DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Maria Giovanna Maglie per Dagospia
Un fucile immaginario in mano, montando un cavallo meccanico che non c'è, sotto il sole da quaranta gradi, Donald Trump a Dallas fa Donald Trump alla Gilley South Slide Ballrooom, con una fila di tre mila persone che lo acclama, dietro l'angolo alcune centinaia di manifestanti incazzati che sventolano bandiere del Messico. In mezzo quasi duemila poliziotti in tenuta antisommossa.
Che gli vuoi dire, più sceneggiata di così non si può, è la rappresentazione perfetta della campagna 2016 un anno dopo, sfottò con la stampa incluso. Sì, perché un anno fa aveva annunciato l'intenzione di candidarsi alle primarie, e tutti risero tranne lui, soprattutto rise a Dallas il senatore Ted Cruz, finito nel tritacarne di Trump. “Vedrete come vinceremo in Texas vedrete”.
Lo presenta un deputato ,Michael Burgess, che lo avversava platealmente,, ma ora è eccitatissimo “Sostengo quest'uomo, le cose per cui si batte, farà di nuovo grande l'America”. Sulla storia del cavallo meccanico Trump si impappina,” Dov'è il cavallo, mi hanno detto che ce ne sono da queste parti e ti buttano giù", poi si riprende, evoca Urban cowboy, si propone di non essere disarcionato, ma tanto, conclude “ se anche ci riuscissi,scriverebbero che sono caduto e che è stato terribile”.
Poi si fa serio per accusare la stampa e le tv, che già non gli piacevano durante le primarie, spiega,ora sono diventate disoneste e brutali, per questo vincere l'8 novembre sarà un po' più difficile. In Texas, nonostante il caldo soffocante, il settantenne Trump si ferma, la sera prima ha partecipato a un pranzo di raccolta fondi, da 500 a 250mila dollari un posto al tavolo, domani va a Houston.
Più che brutale, l'informazione di questa campagna presidenziale è confusa e disorientata perché uno dei due candidati, erano partiti in diciannove, non risponde ai criteri tradizionali, e perché ce l'ha fatta nonostante quelle risate cominciate un anno fa siano continuate sistematicamente fino a poco fa. Dei conformisti, questo si sono rivelati la maggior parte dei giornalisti americani tanto osannati.
Ora però l'attacco come la confusione sono diventati più intensi, Orlando ha fatto la differenza. I titoli, messi in fila dal web, da un sito puntuale come Real ClearPolitics, li riflettono New York Post:Obama ancora mente sul terrore a Orlando; Boston Globe: Basta con la violenza armata, al bando le armi d'assalto; Wall Street Journal: Corso educativo sulle armi d'assalto; Reuters :Il nazionalismo jacksoniano di Trump è un appello a svegliarsi; NYPost, editoriale di John Podhoret: Obama ha trasformato l'attacco terroristico in guerra alle pistole; New York Times, editoriale di Stanley McChrystal: La nostra patria non dovrebbe essere zona di guerra.
Che poi è una frase condivisibile, chi mai vorrebbe la guerra in casa? Il punto è se la colpa sia delle armi o della quantità smisurata di musulmani che entrano e restano nel Paese con permesso permanente e senza, e di controlli di polizia dimostratisi inesistenti. Trump non ha sollevato la questione in Texas,limitandosi a ribadire quel che dice da un anno: si entra solo dopo accurati controlli, se questi controlli non ci sono e serve tempo per ripristinarli, allora meglio un bando temporaneo, il tempo di attrezzarsi.
trump annuncia la sua candidatura alle presidenziali
Potrebbe sembrare una misura ragionevole, dopo tutto in Europa si costruiscono muri e si alzano reti, uno dei Paesi più importanti vota per andarsene, e tra gli argomenti di dissidio ci sono i profughi, altri vorrebbero seguirlo; eppure ripugna al politically correct, peggio appare come un affronto al sistema di costruzione della società americana.
