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Maria Teresa Martinengo per “la Stampa”
«L’omotransfobia è odio che ti uccide. Non esserne complice». Per affermare una dolorosissima realtà e promuovere l’invito a combatterla su tremila manifesti stradali, il Coordinamento Torino Pride lgbt, insieme con la Regione Piemonte, ha scelto l’immagine della Pietà di Michelangelo, la scultura più celebre al mondo, simbolo riconosciuto della sofferenza e della compassione. Un’immagine cristiana divenuta «segno» dei suoi significati, al di là delle religioni.
La campagna che nei prossimi giorni si diffonderà in tutti i capoluoghi piemontesi, prima del genere mai varata da una Regione italiana, è stata presentata ieri in Consiglio Regionale in occasione della Giornata Internazionale contro l’Omofobia e la Transfobia che si celebra il 17 maggio.
Insieme allo slogan e alla Pietà, sul manifesto sono stampati i numeri di due linee telefoniche di aiuto, ConTatto 011/521.11.32 e Pronto Arcigay 324/048.35.43. «Vogliamo sensibilizzare tutti i cittadini e dire a chi è vittima che ha la possibilità di denunciare e di ricevere sostegno», ha detto l’assessora ai Diritti Monica Cerutti. «Omofobia e transfobia sono odio che si insinua e distrugge la vita delle persone e di chi, come i familiari, è al loro fianco. Ricordiamo i casi di tanti ragazzi, vittime di bullismo omofobico, che si sono uccisi», ha spiegato Alessandro Battaglia del Coordinamento.
L’icona
Ma l’iniziativa, ancora prima di essere illustrata, ieri ha scatenato le reazioni di chi ha visto offeso il sentimento religioso cristiano. Maurizio Marrone, capogruppo di Fratelli d’Italia-An in Regione e in Comune, ha parlato di «blasfemia», chiedendo il ritiro immediato dei patrocini (dati dalla Regione e da tutti i Comuni capoluogo) e le scuse di Chiamparino e Fassino. E se Marrone ha battuto tutti in fatto di rapidità, poco dopo altro disagio è stato espresso dall’interno della maggioranza.
«Sarebbe stato meglio – ha detto Davide Gariglio, cattolico, segretario regionale e capogruppo Pd a Palazzo Lascaris – lanciare un messaggio positivo a sostegno di una campagna giusta. Per la prima campagna istituzionale contro l’omofobia avrebbe avuto più incisività la scelta di un messaggio con al centro i diritti; la distorsione di un’immagine sacra per la cristianità produce solo contrapposizioni». Ancora: «Perché associare le proprie rivendicazioni alla pietà e misericordia cristiana?».
Le repliche
Per il presidente del Consiglio Regionale, Mauro Laus, cattolico a sua volta e presidente del Comitato Regionale per i Diritti Umani «è stata scelta un’immagine forte per rappresentare l’esigenza di azioni forti in una battaglia di civiltà. C’è il bisogno di lanciare messaggi che non passino inosservati». Il presidente della Regione, Sergio Chiamparino ha ribadito piena fiducia all’assessora Cerutti. «Fermo restando la libertà del Coordinamento di scegliere l’immagine che meglio rappresenta il tema, queste - ha osservato - mi sembrano le polemiche che accompagnano ogni manifestazione del Pride e che rischiano di far passare in secondo piano il messaggio della campagna».
Per l’assessora Cerutti, «l’immagine, scelta autonomamente dal Torino Pride, è un’opera d’arte patrimonio universale dell’umanità. Ed è universale il messaggio che vuole trasmettere: pietà e compassione».
Ieri, come testimonial dell’iniziativa, sono stati invitati il giovane Stefano Sechi, aggredito pochi mesi fa su un autobus perché gay, e Monica Marchi, impiegata, discriminata nella ricerca del lavoro perché transgender. «È una condizione, quella delle persone transgender - ha denunciato Christian Ballarin, responsabile del Consultorio SpoT del Circolo Maurice - che in Italia resta molto molto pesante».
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