PINOCCHIO RENZI – ORA ANNUNCIA CHE MARINO VERRÀ GETTATO AI GIARDINETTI ALLA FINE DEL 2016, AL TERMINE DEL GIUBILEO. OVVIAMENTE IL CAZZONE TOSCANO AVEVA TUTTI I MEZZI PER FARLO FUORI SUBITO DAL CAMPIDOGLIO MA AVREBBE SIGNIFICATO ANDARE AL VOTO A MAGGIO 2016 CON UNA SCONFITTA SICURA PER IL PD

Goffredo de Marchis per “la Repubblica”

 

RENZI MARINORENZI MARINO

Ignazio Marino rimarrà a bagnomaria fino alla fine del 2016, quando calerà il sipario sul Giubileo della Misericordia. Puntellato dal prefetto di Roma Franco Gabrielli e dal nuovo Pd romano del commissario Matteo Orfini. «Poi anch’io lascerò l’incarico che scade esattamente tra un anno», dice il presidente del Partito democratico. A quel punto, il sindaco di Roma rimarrà solo e la legislatura comunale verrà interrotta con dodici mesi di anticipo. «A Roma si vota nel 2017 — ripete Matteo Renzi parlando con i suoi collaboratori — . Prima non possiamo fare niente, l’Anno santo è praticamente cominciato».

 

Dopo la bacchetta di Papa Francesco, il Pd e il suo segretari devono affrontare l’ennesima momento di crisi della Capitale con gli effetti inevitabili sul partito. I renziani romani ormai se ne lavano le mani. Muto Paolo Gentiloni, muto Roberto Giachetti. La pratica è affidata nelle esclusive mani di Orfini.

IGNAZIO MARINO - MATTEO RENZI - VIGNETTA DI BENNYIGNAZIO MARINO - MATTEO RENZI - VIGNETTA DI BENNY

 

E Orfini non si tira indietro. Non difende più il sindaco-chirurgo, considera l’intero lavoro per risollevare la città eterna sulle spalle del Pd capitolino. «Basta dichiarazioni, basta interviste, basta video — intima il commissario — . A cominciare dal sindaco. Dobbiamo lavorare con i fatti, in operoso silenzio ».

 

Un anno di tempo per recuperare credibilità e prepararsi alla scadenza elettorale. Un anno per salvare il salvabile cambiando la Capitale e non facendo danni con il Giubileo. Tocca a Gabrielli e ai dem rappresentati nella giunta dall’assessore ai Trasporti Stefano Esposito, che prende fischi, va alle assemblee di pendolari infuriati e ci mette la faccia e al vicesindaco Marco Causi, vero referente del governo in Campidoglio. Marino è tra parentesi, in questo schema e con questa road map gli resta il titolo. Poco altro.

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Orfini ammette l’irritazione del Vaticano. «Hanno ragione», dice. Ma il viaggio a Filadelfia non c’entra. «Papa Francesco organizza un evento legato alla Misericordia, all’ambiente, al futuro del mondo. La politica e la classe dirigente della città rispondono parlando solo di appalti, di soldi, di chi gestisce cosa. Mi sarei incavolato anch’io». Bisognava sintonizzarsi con il Giubileo discutendo dei temi per i quali è stato immaginato. Ma ormai non rimane molto tempo. E’ tutto in ritardo, compresa l’ifra di ragionare insieme sui contenuti dell’Anno santo.

Marco Causi Marco Causi

 

I cattolici del Pd, ieri in Translantico, raccontavano di come li avesse colpiti quel passaggio della frase del Papa “si professa cattolico”. Diceva tutto della solenne arrabbiatura di Francesco. Ma i tempi del Giubileo, dicono altri parlamentari dem, servono a nascondere altre attese molto più vitali per il Pd e per Renzi.

 

Occorre segnare una grandissima distanza, la maggiore possibile, tra l’inchiesta di Mafia Capitale che ha travolto anche il Pd e il prossimo turno elettorale. Far dimenticare il passato e provare a rilanciare il futuro. Non ingolfare la scadenza del 2016 dove Renzi gioca partite delicate già a Milano e Napoli. E riuscire a dare un segno di vita. «Noi ci proviamo — dice Orfini consapevole della sfida immane — domenica abbiamo chiuso 35 circoli democratici. Lo avevamo promesso e lo abbiamo fatto».

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Può reggere ancora un anno e mezzo la puntellatura di Marino? «A meno che non ne capiti un’altra, ce la può fare», dicono a Largo del Nazareno. Depotenziato in Campidoglio dal duo Esposito e Causi, controllato da Gabrielli per l’Anno santo, la nuovo scommessa del Pd romano è tappare la bocca al chirurgo, evitare che si infili in polemiche e che si continui ad appellare all’onestà e alla battaglia contro il malaffare. Se tutto va bene, potranno emergere nei mesi anche i risultati della basi gettate da Marino nel cambiare teste e mentalità del potere capitolino.

stefano esposito e marco travagliostefano esposito e marco travaglio

 

Ma il disinteresse dei renziani di Roma dimostra che il premier vuole restare lontano dal sindaco e dal suo destino. Che si prepara anche a un nuovo scivolone o alla tempesta creata dallo stesso Marino se gli andasse troppo stretto il ruolo solo simbolico a cui lo condanna lo schema disegnato da Orfini. Anche il commissario si sente più isolato. «Ma c’è un solo per uscirne: lavorare. E qualche segnale positivo si vedrà presto».