Così lo speaker della Camera, Paul Ryan, repubblicano, riottoso sostenitore alfine di Donald Trump,uno che spera come Marco Rubio che si perda ora per provarci lui nel 2020, anche se già ha preso un bagno come vice di Mitt Romney nel 2012, sostanzialmente un cretino, dichiara che se Trump diventa presidente e insiste con la storia del bando, lui lo porta in giudizio perché vorrebbe dire che supera i confini dei poteri presidenziali.
donald trump con figli nuore e generi
Si può dire queste cose del proprio candidato e credere di essere presi sul serio su qualunque argomento presente e futuro? E' il 2016, bellezza, stracci del Gop volano nell'aire, ma non è che dall'altra parte, con Bernie Sanders che sfoglia la margherita e il pericolo della sua amica Elisabeth Warren incombente alla vice presidenza, stiano messi meglio. Hillary Clinton su terrorismo e Medio Oriente deve trovare una exit strategy da Barak Obama, ma anche dai suoi finanziatori generosi in quell'area del mondo.
Anche perché terrorismo e immigrazione dal Medio Oriente si tengono, la polemica non è destinata a scomparire, nuovi e freschi dati affluiscono. La Sotto Commissione del Senato sull'Immigrazione e l'Interesse nazionale ha appena reso note le cifre dal 2009 al 2014, ovvero dall'inizio della presidenza Obama a un anno fa. Sono state emesse 832mila green cards, la maggioranza delle quali a nazioni prevalentemente musulmane ,ovvero Pakistan (102,000), Iraq (102,000), Bangladesh (90,000), Iran (85,000), Egitto (56,000), Somalia (37,000).
La cifra non comprende i visti temporanei per studio e turismo, e ignora del tutto il numero di coloro che entrati in questo modo sono poi rimasti illegalmente negli Stati Uniti. Con la stessa media anche nel 2015 e metà di 2016, si supera il milione di visti permanenti, che sono l'anticamera della cittadinanza. Sono tutti amici dell'America, grati cittadini fuggiti da luoghi di inferno e povertà, ansiosi di abbracciare i valori del nuovo Paese?
Che fine ha fatto the American Dream? Ospitando nel suo programma alla Cnn il repubblicano Ben Carson, già aspirante candidato, che ora suggerisce un test di lealtà per i musulmani nei pubblici uffici, il giornalista Jack Tapper si inalbera e giura che mai ha conosciuto un solo americano musulmano e osservante che trami contro il Paese o non lo accetti.
Sono sciocchezze da conduttore che deve arrivare alla fine della diretta tv e far contenti i democratici, ma quest'anno non passano. Perché la scorsa settimana, rispondendo a un sondaggio di Polling Co., il 51 per cento dei musulmani ha detto che vorrebbe essere governato secondo la legge della Shariah, e il 60 per cento di quelli sotto i trent'anni ha dichiarato serenamente al Pew Research che si sentono più leali all'Islam che all'America.
E' quello che sentono dire nelle moschee, ma non solo durante i discorsi del venerdì, anche in dichiarazioni pubbliche dei rappresentanti dell'Islam in Us. Omar Ahmad, fondatore del Council on American Islamic Relations, il primo gruppo di lobby musulmana a Washington: “L'Islam non in America per essere uguale alle altre fedi, è qui per diventare dominante. Il Corano dovrebbe essere la più alta autorità e l'Islam l'unica religione consentita sulla Terra”.
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Imam Siraj Wahhaj, direttore di the Muslim Alliance in North America: “ Col tempo questa cosiddetta democrazia crollerà, non ne resterà niente in piedi, la sola e unica cosa che resterà sarà l'Islam”. L'imam Shakir, fondatore del Zaytuna College a Berkeley, California.: “Se mettiamo in piedi una infrastruttura nazionale e perfezioniamo le nostre risorse,in poco tempo ci prendiamo il Paese. Quale grandiosa vittoria sarà per l'Islam mettere questa nazione sotto il controllo e il rango dei musulmani”.
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