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Simona Verrazzo per “il Messaggero”
Da oggi Israele è lo «Stato nazione del popolo ebraico». Lo stabilisce una controversa legge approvata dopo un infiammato dibattito alla Knesset con il voto di 62 deputati contro 55.
Un provvedimento esaltato dal premier Benyamin Netanyahu che l' ha definito «un momento chiave negli annali del sionismo e dello stato di Israele» e condannato dall' opposizione (con i testa i partiti arabi), dai palestinesi e dalla Ue.
Bruxelles ha ammonito che il rischio principale è che la nuova norma «possa complicare un pochino la strada che porta alla Soluzione a 2 stati» e che le minoranze non siano tutelate. La legge passata - ha detto il primo ministro palestinese Rami Hamdallah - «istituzionalizza e legittima le politiche di apartheid più che promuovere la giustizia e la pace».
Secondo il leader di Lista Araba Unita Ayman Odeh il provvedimento dimostra che Israele «non vuole» nel suo territorio i cittadini arabi. «È stata approvata una legge sulla supremazia ebraica e ci dice chiaramente - ha aggiunto - che noi siamo cittadini di seconda classe».
IL PERCORSO
Le nuove norme hanno avuto una lunga gestazione e numerose revisioni e sono state a più riprese contestate sia dall' opposizione al governo Netanyahu - che ha presentato molti emendamenti - sia dallo stesso presidente Rivlin che di recente ne ha in parte messo in discussione la correttezza istituzionale.
Punto centrale della legge - ed alcuni commentatori hanno parlato a proposito di una «seconda nascita dello stato» - è l' articolo in base al quale «Israele è la storica patria del popolo ebraico che ha il diritto unico alla autodeterminazione nazionale».
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La legge dichiara anche Gerusalemme capitale di Israele e adotta il calendario ebraico come quello ufficiale dello Stato secondo cui sono stabilite le feste sia civili sia religiose.
La «menorah», il candelabro a sette braccia, insieme all' attuale bandiera sono «simboli nazionali» così come l' inno Hatikvà (La Speranza). La lingua araba retrocede da idioma «ufficiale» dello stato a «speciale», anche se una aggiunta specifica che «questa clausola non danneggia lo status dato alla lingua prima che la legge entri in vigore».
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Altra norma controversa è la sanzione del fatto che «lo Stato vede lo sviluppo dell' insediamento ebraico come valore nazionale e agirà per incoraggiare e promuovere il suo consolidamento».
Nella formula precedente - contestata da Rivlin - si consentiva allo stato di «autorizzare comunità composte da persone con la stessa fede e nazionalità in modo da mantenere il carattere esclusivo di quella stessa comunità». Una dizione mal digerita anche da molti giuristi.
LA SODDISFAZIONE
«Questo è il nostro stato, lo stato ebraico. In anni recenti - ha commentato Netanyahu - ci sono stati alcuni che hanno tentato di mettere questo in dubbio, di offrire a minor prezzo il cuore del nostro essere.
Oggi abbiamo fatto legge di questo: questa è la nostra nazionale, la nostra lingua, la nostra bandiera». «Siamo preoccupati e abbiamo espresso la nostra preoccupazione e - ha detto una portavoce della Commissione Ue - continueremo ad essere impegnati con Israele su questo tema.
Deve essere evitata ogni soluzione che non punti alla soluzione a due Stati». «Un altro tentativo - ha tagliato corto Hamdallah - di cancellare l' identità arabo-palestinese».
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