POVERO SARKO, TRADITO ANCHE DA CARLÀ: SPERAVA NEL PARTO PER DISTOGLIERE L’ATTENZIONE DEI MEDIA DALLE PRIMARIE DEI SOCIALISTI, MA LA PREMIERE DAME NON L’HA ACCONTENTATO - GRANDE SUCCESSO PER HOLLANDE MA SI ANDRÀ AL BALLOTTAGGIO CON MARTINE AUBRY - SÉGOLÈNE ROYAL SEGATA: UN MISERO 7% - OCCHIO AL SINISTRISSIMO MONTEBOURG: IL SUO 17% POTREBBE ESSERE DETERMINANTE E DI CERTO È PIÙ IN SINTONIA CON LA AUBRY (“MAMMA” DELLE 35 ORE), CHE CON IL MODERATISSIMO HOLLANDE…

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Alberto Mattioli per "la Stampa"


Vince François Hollande, ma meno di quanto sperava: 39%. Perde Martine Aubry, ma meno di quanto temeva: 31%. E la terza incomoda, Ségolène Royal, è in realtà quarta con un disastroso 7%, superata da Arnaud Montebourg, che arriva a un sorprendente 17%. Il liberalsocialista Manuel Valls e il radicale di sinistra JeanMichel Baylet si confermano comprimari, fermi rispettivamente al 5,5 e allo 0,6%. Dunque, la candidatura del Partito socialista per le presidenziali del 2012, fra 196 giorni, se la giocheranno al ballottaggio, domenica prossima, Hollande e Aubry.

È il verdetto (per ora provvisorio, su un milione e 700 mila schede) delle «primaires citoyennes», le primarie cittadine della gauche francese, novità ispirata a quelle americane e del Pd italiano. Poteva votare chiunque: bastava firmare una dichiarazione di adesione ai valori della sinistra e scucire un euro. Ed è andata benissimo, con più di due milioni di votanti, una marea che ha sorpreso tutti, compresi i dirigenti del partito. Il segretario ad interim, Harlem Désir, che sostituisce la Aubry candidata, parla di un'«ondata democratica».

In effetti, per essere una première della politica francese, il successo è indiscutibile e infatti l'hanno ammesso anche dal campo di Sarkozy dove, se prima erano preoccupati perché i sondaggi continuano a essere pessimi, da ieri sera sono preoccupatissimi. Henry Guaino, l'uomo che scrive i discorsi di Sarkò, ammette il «successo quantitativo», ma promette battaglia per le elezioni «vere». E da destra, Marine Le Pen parla di «avanzata democratica».

I numeri parlano. Nel 2006, alle primarie che incoronarono Ségolène come sfidante di Sarkò, aperte solo agli iscritti, i votanti furono 180 mila. Ieri sono stati dieci volte di più. Nonostante una domenica piovosa e uggiosa come un quadro di Caillebotte, anche Parigi è andata alle urne, e molto, anche nei quartieri chic dove di solito gli unici socialisti si vedono in tivù. Il Ps della capitale ha dovuto far stampare d'urgenza 100 mila bollettini in più. E l'unico avvenimento che poteva scippare alle primarie la prima pagina di oggi su tutti i quotidiani, l'atteso parto di Carlà, non si è verificato.

Adesso naturalmente la «politique politicienne» riprende i suoi diritti. L'incognita vera era se Hollande, che dall'inizio della campagna elettorale veleggia stabilmente con il vento in poppa nei sondaggi, ce l'avrebbe fatta già dal primo turno. Invece ha vinto, non stravinto. E i socialistologi francesi (categoria specializzatissima di commentatori, tipo i cremlinologi di una volta o i vaticanisti di sempre) fanno notare che il terzo classificato Montebourg è l'apostolo della «demondializzazione», il no global più amato dagli indignati, il più a sinistra dei sei. Quindi dovrebbe trovarsi più in sintonia con Aubry, la «mamma» delle 35 ore, che con il moderatissimo Hollande: 30 più 17 fa 47, e insomma il risultato del secondo turno è tutt'altro che scontato. Chi Montebourg appoggerà non è chiaro: per ora si limita a festeggiare l'avvento della «sesta repubblica».

Il resto è folklore. Si è rivisto Dominique Strauss-Kahn che, se nella suite del Sofitel non fosse successo quel che è successo (o forse no, ma il risultato non cambia) ieri sarebbe stato il candidato da battere. Si è presentato a un seggio di Sarcelles, la città di cui è stato sindaco, ha votato e poi ha detto per chi: «Non è un segreto per nessuno: Martine Aubry».

Sarkozy invece ha votato a Parigi. Ovviamente non il presidente vero, che ieri era a Berlino a discutere con la Merkel del salvataggio delle banche europee in generale e di quelle francesi in particolare, ma l'attore Denis Podalydès, che al cinema nella «Conquista» è un Sarkò più vero di quello vero. Ma nella vita reale è un sostenitore della prima ora di Hollande.

 

MARTINE AUBRY AL VOTOFRANCOIS HOLLANDE AL VOTO DELLE PRIMARIESARKO E CARLA SEGOLENE ROYAL AL VOTOfrancois hollandeprimarie francesi montebourgDOMINIQUE STRAUSS KAHN