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IL PNRR, IL PARACADUTE DEL PIL ITALIANO – SENZA I MILIARDI EUROPEI, COMPLICI I DAZI DI TRUMP, L’ITALIA NEL 2026 SAREBBE GIÀ IN RECESSIONE. IL PARADOSSO È CHE A SALVARE I CONTI PUBBLICI E TENERE IN PIEDI LE PREVISIONI DEL GOVERNO SONO… I RITARDI ACCUMULATI NELLA SPESA DEI FONDI – ROMA NON RIUSCIRÀ A SPENDERE TUTTI I FINANZIAMENTI E I PRESTITI ENTRO LA SCADENZA (2026), E LE SPESE POSTICIPATE VALGONO CIRCA 1,6 PUNTI DI PIL, CIOÈ QUASI 40 MILIARDI. MA PRIMA, BISOGNA NEGOZIARE CON BRUXELLES LA REVISIONE DEL PIANO (E, UNA VOLTA OTTENUTA, COMPLETARE I PROGETTI)
DAGONEWS
il video di giorgia meloni sul pnrr 2
Senza il Pnrr, l’Italia rischierebbe la recessione già nel 2026, complice anche l’impatto dei dazi americani. È tutto scritto nero su bianco nel Documento programmatico di finanza pubblica, come nota il “Fatto quotidiano”, in un articolo di Carlo Di Foggia,
Paradossalmente, i ritardi accumulati nello spendere i fondi europei stanno salvando i conti pubblici e tenendo in piedi le previsioni del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Un cortocircuito per un esponente della Lega, partito che ha sempre considerato il piano europeo uno strumento di condizionamento esterno sulle politiche economiche nazionali.
Nel Documento programmatico di finanza pubblica (Dpfp) si analizza l’impatto del Pnrr che, con i suoi 194 miliardi da spendere entro giugno 2026, vale oltre cinque punti di Pil al 2031. Le “riforme” già implementate pesano per tre punti (circa 60 miliardi), a cui si aggiunge quasi un punto ulteriore se verranno completate quelle ancora in sospeso.
giorgia meloni e giancarlo giorgetti - question time alla camera
Gli investimenti valgono complessivamente 2,1 punti di Pil, e solo quelli futuri inciderebbero per 1,3 punti già nel 2026. Considerato che la stima di crescita per quell’anno è appena dello 0,7%, il messaggio del Tesoro è chiaro: senza il Pnrr l’Italia scivolerebbe in recessione.
Ma questo effetto positivo deriva soprattutto dai ritardi. Il governo non riuscirà a spendere tutto entro la scadenza, e le spese posticipate – Bruxelles permettendo – valgono circa 1,6 punti di Pil, cioè quasi 40 miliardi. Per evitare di perdere i fondi, l’esecutivo ha già ridefinito il piano: ha spostato risorse da progetti irrealizzabili ad altri capitoli, come i sussidi alle imprese (quasi 10 miliardi). Tuttavia, anche così, serviranno nuovi strumenti per prolungare la spesa oltre il 2026.
PNRR – GIORGIA MELONI URSULA VON DER LEYEN - VIGNETTA BY LE FRASI DI OSHO
La soluzione individuata dal Tesoro sono le cosiddette “facility”, veicoli finanziari che formalmente impegnano i fondi entro la scadenza ma permettono di spenderli fino al 2029. Si tratta di una formula prevista da una direttiva Ue del 2021, che considera conclusi i programmi se, alla data limite, esiste un contratto vincolante per l’utilizzo delle risorse.
Naturalmente servirà l’autorizzazione di Bruxelles, ma se arriverà l’Italia potrà mantenere un livello di investimenti pubblici molto più alto di quanto sarebbe stato con un piano completato in tempo.
giorgia meloni e giancarlo giorgetti - question time alla camera
Nel Dpfp si legge infatti che “gli investimenti pubblici sono previsti salire al 3,8% del Pil nel 2026, rimanere invariati nel 2027 e attestarsi al 3,5% nel 2028, un livello elevato su base storica”. In sostanza, la crescita italiana nei prossimi anni dipende da un programma che la stessa Unione europea deve approvare e monitorare. E poiché il governo Meloni si è impegnato in una pesante stretta fiscale per rispettare i nuovi vincoli Ue, quel poco che resta della politica economica nazionale è appeso proprio al Pnrr: sono i miliardi europei a tenere in vita la crescita italiana.
meloni e le modifiche al pnrr vignetta by rolli il giornalone la stampa
il video di giorgia meloni sul pnrr 3
il video di giorgia meloni sul pnrr 1
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