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«Sto male nel vedere il mio nome messo vicino alle schifezze che ci sono. Sono indignato. Quelle cose non c’entrano nulla con il sottoscritto, sentire messa in discussione la propria reputazione è intollerabile». Così il ministro del Lavoro Giuliano Poletti ha commentato la fotografia che lo ritraeva accanto a Salvatore Buzzi. «Sapevamo tutti che Salvatore Buzzi era stato condannato per omicidio», ha detto Poletti. «Ma noi, che viviamo in questi mondi, pensiamo che ci sia la possibilità di cambiare la propria vita».
«Sembrava una persona perbene»
SALVATORE BUZZI E GIULIANO POLETTI
«Buzzi», ha proseguito Poletti rispondendo alle domande dei giornalisti, «era apparso come una persona perbene, che da carcerato si era laureato, faceva una vita dove si impegnava perché le persone che uscivano dal carcere avessero un’altra possibilità.
Scoprire quello che ha fatto», ha detto Poletti, « è un paradosso». Il ministro ha anche confermato di conoscere Buzzi: «L’ho visto qualche volta - ha detto «perché era un dirigente di una cooperativa sociale che si occupava dell’inserimento delle persone disabili nel posto di lavoro. Ma non avrei mai immaginato», ha concluso, «che da un contesto come questo potessero uscire le cose che vediamo in questi giorni».
«Si fa presto a perdere la reputazione»
«Come presidente di Legacoop», ha detto Giuliano Poletti, «partecipo a migliaia di assemblee di bilancio e ho partecipato anche a quella della cooperativa sociale di Buzzi. Mi sento tradito dopo aver corso per tutta l’Italia per 40 anni per aiutare le cooperative sociali. La reputazione è una delle cose più difficili da costruire ed è la più facile da perdere. È intollerabile sentirsela mettere in discussione per dei comportamenti inimmaginabili».
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