POVERA ITALIA (FUTURA)! AL CENTRO PIU’ GENERALI CHE SOLDATI, E MONTEPREZZEMOLO FA IL CHOOSY: “FINI NON LO VOGLIAMO” - GIANFRY COMPROMESSO DALL’AFFAIRE-TULLIANI (E NEMMENO CESA VA BENE) - I COLONNELLI RIUSCIRANNO A INCASSARE UNA RICANDIDATURA? MACCHÉ, TROPPI PRETENDENTI, MEZZOBOCCHINO TEORIZZA UN’ALLEANZA COL PD (E FINI LO ZITTISCE) - CHE CASINI PER PIERFURBY: CONGELATO L’EVENTO CONGIUNTO IL 20 DICEMBRE…

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1- MONTEPREZZEMOLO FA IL CHOOSY: "FINI NON LO VOGLIAMO!"
Paolo Bracalini per "il Giornale"

«Facce nuove» va ripetendo Montezemolo, sempre più indeciso a tutto. La sua Italia Futura, da anni sul punto di scendere in campo, tentenna attorno al centro, che però è affollato di vecchie glorie più che di volti nuovi. Passi per Casini, ma su altri veterani della politica Montezemolo sta mettendo il veto, a costo di far saltare la convention delle forze pro Monti-bis ("Lista per l'Italia") convocata da Udc e Fli per il 20 dicembre a Roma. Tra i futuristi di Italia Futura e quelli di Fli c'è un macigno di mezzo chiamato Gianfranco Fini.

Un pezzo di Italia passata che Montezemolo non vuole sobbarcarsi, convinto che col leader Fli (da 30 anni in Parlamento) siano più i voti che si perdono di quelli che si guadagnano. Da una parte ci sono i numeri, quelli dei sondaggi, che danno Fli all'1,6%, molto lontano dalla soglia di sbarramento che la bozza di nuova legge elettorale sta fissando al 5% e che il Porcellum fissa comunque al 4% per i singoli partiti.

Dall'altra ci sono le considerazioni (abituali per un manager come il presidente della Ferrari) sul «brand» Fini, assai logoro, specie nell'elettorato di area centrodestra, quello più appetibile per la lista Montezemolo. Una fetta di italiani moderati che magari si sono allonta-nati dal Pdl ma non sono disposti a sostenere Fini, subalterno per vent'anni a Berlusconi e protagonista del Tullianigate, la vicenda della casa di Montecarlo che ne ha affossato de-finitivamente le ambizioni da leader della nuova Repubblica.

D'altronde Montezemolo va ripetendo anche che occorre «andare oltre la destra e la sinistra di questa fallimentare Seconda Repubblica», dentro cui ci mette i busti di Lorenzo Cesa, segretario Udc, e per l'appunto di Gianfranco Fini. Che la partita sia complicata, anche dalla cronica incertezza dalla truppa montezemoliana, lo prova il fatto che pure con l'Udc, con cui l'asse è più solido, si registrano fratture e critiche. Come la bocciatura secca pervenuta da Italia Futura dopo la convention Udc a Chianciano (cui partecipò anche Fini, e anche Passera): «Un fritto misto che rischia di essere una pietanza indigesta per il Paese».

Il tempo stringe, le elezioni si avvicinano, i giochi vanno fatti subito se non si vuole essere cannibalizzati dagli altri. Il Pd di Bersani, galvanizzato dalle primarie vinte, si sta spingendo verso il centro, corteggiando il mondo cattolico di sinistra (i Papi e i parroci citati da Bersani nella sfida con Renzi...). La galassia Pdl, pur nelle violente turbolenze, cerca di riorganizzarsi per riconquistare le percentuali lasciate per strada, nel suo bacino elettorale che si sovrappone in parte a quello cui punta il progetto del presidente Ferrari.

Se Montezemolo non decide, si rischia di racimolare poco, ed è per questo che i politici più esperti come Casini e Fini stanno accelerando la nascita del nuovo Terzo polo, spingendo Montezemolo a sciogliere le riserve. Soprattutto Fini, che fuori da uno schieramento rischia, anzi è certo di non essere rieletto. Dopo aver attaccato i suoi vecchi colonnelli di An («Hanno bisogno di un generale »), Fini si ritrova nell'infausta condizione di generale senza un esercito, e con ufficiali spesso scadenti e pronti a mollarlo.

