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Ugo Magri per "la Stampa"
La tentazione di mandare tutto all'aria torna prepotente nell'animo del Cavaliere. E d'altra parte, chiunque dovesse sborsare mezzo miliardo al suo peggior nemico sarebbe un tantino irritato. Si aggiunga l'umiliazione che l'ex premier patirà stasera in Giunta, quando il Pd voterà per cacciarlo dal Parlamento: sembra quasi di assistere allo «schiaffo del soldato», con la vittima che le busca ora da questo, ora da quello...
Dunque l'ira ribolle nel campo berlusconiano. Insulti ed epiteti si abbattono come grandine sulla sentenza Mondadori. La destra ne denuncia la «chirurgica tempestività » (tesi di Brunetta), come se il momento per renderla nota fosse stato scelto apposta dai giudici per consumare su Berlusconi la più plateale e sadica delle vendette.
Si domanda incredulo Minzolini, già direttore del Tg1, eletto nel Senato della Repubblica: «Non capisco cosa ci sia ancora da aspettare per reagire». Come lui la pensano tutti i «falchi» del Pdl, che da oggi tornerà a chiamarsi Forza Italia: si mandi a casa il governo, si torni quanto prima a votare... Berlusconi è più imbufalito di loro, in fondo tocca a lui risarcire De Benedetti, mica all'«amazzone» Biancofiore che grida allo «scippo di Stato», o alla Santanché scatenata contro le «toghe con licenza di uccidere».
Diversamente dai più scalmanati, però, il Cavaliere ritiene che reagire subito sarebbe tatticamente sbagliato, aprire d'istinto la crisi un regalo a Renzi che non chiederebbe di meglio per «asfaltarlo». L'Italia unanime addosserebbe a Silvio la colpa dello sconquasso, gli metterebbe sul conto lo spread e tutti i mali conseguenti all'instabilità .
Per cui l'uomo sta apprestando un piano, che nella frustrazione impotente di queste ore qualcuno dei suoi pregusta come risarcimento di tutti i colpi subiti: far saltare il banco a metà novembre, non appena si aprirà la finestra di un possibile voto primaverile. Quello potrebbe essere il momento per scatenare una crisi che «oggi non verrebbe compresa, ma tra due mesi forse sì». Anziché sulle condanne di Berlusconi, Letta verrebbe mandato a casa sulla manovra economica dell'autunno.
A fronte delle tasse e dei balzelli, dei rincari e delle accise che il governo dovrà introdurre per far tornare i conti (complice l'esborso sull'Imu), Forza Italia chiamerà a raccolta il popolo moderato. E il Cavaliere a quel punto potrà dire: «Sulla giustizia ho subito il martirio senza falli di reazione, ma di fronte a una Finanziaria che mette le mani in tasca alla gente io mi ribello...»
Questo è quanto va maturando dalle parti di Arcore. Nessuno si aspetta sfracelli dal video-messaggio che doveva essere mandato in onda ieri, invece è stato rinviato a oggi per registrarne una nuova versione più dura contro le toghe. Durerà 7 minuti, di cui 4 per annunciare che Forza Italia «is back». Neppure domani, quando alle 17 il Cavaliere visiterà la nuova sede di piazza San Lorenzo in Lucina, sono previsti colpi di scena. Ma le «colombe» già fiutano la tempesta che si prepara tra qualche settimana, perciò tenteranno di ottenere un chiarimento preventivo dal Capo.
Stasera dopo la Giunta, o al più tardi domattina, Alfano e gli altri ministri Pdl porgeranno sul piatto a Berlusconi le dimissioni dal governo. «Se vuoi che le presentiamo, caro Presidente, noi siamo pronti», sarà il biglietto d'accompagnamento. Con un Ps: «... ma tu se vuoi che restiamo al governo, allora ci devi garantire che non saremo vittime del fuoco amico».
Basta con le accuse di tradimento che i «falchi» (ribattezzati da Cicchitto «gli esagitati») sparano a raffica, specie dopo la terribile gaffe del sottosegretario Castiglione, beccato da un «fuori onda» su La 7 mentre pianificava un cambio di casacca in caso di crisi. In ogni caso, gli diranno, il nuovo partito non può essere messo in mano a Verdini e alla Santanché. Perché se tutte le stanze della nuova sede verranno occupate, nessuna ne resterà libera a novembre per gli ex ministri, nemmeno una poltroncina di partito
Insomma, la crisi non scoppierà domani. Ma il clima resta pessimo, e Silvio ha ripreso a insistere con la figlia Marina perché raccolga il testimone in politica per una sfida che rimane dietro l'angolo. Lei, stando ai «si dice», sarebbe meno risoluta nel suo «no».
BERLUSCONI DUDU DUDU DIETRO IL CANCELLO
BERLUSCONI CON DUDU' - FOTO DI CARLO TARALLO PER DAGOSPIA
brunetta ravello.jpg
Minzolini intervistato
MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO MICAELA BIANCOFIORE
MANIFESTAZIONE PDL A VIA DEL PLEBISCITO AGOSTO DENIS VERDINI DANIELA SANTANCHE
TRASLOCHI NELLA NUOVA SEDE DI FORZA ITALIA IN PIAZZA SAN LORENZO IN LUCINA
ANGELINO ALFANO E GIORGIA MELONI AD ATREJU FOTO LAPRESSE
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