CASTIGAT RIDENDO ISRAELE - IL PRESIDENTE IRANIANO ROHANI SEMPRE SORRIDENTE A DAVOS CONTINUA A NON RICONOSCERE ISRAELE ED È SCONTRO TOTALE CON NETANYAHU

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Tonia Mastrobuoni per "La Stampa"

Era dai tempi di Khatami che un presidente non sorrideva così spesso, ci confida una ragazza iraniana, visibilmente emozionata. Ma il siparietto che Hassan Rohani si concede alla fine del suo intervento con il fondatore del Forum di Davos, Klaus Schwab, lascia l'amaro in bocca. Schwab lo ha appena incalzato su un passaggio del suo discorso: «Lei ha detto che vuole intrattenere rapporti pacifici con tutti i Paesi del mondo - ma proprio tutti, tutti?», insiste. Mormorìo in sala, sorriso di Rohani.

«Con quelli che riconosciamo», lo gela il presidente iraniano. E la «charming offensive», l'«operazione simpatia» nei confronti dell'Occidente che Rohani ha intrapreso da tempo e della quale l'incontro di Davos rappresenta una tappa importante - qui ha incontrato i vertici delle multinazionali del petrolio proponendo accordi di collaborazione - mostra tutti i suoi limiti.

La reazione del destinatario di quel messaggio di rifiuto, l'altro ospite d'onore della seconda giornata del Forum economico, Benjamin Netanyahu, non si fa attendere, ed è durissima. «Parla di pace - replica - e neanche oggi riconosce l'esistenza dello Stato di Israele. E il suo regime ne invoca quotidianamente la distruzione», protesta il premier israeliano. Teheran non riconosce Tel Aviv dalla rivoluzione khomeinista del 1979.

Ma la giornata è interamente scandita da questo duello a distanza tra Rohani e Netanyahu, venuti entrambi al forum per attirare investitori nei propri Paesi. A poche centinaia di chilometri da qui, dietro la «montagna incantata» di Thomas Mann che incornicia Davos, Ginevra 2 sta fallendo; così il grande convitato di pietra di quel vertice, Rohani, si preoccupa di dichiarare i suoi paletti, ma mostra anche numerose aperture.

Per la Siria «auspico elezioni libere e democratiche» scandisce, ma «nessuno può decidere il futuro della Siria da fuori»; il riferimento alle opposizioni in esilio sostenute dai Paesi arabi sunniti e dall'Occidente, è evidente. Ma la risposta del premier israeliano è netta: è Teheran a finanziare le milizie in Siria che sostengono Assad e a macchiarsi di pesanti ingerenze nella sanguinosa guerra civile che sta lacerando il Paese.

Anche sul nucleare lo scontro è totale. Rohani esprime l'obiettivo di stringere rapporti migliori con l'Europa e ricorda che le relazioni con gli Stati Uniti «sono migliorate negli ultimi anni» lasciando intendere di voler proseguire su quella traiettoria. Teheran «vuole l'accordo» sul delicatissimo tema del nucleare, ma senza farsi commissariare dall'Aiea. «Non rinunceremo al diritto al nucleare pacifico», necessario per l'economia del Paese, ma le armi atomiche, aggiunge, «non sono nei nostri piani né mai lo saranno».

Da lì a poco, l'affondo di Netanyahu è senza riserve: ecco «il grande inganno» iraniano, twitta. E al forum spiega che «dietro il sorriso di Rohani» che ha incantato molti a Davos, «c'è l'obiettivo di ottenere un alleggerimento delle sanzioni senza concedere nulla sulle armi atomiche».

 

 

IPOTESI DI ATTACCO ISRAELIANO AI SITI NUCLEARI IRANIANIbonino rohani rohani e mohamed zarif HOLLANDE CONBenjamin Netanyahu rticle A A x obama con netanyahu e abbas jpegmohammad khatami