Nella disperazione, dentro Fli hanno pensato anche ad allearsi col Pd, senza essere però corrisposti. È stato il vicepresidente di Fli, Italo Bocchino, a proporre «un'alleanza con il Pd che preveda Monti come candidato a Palazzo Chigi». Da Almirante a Bersani, passo troppo lungo anche per Fini, che pure ha cambiato rotta più volte, ma che è dovuto intervenire bollando come un «errore» l'uscita del suo numero due. Resta l'alleanza con Casini, che dal suo 5% detta le condizioni al presidente della Camera, corteggiatore senza amanti.

C'è chi ha fatto di meglio di Bocchino, cioè il deputato Granata, che per superare l' horror va-cui (di voti) che rischia Fli ha buttato lì, in estate, un asse inedito: «Fli con Idv, e Fini candidato premier ». Mancano solo Vendola e il M5S e poi Fli ha lanciato l'amo a tutti i partiti, nessuno escluso (sì, anche al Pdl ad un certo punto). Riusciranno a convincere Montezemolo a prenderli con sé? I colonnelli di Fini forse, soprattutto quelli come il «libertiamo» Della Vedova, gli altri ancora, ma Fini sarà dura. Malgrado molte cose li uniscano, tipo la Ferrari del cognato Tulliani e qualche ricordo a Montecarlo.


2- MODERATI, CORSA CONTRO IL TEMPO CONTATTI CASINI-MONTEZEMOLO
CONGELATO L'EVENTO DEL 20 DICEMBRE. PISANU: BASTA RISERVE
Monica Guerzoni per il "Corriere della Sera"

«Il centro è fermo? Che assurdità, ho appena finito di parlare in Aula...». Pier Ferdinando Casini entra alla buvette della Camera per affogare in un tè caldo il dispiacere per le difficoltà di Monti e smentisce dissapori e ostacoli con Montezemolo. Il leader dell'Udc ha appena lanciato dal suo scranno un appello ai moderati del Pdl, perché ritrovino un «sussulto di dignità». Ma in cuor suo sa bene che i centristi si sono fatti cogliere impreparati di fronte all'accelerazione imposta da Berlusconi.

Al quartier generale dell'Udc il nervosismo è evidente, c'è l'urgenza di difendere lo spazio del centro filo-montiano dalle incursioni del Pd e c'è insofferenza per «le titubanze e i capricci» dell'alleato naturale. «Non è più tempo di tattiche se si crede in un progetto», gira la clessidra Roberto Rao. Montezemolo però non sembra aver fretta «di convolare a nozze con Casini», confermano al quartier generale di Italia Futura. L'evento unitario in agenda per il 20 dicembre è congelato: «Quale convention? La sua, Montezemolo l'ha fatta il 17 novembre».

E poi, come dice Beppe Pisanu, «cinque giorni prima di Natale si fa il presepe». Il senatore del Pdl, che da anni lavora per ricomporre la diaspora dei moderati, ha votato la fiducia a Monti in dissenso dal suo gruppo e spinge perché Montezemolo, Casini e Fini riescano finalmente a intendersi: «Facciano tutti un bagno di umiltà lasciando fuori gli interessi personali, perché qui c'è in gioco il Paese».

Pisanu teme la radicalizzazione dello scontro tra «una sinistra che risentirà del peso di Vendola e un Pdl che refluisce a destra» e sprona i leader ad accelerare, per intercettare «lo smottamento» dei voti di centrodestra: «Fini e Casini stanno facendo del loro meglio, spero che lo faccia anche Montezemolo e che tanti amici cattolici superino le loro riserve mentali».

Molti pensano che la crisi imposta dal Pdl renda Monti più libero di dialogare con le forze che non vedono l'ora di intestarsi la sua agenda, ma Italia Futura prende tempo. «Bisogna stare molto attenti su Monti - spiega la linea della cautela Carlo Calenda - Il momento è delicatissimo e la responsabilità deve prevalere. Abbiamo la certezza granitica che il premier vada caricato di meno turbative possibili. Sarebbe controproducente». Montezemolo e Casini continuano a parlarsi, ma l'accordo su una lista unitaria non sembra più così scontato. Nessuno scontro, assicurano però a Italia Futura: «Solo normali discussioni...».

Intanto Pd e Pdl sono già in campagna elettorale e Casini, per non perdere il treno, ha rinsaldato i rapporti con Bersani. «Il campionato è iniziato e noi non siamo nemmeno iscritti - si rammarica Benedetto Della Vedova, capogruppo di Fli -. Cosa aspettiamo per convocare una conferenza stampa e annunciare nome e simbolo?».

 

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