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1. DIMISSIONI PER TUTTI
Da Ansa
I familiari delle vittime della strage di Viareggio chiedono le dimissioni di tutti coloro che sono stati condannati nel processo di primo grado di ieri e che hanno tuttora incarichi, come Mauro Moretti. Lo hanno detto gli stessi familiari aprendo la conferenza stampa di stamani a Viareggio. 'Riteniamo offensive le dichiarazioni dell'avvocato di Moretti", ha detto il portavoce, Marco Piagentini.
"E' moralmente inaccettabile che dopo una condanna di primo grado Mauro Moretti sia ancora a guidare un'azienda di Stato. Ne chiediamo le dimissioni e che sia tolto a Moretti il titolo di Cavaliere del Lavoro", hanno spiegato i familiari delle vittime incontrando i giornalisti, all'indomani della sentenza di condanna dell'allora ad di Rfi, sottolineando che "non si può tenere su una poltrona così importante un manager condannato in primo grado. Chiediamo che la politica intervenga".
"A poche ore dalla lettura del dispositivo possiamo dire che il sistema ferroviario del trasporto merci pericolose tanto in Italia quanto in Europa è stato riconosciuto responsabile delle gravissime inadempienze e omissioni - hanno sottolineato - La sentenza ha sancito che i vertici delle aziende condannati avevano poteri e mezzi per intervenire e, non facendolo, hanno causato la morte di 32 persone, tra cui bambini e ragazzi".
"Con la sentenza di primo grado si chiude la prima fase, non la nostra battaglia, una valutazione definitiva potremo darla solo dopo la lettura delle motivazioni che hanno portato a questa sentenza", è la posizione del familiari delle vittime che hanno anche ringraziato "la moltitudine di persone che ieri come in tutti questi anni è stata al nostro fianco".
Per i 33 imputati, come persone fisiche, e 9 società, le accuse erano a vario titolo di disastro ferroviario, omicidio colposo plurimo, incendio colposo e lesioni colpose. Dieci le assoluzioni. Moretti, hanno spiegato i suoi avvocati, è stato assolto come ad delle Ferrovie, ma condannato in qualità di ex amministratore delegato di Rfi.
"Scandaloso l'esito del processo, e la sentenza trasuda populismo" ha aggiunto il legale. Tra le società 'imputate', assolte Ferrovie dello Stato e Fs Logistica, condannate Rfi e Trenitalia. I parenti delle vittime commenteranno domani la decisione dei giudici. Dopo la lettura della sentenza, in Borsa Leonardo ha perso il 3,4%.
2. ALMENO RINUNCINO ALLA PRESCRIZIONE”
Laura Montanari per la Repubblica
Rimane immobile, in piedi, con la cartellina di appunti in mano e la faccia piena di cicatrici che sono il racconto di quello che è stato la strage di Viareggio. «Sessanta interventi chirurgici, conto soltanto quelli in anestesia totale » dice Marco Piagentini, 48 anni. Aveva ustioni sul 90 per cento del corpo e, la notte del 29 giugno 2009, perse la moglie Stefania e i figli Lorenzo di 2 anni e Luca di 4. Con lui è sopravvissuto l’altro figlio, Leonardo che aveva 8 anni e rimase quattro ore sotto le macerie.
Ora l’attesa è finita, l’aula dentro i padiglioni di Lucca Fiere ribolle di telecamere, avvocati, periti, familiari. Il giudice legge la sentenza e pronuncia la parola “colpevoli”: Piagentini resta fermo. Altri, con le magliette bianche e i volti dei figli, dei padri, delle madri morti nell’esplosione del treno merci, si tengono per mano, qualcuno di lascia cadere sfinito sulla sedia, qualcuno piange e basta. Lui prova ad andarsene, a dire «ne parliamo domani».
Capisce che non può, è il presidente dell’associazione dei familiari delle vittime. Torna indietro: «Non è una vittoria, noi abbiamo perso sempre e comunque, siamo pieni di lacrime. Io non sono un avvocato, alcuni passaggi della sentenza non li ho neanche capiti. Perché hanno ridotto la pena a Moretti a 7 anni dai 16 chiesti dall’accusa? Perché? Non provo rabbia, ma voglio capire fino in fondo di chi è la responsabilità ».
Però l’impianto accusatorio è stato confermato.
«Sì, la parola condanna c’è, un passo avanti: il sistema è stato riconosciuto colpevole, quindi significa che le ferrovie italiane hanno un problema di sicurezza. Noi lo diciamo da tempo e andremo avanti con la nostra battaglia che è per tutti. Quello che è accaduto a Viareggio si doveva evitare: chi ha deciso che 14 cisterne di Gpl viaggiassero su quei vecchi convogli? Vorrei fare un appello al governo…».
Per dire cosa?
«Che devono convincere i manager e tutti quelli che sono dentro questo processo a rinunciare alla prescrizione in secondo grado. I reati di incendio e lesioni rischiano di scadere, ma le mie ferite non hanno prescrizione. Io quella notte ho perso moglie e due figli, sono stato un’ora e quaranta sotto le macerie della mia casa che bruciava, sei mesi in ospedale e quando sono tornato per due anni ho dovuto indossare una maschera per andare a letto e ancora oggi non posso stare al sole, se vado in bici devo coprirmi o andare in giro di notte».
Eravate in casa la sera del 29 giugno.
«In via Pietrasanta, angolo via Ponchielli. Stefania era a letto coi bambini. Leonardo dormiva nella sua cameretta al piano di sopra. Io sonnecchiavo davanti alla tv. Ho sentito un rumore cupo. Sono corso fuori, un treno era deragliato, nell’aria c’era già odore di gas. Anche il mio vicino, Federico era fuori, gli ho gridato: scappa».
Federico non si è salvato, vero?
«No, ma l’ho saputo molto dopo».
Lei cosa ha fatto?
«Sono corso dentro, ho preso Luca e l’ho portato nella mia macchina parcheggiata, pensavo di metterlo al riparo... Poi sono tornato per prendere Leonardo, mia moglie stava uscendo con in braccio Lorenzo. Eravamo sul marciapiede e ho visto una montagna di fuoco venire verso di noi. Esplodeva tutto, io sono stato alzato in aria e sbattuto a terra, mi sono venute addosso le cose, pezzi di muro o altro, non so. Mi sono salvato perché d’istinto ho portato le mani al viso e non ho respirato e quello che mi è caduto addosso mi ha fatto da riparo. Mi sentivo bruciare, sentivo le urla, ma potevo muovermi, può immaginare la disperazione?».
Quando ha saputo che...
«Sono stato sempre lucido fino a che i vigili del fuoco mi hanno estratto, quindi ricordavo bene cosa era successo. Sono stato 40 giorni in coma farmacologico al centro ustionati di Padova. Quando mi venivano a trovare i parenti, chiedevo dei bambini e di Stefania: mi dicevano che erano in ospedale. Io indagavo: chiedevo della macchina dove sapevo di aver lasciato Luca e loro mi dicevano che la macchina era andata distrutta dalle fiamme. Io stavo zitto e capivo. Poi facevo un sogno...».
Quale?
«Un letto vuoto, dentro c’era soltanto Leonardo».
Leonardo oggi ha 15 anni, gli ha detto della sentenza?
«Avremo tempo per parlarne, ha studiato tutto il pomeriggio (ieri, ndr) per un compito in classe, di chimica».
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