LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…
Elisa Calessi per “Libero Quotidiano”
piero grasso con moglie inaugurazione anno scolastico 2013
Raccontano che gli uffici del Senato si erano già preparati per installare tre schermi in Aula per permettere ai senatori di leggere (si fa per dire) i 75 milioni di emendamenti presentati da Roberto Calderoli. Quelli generati da un software e perciò disponibili solo in un cd. Non si è arrivati, però, a questo punto. Poco prima delle nove di mattina Piero Grasso, presidente del Senato, ha chiamato Anna Finocchiaro per anticiparle quello che, poi, ha annunciato in Aula.
L’ostruzionismo elettronico di Calderoli è - in gran parte - rimosso. A Palaazzo Madama cala la prima ghigliottina. Anche se la via del provvedimento resta ancora disseminata di insidie. Come sintetizza, a sera, il sottosegretario Luciano Pizzetti «Grasso ha impedito il sabotaggio, ma non l’ostruzionismo». L’ostacolo più imponente sulla via della riforma costituzionale, però, è stato rimosso. «Considero non inammissibili», ha scandito Grasso in Aula, «ma irricevibili gli emendamenti», al netto di quelli presentati in commissione.
Una decisione motivata non tanto dal fatto che, essendo gli emendamenti in formato elettronico, manca la firma autografa. Il punto è il numero «abnorme», che rende «oggettivamente» impossibile esaminarli. Solo per leggerli, «dovrei sospendere di fare il presidente» e usare «85 milioni di minuti». Per la bellezza di «17 anni». Per non creare un precedente, vanno rispediti al mittente. Dunque, tutto risolto? Non proprio. Ne sopravvivono 383mila in formato elettronico, più 3500 presentati per iscritto.
Calderoli ha commentato, citando un film cult di Alberto Sordi: «Mi dispiace ma da quest’oggi è vigente il regolamento del Marchese del Grillo: “Io sono io e voi non siete un c...”». Il punto, spiegavano in molti davanti alla buvette, è che il criterio per cui si definisce «abnorme» un determinato numero di emendamenti non è oggettivo. Da oggi chiunque potrà usare questo argomento anche in presenza di un numero molto più ridotto.
Paolo Romani, capogruppo di Forza Italia, ha parlato di «precedente pericoloso». I grillini, per protesta, hanno rinunciato a illustrare gli emendamenti. Grasso «si dovrebbe vergognare», tuonava da fuori Matteo Salvini. Anche il governo, però, non è soddisfatto.
Grasso, infatti, ha comunque deciso di pronunciarsi articolo per articolo sull’ammissibilità degli emendamenti. Una scelta, si lamentava Pizzetti in transatlantico, che «è un freno alle intese perché molti emendamenti sono legati tra loro anche se riguardano articoli diversi. C’è un clima di diffidenza che non si riesce a superare». E la scelta di Grasso non aiuta.
«Giochiamo al buio, non sappiamo mai nulla di quello che decide e questo non facilita», si spiega. Ancora non si sa, per esempio, cosa deciderà sull’articolo 2, se si potrà modificare o no. Mentre Matteo Renzi da New York diffonde ottimismo, dicendo che se Berlusconi vota «per la riforma sono contento, se no per me non cambia nulla perché vinceremo», il clima, tra i suoi, è di preoccupazione. C’è malumore nei confronti del presidente del Senato, che avrebbe potuto far rientrare l’ostruzionismo e non l’ha fatto. «Ha voluto intestarsi il ruolo di giocatore libero», si dice.
La scadenza del 13 ottobre per il voto finale dovrebbe essere rispettata, perché molti emendamenti dovrebbero decadere grazie alla tecnica del «canguro». Ma le incognite restano. Oggi si comincia a votare e potrebbero già esserci i primi voti segreti. «Basta un solo incidente», come osserva Pizzetti, per mandare tutto all’aria.
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