie al telefono: «Almeno otto. Italiani, francesi e non solo».

Alle otto della sera in quell'alveare di uffici e stanze c'è il viavai di chi smonta dal lavoro e chi invece sta per iniziare. L'atmosfera non lascia trasparire tensioni, fibrillazioni particolari. È in corso anche un'accesa partitella a calcio nel campetto interno. Fuori due ragazzi attendono chissà chi e intanto si attaccano al cellulare.

Poca gente sui marciapiedi, il traffico scorre normalmente. Sembra una serata d'estate come tante. Dall'altra parte della strada c'è il resto del Centre de Auvare. Edifici uguali ma con un'aria più austera. E, in particolare, con l'ingresso ben chiuso alla vista dei passanti. Che sia lì dentro Ablyazov? Forse.

Oggi dovrebbe comparire davanti ai giudici della Corte d'appello di Aix-en-Provence, competente per territorio e in materia di estradizioni. Ex ministro dell'Energia nel suo paese, poi divenuto duro oppositore del presidente Nazarbayev, è accusato di aver sottratto miliardi di dollari alla banca kazaka Bta di cui era ai vertici.

Accolto come rifugiato politico in Gran Bretagna, di Ablyazov si erano perse le tracce poco prima della fine di maggio, quando aveva festeggiato il compleanno in un locale a Roma. Contro di lui anche accuse di riciclaggio e associazione a delinquere. L'ex oligarca ha sempre negato tutto, dichiarandosi semplicemente un dissidente politico perseguitato.

 

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