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Marcello Zacchè per "il Giornale"
Presto, forse già da giugno, il finanziamento dei privati cittadini ai partiti si potrà fare mandando un semplice sms. Come già noto, si potrà donare a tutti i movimenti politici che vorranno aderire fino a 2 euro dal cellulare, fino a 10 da telefono fisso all'anno. Le varie consultazioni tra ministero dello Sviluppo Economico, l'Authority per le tlc e tutti gli operatori (i quattro big con infrastruttura Telecom, Vodafone, Wind e H3g, più la ventina dei «virtuali») per definire le modalità, i costi, l'eventuale prezzo per i partiti o per gli operatori e un codice di condotta, sono terminati. Ora si attende entro metà maggio, la delibera dell'Agcom.
Ma la questione non è semplice: in gioco c'è un flusso di fondi stimato prudenzialmente nell'ordine dei 50-60 milioni, vale a dire almeno il doppio di quanto già si muove per associazioni benefiche e onlus. Qualcuno pensa che potrà essere anche il triplo. Sta di fatto che gli operatori telefonici, perno dell'operazione, si stanno muovendo. E sono divisi.
Da un lato ci sono Telecom, Vodafone e Wind, che hanno avviato contatti tra loro per formare un consorzio, proponendo anche agli altri (dal quarto gestore mobile «3», ai vari virtuali come Fastweb, Coop, Poste) di aderire (tutti sono stati invitati, con due lettere inviate in marzo). Ma questi sono contrari al consorzio e vorrebbero che il sistema funzionasse esattamente come quelli già attivi per donazioni a onlus o raccolte fondi. La differenza è che nel primo caso nascerebbe un soggetto terzo, che si collocherebbe tra i partiti e i cittadini, a cui far gestire le donazioni.
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Soggetto che avrebbe dunque una struttura che, per quanto snella, prevede comunque qualche dirigente e quindi dei costi. Quanto? Si dice qualcosa nell'ordine del 3-4%: significherebbe che se l'elettore dona 10 euro, 30-40 cent finirebbero al consorzio. Su base annua farebbe un paio di milioni.
Gli altri operatori - che hanno meno clienti e dunque molto meno interesse a questo tipo di meccanismo - pongono invece altri paletti: chiedono che l'eventuale soggetto terzo sia una onlus o un'associazione; non sia in alcun modo riconducibile agli operatori stessi; sia dotato di un organo di controllo composto da probiviri; e comunque non abbia alcun costo da trasferire sui clienti. Salvo, eventualmente, i marginali oneri amministrativi che l'Agcom potrebbe lasciare a carico degli operatori, stimati sui 30mila euro all'anno.
La questione promette di scaldarsi perché gli aspetti delicati balzano all'occhio: sul tavolo c'è la segretezza della fede politica, resa ancora più spessa dalla sua «valorizzazione». Infatti la seconda questione, sui cui si dovrà esprimere l'Agcom, riguarda la numerazione e l'interconnessione. Gli sms funzioneranno così: a ogni partito che ne farà richiesta verrà assegnato un numero di sei cifre, che inizierà per 499. Ogni elettore, mandando un sms al 499 del suo partito, accetta un addebito nella sua bolletta.
Dunque, pur essendo il numero lo stesso, l'sms viene registrato sul contatore del gestore che lo ha generato. Così, ogni gestore raccoglie i fondi dei suoi clienti. Questo tipo di numerazione è quella già in funzione per le onlus e l'orientamento dell'Agcom sarebbe quello di adottare tale modalità. L'alternativa è assegnare a un solo operatore il passaggio di tutti gli sms, in interconnessione con gli altri gestori. Un sistema che pone però questioni delicate sulla posizione dell'operatore unico, che avrebbe l'intero flusso dei fondi ai partiti sotto la propria gestione.
Naturalmente, per chi dovesse sbagliarsi o ripensarci, il sistema permetterà il rimborso tramite operatore entro 30 giorni (basterà mandare una mail o una lettera). E almeno su questo sembrano tutti d'accordo.
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