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MOSCA A DRAGHI, INTERVISTA LAVROV VOLUTA DA MEDIA ITALIANI
(ANSA) - "L'iniziativa di condurre l'intervista non è venuta dal ministero degli Esteri russo, ma da giornalisti italiani". Così la portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova su Telegram in merito alle parole premier Mario Draghi che "ha criticato - scrive Zakharova - il programma della tv italiana, in cui è intervenuto per 40 minuti il ;;ministro degli esteri russo Sergei Lavrov. Il programma è stato pubblicizzato come un'intervista, ma in realtà è stato un comizio, ha detto Draghi". "Voglio che i cittadini italiani sappiano la verità", afferma Zakharova, "perché i politici italiani stanno prendendo in giro il loro pubblico"
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"NULLA DA RIMPROVERARCI" MA DA MEDIASET GARANZIE AL MINISTRO DI PUTIN
Emanuele Lauria per “la Repubblica”
Silvio Berlusconi, giura chi gli sta vicino, non ne sapeva nulla. Non era a conoscenza dell'argomento della puntata di Zona Bianca e neppure l'ha vista: «Domenica sera aveva ospiti a cena ad Arcore». Ma la bufera scuote Mediaset, come non era mai capitato, viste le ripercussioni internazionali dell'intervista al ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov. Borbottii, perplessità, voci anonime e trasversali alla redazione e alla dirigenza, sull'opportunità di concedere questo megafono a Mosca e sulle modalità dell'intervento. Tensioni sotterranee che si sommano alle pressioni esterne.
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Tanto che i vertici del colosso televisivo sentono l'esigenza di intervenire con il direttore generale Mauro Crippa. Che definisce «falsi storici» e «follie allo stato puro» i parallelismi di Lavrov su Hitler e gli ebrei. Ma difende il prodotto giornalistico: «L'intervista al ministro degli Esteri russo è un documento che fotografa la storia contemporanea ».
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E stavolta la Real casa berlusconiana muove anche il numero due di Forza Italia, Antonio Tajani: «Non criminalizziamo il giornalista, che ha fatto uno scoop, per criminalizzare Lavrov. che dice cose inaccettabili». Poi, al telefono, se la prende con quella che chiama l'intelligèntzjia di sinistra: «Se l'intervista l'avesse fatta Fazio saremmo tutti ad elogiarlo». E un centrodestra dilaniato si ricompatta proprio sul caso Mediaset: sulla stessa linea di Tajani pure Matteo Salvini e Giorgia Meloni, che a febbraio fu bannata per una settimana dalle reti berlusconiane.
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Giuseppe Brindisi, l'autore dell'intervista, è frastornato ma difende il lavoro fatto: «Non ho proprio nulla da rimproverarmi». All'idea di portare Lavrov in tv, spiega, la redazione di "Zona bianca" pensava da tre settimane. Il "gancio" è stata Marija Zacharova, direttrice del dipartimento informazione del ministero degli esteri russo, che Brindisi aveva avuto in trasmissione la settimana precedente.
«Un primo timido sì, da parte di Lavrov e del suo staff, è arrivato martedì, poi un fitto scambio di mail. Il via libera - dice il giornalista è arrivato giovedì». Nel frattempo, ovviamente, è giunta l'autorizzazione di Crippa: «Non ha esitato neppure un secondo», dice Brindisi. Ma l'intervento televisivo del braccio destro di Putin è stato possibile dietro garanzie precise: Lavrov ha voluto conoscere gli argomenti dell'intervista. E ha chiesto che le sue risposte potessero essere espresse in modo integrale.
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«Dal ministro russo non è stata inoltrata alcuna richiesta di non essere interrotto», precisa Brindisi. Nel frattempo sarebbe stata interessata l'ambasciata russa in Italia: «Normale che sia così», dice Tajani. Brindisi non conferma. Nè può rispondere a un altro quesito: perché Lavrov, per la sua prima intervista a un network occidentale, ha scelto «Zona bianca»? «Mi pare ovvio che Mosca sappia che Mediaset appartiene a Berlusconi ma avrà appreso che non siamo mai stati filo- russi, il nostro è l'unico talk-show chiaramente schierato per l'Ucraina. Sì, ho chiuso l'intervista augurando buon lavoro a Lavrov, ma per la pace. E in precedenza al sindaco di Bucha avevo detto Slava Ukraini! » .
Il mancato contraddittorio? «Il ministro - conclude il conduttore - ha pronunciato la frase su Hitler e gli ebrei dopo che io l'ho incalzato sulla asserita "denazificazione dell'Ucraina".
Sono orgoglioso: quell'intervista la cercavano in tanti e ha fornito almeno dieci notizie di risalto internazionale. Sì, rifarei tutto. Anzi, ora proverò a contattare Putin».
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