VIDEO-FLASH! - L’ARRIVO DI CECILIA SALA NELLA SUA CASA A ROMA. IN AUTO INSIEME AL COMPAGNO, DANIELE…
Pietro Senaldi per “Libero quotidiano”
MICHELE EMILIANO LUIGI DI MAIO
Tocca fare i complimenti al governatore pugliese Michele Emiliano, anche se fino a cinque mesi fa era del Pd e, prima di conoscerli bene, sponsorizzava un accordo tra i dem e i grillini. Poi, quando li ha messi a fuoco, se ne è pentito amaramente.
Vulcanico uomo de panza da 110 chili almeno, è il primo politico messo sotto la lente dai magistrati che ha il coraggio di sfidarli apertamente, probabilmente aiutato dal fatto di essere tuttora un membro della casta in toga, sebbene in aspettativa. Il dettaglio non è trascurabile, ma ci vogliono comunque attributi d' acciaio per vedersi contestati i reati di abuso d' ufficio e induzione indebita a dare o promettere utilità e presentarsi in Procura per denunciare gli altri.
Dell' inchiesta ci importa poco in questa sede, anche perché da sempre non siamo usi a processare i politici sulla stampa prima che le accuse contro di loro siano corroborate da una sentenza di condanna. E considerato che, nove volte su dieci, il verdetto di colpevolezza non arriva, non vogliamo unirci al coro mediatico che spesso arreca danni irrimediabili ai nostri amministratori indagati e, statisticamente, innocenti.
Da Cota a Mastella, da Del Turco a Ignazio Marino, assolto proprio due giorni fa, troppe sono le carriere politiche, a destra come a sinistra, affossate da indagini finite in nulla. Molto spesso poi chi è stato mandato a casa agitando le manette è stato sostituito da governanti peggiori di lui. Valga per tutti l' esempio della Capitale: se il Pd, e in particolare il romanissimo presidente dei Dem di allora, Matteo Orfini, non avessero costretto il triste chirurgo Marino a dimettersi da sindaco cavalcando la mannaia giudiziaria, forse oggi non ci troveremmo la Raggi in Campidoglio.
LE FALLE DEL SISTEMA
bossi battezza cota con l acqua del Po
Quello che ci preme qui ergere a esempio di come si deve fare, e che ci fa applaudire con vigore un uomo del quale non condividiamo le opinioni politiche, è la decisione di Emiliano di presentarsi dai magistrati di Bari per denunciare una fuga di notizie sull' inchiesta che lo vede sul banco degli accusati, costringendo la Procura che lo indaga a fare accertamenti su se stessa. Il governatore pugliese ha saputo da un giornalista che la Guardia di Finanza avrebbe svolto una perquisizione nei suoi confronti tre giorni prima che questo accadesse e senza attendere il fatto ha gridato il suo «non ci sto».
Esperto di tribunali, il governatore ha fatto scoppiare il bubbone, mettendo il dito nella piaga del sistema, ovverosia l' orrido vezzo tribunalizio di far filtrare alla stampa in qualche modo le notizie riservate riguardanti gli indagati eccellenti così da fornire ampia eco mediatica ai processi. Lo schema è collaudato e l' effetto garantito: l' imputato si presenta già alla prima udienza come condannato dall' opinione pubblica, che quando ha l' occasione di infilzare un potente non se la fa mai perdere. La condanna politica scatta così immediata, con tanti saluti alla verità giudiziaria, che viene accertata solo anni dopo, quando la frittata è fatta e non si può rimediare a eventuali sbagli, che poi nessuno è chiamato a pagare, perché il poveretto, inquisito da potente, da assolto ormai non conta più nulla.
TEMPO PERSO
La prassi è talmente inveterata che ormai nessuno se ne stupisce, tantomeno la denuncia. In genere chi è indagato non protesta perché teme di peggiorare la propria situazione, ed è su questo che contano i monatti di notizie riservate. Emiliano lo ha fatto, e questo ne fa un difensore della legge. Nel codice di procedura penale l' avviso di garanzia è strumento a tutela dell' indagato. La prassi mediatico-giudiziaria l' ha trasformato in una campana a morto per chiunque lo riceva. L' atto del governatore pugliese rende giustizia a molti.
Per inciso, l' attività giudiziaria in questione riguarda i finanziamenti a Emiliano per le primarie del Pd del 2017, dove il governatore è arrivato terzo con il 10%, a sessanta punti dal vincitore Matteo Renzi. Ma non hanno nulla di più urgente e rilevante di cui occuparsi i magistrati in Puglia?
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