LEGGE ELETTORALE CON PREMIETTO O SCHERZETTO? - BERSANI RICATTA PIERFURBY, E TROVA LA SPONDA DI 80 “DISSIDENTI” BERLUSCONES: SENZA UN PREMIO DI MAGGIORANZA DI ALMENO 8% AL PRIMO PARTITO, RESTA IL PORCELLUM E IL PD SBANCA (LA CAMERA) COL 30% - LA SOGLIA DEL 42,5% È ORMAI ASSODATA: LA VUOLE LA CORTE COSTITUZIONALE E NAPOLITANO, CHE MINACCIA UN MESSAGGIO ALLA NAZIONE…

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Francesco Bei per "la Repubblica"

L'ultimo treno parte dalla stazione all'ora di pranzo. Quando ormai si sta per chiudere la tenaglia sul Pd, con l'approvazione al Senato di una legge di fatto proporzionale senza alcun premio (vista la soglia siderale piazzata al 42,5 per cento per ottenerlo) e con sbarramenti ridicoli. Una garanzia di ingovernabilità e frammentazione, la certificazione del Monti-bis, l'addio alla speranze di Bersani di conquistare palazzo Chigi. È allora che Pier Ferdinando Casini getta sul tavolo l'ultima carta: «Posso convincere il Pd a trattare ma serve tempo». Il tempo per persuadere Bersani ad accettare un premio di consolazione più basso del 10 per cento.

Per questo l'Udc si sfila dalla vecchia maggioranza con Lega e Pdl e il capogruppo centrista D'Alia si astiene a palazzo Madama. Ignazio La Russa, dopo una telefonata con Gasparri, attraversa il corridoio al quinto piano di via dell'Umiltà, si affaccia alla porta di Denis Verdini e comunica la novità: «Niente, Casini non ci sta ad andare allo scontro con il Pd. Dobbiamo fermarci».

Quella di Casini, ovviamente non è un'improvvisa manifestazione di generosità. Il fatto è che, senza il Pd, alla Camera sarà difficile far passare qualsiasi riforma. Inoltre potrebbero anche saltare le preferenze, visto che ai voti del Pd si aggiungerebbero quelli di almeno 80 deputati del Pdl, area Forza Italia. Il risultato sarebbe il mantenimento del Porcellum e la garanzia, stando agli attuali sondaggi, di una larga vittoria in solitaria di Bersani alleato con Vendola.

Con tutti gli altri a spartirsi le briciole. E dunque tutto torna al punto di partenza, inizia la faticosissima trattativa sul premietto di maggioranza al primo partito. Nella speranza che la prossima settimana, quando le acque si saranno calmate (cioè dopo le primarie del Pd) si riannodi un filo di dialogo.

Bersani, prima della riunione del mattino con Franceschini e la Finocchiaro, ha tracciato tuttavia il solco: «Sotto l'otto per cento vero, netto, non possiamo andare. È già un grande favore che gli stiamo facendo. Perché il loro blitz è un bluff destinato ad arenarsi a Montecitorio ». Spunta così l'ennesima mediazione del leghista Calderoli, corredata da simulazioni con i numeri di deputati e senatori.

Ma i conti ancora non tornano. Perché fra quello che chiede il Pd e la proposta dell'ex ministro leghista ballano ancora 8 senatori e 15 deputati di differenza. Eppure la distanza fra le posizioni non è tanta. Per la prima volta si tratta davvero. «Bersani - confida Calderoli - si è reso conto che, se fosse rimasta la soglia del 42,5%, avrebbe vinto le elezioni ma si sarebbe trovato Monti premier. E tutto per avere una dozzina di seggi in più».

Eppure, malgrado lo sforzo di Calderoli, tutto potrebbe ancora saltare. Nel Pdl infatti hanno piantato altri due paletti. «Noi partiamo da una posizione di ostilità a qualunque premio di consolazione», spiega Verdini. Per questo la prima condizione è che il premietto alla lista più forte non possa andare oltre il sette per cento. La seconda condizione è politica. Il Pdl, che a palazzo Madama è guidato dai falchi, pretende che il Pd, una volta raggiunta l'intesa, difenda l'accordo anche alla Camera, «senza fare scherzi sulle preferenze».

Significa intestarsi l'accordo e portarlo avanti così com'è, blindato, in modo che a Montecitorio gli ottanta «dissidenti » del Pdl non trovino sponde per togliere le preferenze. Gaetano Quagliariello, uno degli sherpa del Pdl, lo dice chiaramente: «Serve un impegno sull'intera legge e il Pd deve dire che in aula voterà questa legge, altrimenti siamo a una specie di mercato in cui ciascuno si sceglie un pezzo di legge».

A spingere i partiti alla quadratura del cerchio è anche il capo dello Stato, convinto che la soglia debba comunque essere introdotta per rispondere ai rilievi della Corte costituzionale. A far tremare le segreterie è anche la voce che è iniziata a circolare da una settimana. Ovvero che Napolitano sarebbe pronto a un messaggio. Non alle Camere ma in diretta tv. Alla nazione.

 

PIERFERDINANDO CASINI E PIERLUIGI BERSANI LARUSSA CHE ARAGOSTA!NICHI VENDOLAFINOCCHIARO-BERSANI-FRANCESCHINI DENIS VERDINI Monti Napolitano