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Danierl Mosseri per “il Giornale”
Si è concluso con una strigliata da parte dell'Alto rappresentante Ue per la politica estera, Josep Borrell, l'incontro, fallito, fra il presidente della Serbia, Aleksandar Vucic, e il premier del Kosovo, Albin Kurti. I due leader erano stati convocati a Bruxelles per scongiurare l'aggravarsi dell'ultimo focolaio di tensione fra Belgrado e Pristina. «Abbiamo bisogno di una de-escalation della situazione, smettere di passare dalla gestione permanente della crisi ed iniziare invece ad avanzare verso la normalizzazione dei rapporti», aveva scritto Borrell prima dell'incontro.
La nuova crisi nasce dalla disposizione impartita dal governo kosovaro per l'eliminazione delle targhe serbe ancora utilizzate dalla minoranza serba del Kosovo. Il paese, etnicamente a maggioranza albanese, ha autoproclamato la propria indipendenza dalla Serbia nel 2008.
La questione delle targhe si trascina da mesi: i serbi rimasti in Kosovo gran parte è fuggita in Serbia in anni recenti rifiutano di reimmatricolare i veicoli con la targa kosovare appellandosi ad accordi pregressi raggiunti sotto l'egida di Bruxelles. Il governo di Pristina, da parte sua, ritiene che il passaggio burocratico sia un normale esercizio di sovranità.
Borrell ha chiesto una volta ancora al governo di Kurti di congelare l'avvicendamento delle targhe intimando allo stesso tempo a Belgrado, che non riconosce l'indipendenza del Kosovo, di sospendere l'emissione di nuove targhe serbe riferite a località oggi kosovare.
Secondo il piano di Pristina, le targhe serbe in Kosovo devono sparire: chi non si è messo in regola ha fin qua ricevuto solo degli ammonimenti verbali ma da domani dovrà pagare 150 euro di sanzione.
Fallito il vertice, Borell ha spiegato come l'Ue avesse presentato una proposta «che è stata accettata da Vucic, ma non da Kurti». Eppure, secondo il responsabile della diplomazia europea: «Entrambi hanno piena responsabilità per il fallimento dei negoziati e per qualsiasi escalation e violenza che potrebbe verificarsi sul campo». «Per motivi che non mi sono chiari gli ha fatto eco il presidente serbo - non siamo riusciti a raggiungere assolutamente alcun accordo».
Oggi tocca all'Italia cercare di gettare acqua sul fuoco della tensione fra i due paesi e all'interno del Kosovo. In queste ore sono attesi a Belgrado e a Pristina i ministri italiani degli Esteri, Antonio Tajani, e della Difesa, Guido Crosetto. Preparata da alcuni giorni ma diventata di pressante attualità, la missione nelle due capitali ha lo scopo dichiarato di incoraggiare la parti «a intensificare il dialogo, al fine di superare le recenti tensioni tra i due Paesi, anche per dare slancio alla loro prospettiva europea.
La stabilità dei Balcani hanno scritto i due ministri è un obiettivo prioritario per il nostro Paese, che da sempre opera per la sicurezza e la pace della regione, anche attraverso la propria partecipazione alla Nato Kosovo Force (Kfor) e alla Missione europea Eulex». Proprio nella capitale kosovara, i due ministri si recheranno in visita alla Kfor lanciata dalla Nato nel 1999. Con 750 effettivi sui 3400 della missione internazionale, il contingente italiano è quello più numeroso. La Kfor è comandata dal generale di divisione Michele Ristuccia.
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