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SALVATORE BUZZI E GIULIANO POLETTI
Se 100mila giovani se ne sono andati dall'Italia, "non è che qui sono rimasti 60 milioni di 'pistola'". Un'uscita destinata a far discutere, quella del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a colloquio con i giornalisti a Fano. Il ministro del Lavoro, che pochi minuti prima aveva difeso il Jobs Act del governo e aperto alla possibilità di rivedere le norme sui voucher, anche alla luce dei dati Inps sulla loro costante crescita, ha lanciato il sasso sulla ormai annosa questione della fuga dei cervelli.
"Intanto - ha sostenuto Poletti - bisogna correggere un'opinione secondo cui quelli che se ne vanno sono sempre i migliori. Se ne vanno 100mila, ce ne sono 60 milioni qui: sarebbe a dire che i 100mila bravi e intelligenti se ne sono andati e quelli che sono rimasti qui sono tutti dei 'pistola'. Permettetemi di contestare questa tesi". E ha poi aggiunto con una stilettata destinata a far discutere: "Conosco gente che è andata via e che è bene che stia dove è andata, perché sicuramente questo Paese non soffrirà a non averli più fra i piedi".
Detto questo, ha concluso il ministro del Lavoro, "è bene che i nostri giovani abbiano l'opportunità di andare in giro per l'Europa e per il mondo. E' un'opportunità di fare la loro esperienza, ma debbono anche avere la possibilità di tornare nel nostro Paese. Dobbiamo offrire loro l'opportunità di esprimere qui capacità, competenza, saper fare".
Un paio di mesi fa era stato l'allora primo ministro, Matteo Renzi, a puntare il dito contro la "retorica della fuga dei cervelli", durante un intervento in Toscana. Poco prima di partire per la cena negli Stati Uniti con il presidente Barack Obama, parlando dalla Scuola Superiore Sant'Anna Renzi aveva attaccato: "Non continuiamo con la retorica della fuga dei cervelli. Il punto centrale è che bisogna trovare il modo di essere attrattivi". E ancora: "Bisogna aprirsi alla competizione internazionale, trovare il modo di essere attrattivi".
Il più rapido a rispondere alla 'provocazione' di Poletti è stato Pippo Civati, che in una nota ha attaccato: "Visto che i giovani hanno votato in massa 'no' al referendum costituzionale, la linea di Poletti è quella di fargliela pagare con dichiarazioni insulse e rancorose, di bassissimo profilo trattandosi di un ministro della Repubblica", chiosando con un "incommentabile".
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