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PERCHE’ GLI UCRAINI NON HANNO MAI COLPITO NOVOROSSIJSK, LO STRATEGICO PORTO RUSSO SUL MAR NERO CHE FINANZIA LA GUERRA? C’E’ UN VETO AMERICANO! DA NOVOROSSIJSK PASSA L’EXPORT DI PETROLIO, UN CANALE DI APPROVVIGIONAMENTO VITALE PER PUTIN. MA DISTRUGGERE IL PORTO EQUIVARREBBE A UN FORTISSIMO TAGLIO DI PRODUZIONE DA PARTE DELL’OPEC. DI QUI IL DIVIETO USA AGLI ATTACCHI. COSÌ MAD VLAD CONTINUA A FINANZIARE LA PROPRIA AGGRESSIONE SOTTO GLI OCCHI DEGLI UCRAINI...

Federico Fubini per il "Corriere della Sera" - Estratti

 

ATTACCO UCRAINO AL PORTO RUSSO DI NOVOROSSIJSK

La fine di Igor Kirillov, il generale russo accusato di aver permesso l’uso di armi chimiche proibite in Ucraina, pone una domanda: se le forze di Kiev possono compiere azioni così audaci fino al cuore di Mosca, perché Novorossijsk è ancora intatta? I servizi segreti ucraini sono stati in grado di individuare il loro obiettivo nella capitale russa e farlo saltare con una dose di esplosivo mentre usciva di casa all’alba. Prima ancora, sono riusciti a danneggiare oltre trenta raffinerie russe anche molto remote: i droni hanno colpito infrastrutture petrolifere fino a Omsk, a 3.600 chilometri dal confine ucraino.

 

L’importanza di Novorossijsk

volodymyr zelensky joe biden

Eppure tutto tace a Novorossijsk, uno degli snodi vitali della guerra per il Cremlino e uno dei bersagli – in apparenza – più a portata di mano per Kiev.

Novorossijsk è una piccola città russa sul Mar Nero, meno di 250 mila abitanti in una profonda insenatura circa 150 chilometri a sud-est della Crimea. Ma è Novorossijsk anche un grande porto strategico

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Novorossijsk è il terzo maggiore porto russo per l’export di petrolio e prodotti petroliferi russi dopo Nakhodka, sull’Oceano Pacifico di fronte al Giappone, e Primorsk nel Golfo di Finlandia. Dall’inizio dell’invasione totale dell’Ucraina, nel febbraio del 2022, da lì sono partiti carichi di carburanti fossili russi per un valore di 76 miliardi di euro (secondo il centro studi Crea di Helsinki, basato su dati Kpler). Per metà circa si tratta di greggio, per l’altra metà di prodotti raffinati in forma di carburanti. Si tratta ufficialmente di circa un quinto di tutte le vendite russe di petrolio nel resto del mondo ma – vedremo – si può fortemente sospettare che le quantità effettive siano molto più alte.

 

Lo snodo per gli approvvigionamenti

ATTACCO UCRAINO AL PORTO RUSSO DI NOVOROSSIJSK

Sicuramente senza Novorossijsk il Cremlino non sarebbe stato in grado di finanziare la sua guerra nella sua intensità attuale: oggi oltre il 40% delle entrate di bilancio russe sono legate alla produzione e all’export di fonti fossili (in grandissima parte ormai dal solo petrolio, dato il crollo delle vendite di gas in Europa). E il bilancio militare e di sicurezza rappresenta circa il 38% di tutta la spesa pubblica. In sostanza, da Novorossijsk passa un canale di approvvigionamento vitale dell’aggressione all’Ucraina e all’ordine internazionale da parte di Vladimir Putin.

VLADIMIR PUTIN ALLA BASE DI KHMEIMIM, IN SIRIA, NEL 2017

 

Il ruolo dell’Italia

Quel petrolio del resto è finito anche in Italia, circa per il 5% del totale dall’inizio della guerra totale. È  presumibile che gran parte di questi acquisti italiani siano avvenuti durante la prima parte della guerra, prima dell’embargo europeo sul greggio russo trasportato via nave. Nel complesso i compratori principali dallo snodo di Novorossijsk sono indiani (53%), seguiti da bulgari, turchi e cinesi. Ma l’Italia negli ultimi tre anni è pur sempre stata la quarta principale acquirente del greggio e dei prodotti petroliferi in arrivo da quel porto sul Mar Nero.

 

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VLADIMIR PUTIN - RUBLO

Perché Kiev non attacca il porto

Eppure tutto è tranquillo in quell’insenatura nel Mar Nero. Kiev non sta prendendo di mira questa infrastruttura che, più o meno direttamente, assicura il finanziamento di buona parte della distruzione delle città ucraine. L’ultimo attacco ucraino è dell’agosto dell’anno scorso, quando un drone con un carico esplosivo da 450 chili colpì un mezzo militare da sbarco russo in rada. Poi, più nulla. Eppure Novorossijsk è ad appena 300 chilometri circa da Zaporizhzia e Krivi Rih e a 700 chilometri da Odessa. Sarebbe facile prenderlo di mira con droni ad alto carico esplosivo. E le petroliere in arrivo dalla Russia attraversano tutto il Mar Nero verso il Bosforo, in acque nelle quali droni dal costo di produzione di circa 250 mila euro – in Ucraina se ne producono a decine di migliaia – hanno distrutto buona parte della marina russa.

 

Il prezzo del petrolio e il veto americano

biden zelensky vertice nato

 Perché Kiev non taglia questa rotta vitale di approvvigionamento di Putin? «Non dobbiamo distruggere gli equilibri», ha detto di recente il ministro delle Finanze ucraine Serghii Marchenko quando gli è stata posta la domanda alla conferenza del “Grand Continent”. «Per noi il prezzo del petrolio non dev’essere più alto del livello attuale, ma neanche più basso. Nel caso mi si chieda se abbiamo delle limitazioni (agli attacchi sulla rotta del petrolio nel Mar Nero, ndr), non so dire». È stato probabilmente un modo diplomatico per ammettere una realtà piuttosto evidente: c’è un veto americano.

 

Il rischio del taglio di produzione da parte dell’Opec

prezzo petrolio vertice opec

Strangolare lo snodo petrolifero di Novorossijsk significa eliminare quasi il 2% del mercato internazionale del greggio – circa l’equivalente di due milioni di barili al giorno in meno – e di conseguenza far salire il prezzo internazionale del barile. Con esso, salirebbe anche il costo del pieno di benzina per i consumatori negli Stati Uniti e in Europa. Bloccare Novorossijsk equivarrebbe a un fortissimo taglio di produzione da parte dell’Opec. Di qui un implicito divieto americano agli attacchi ucraino. Così Putin continua a finanziare la propria aggressione - indisturbato – sotto gli occhi degli ucraini, costretti a difendersi con un braccio legato dietro la schiena.