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Giovanni Caprara per il "Corriere della Sera"
Si è aperto all'Aquila il processo contro i componenti la Commissione Grandi Rischi accusati di omicidio colposo per la mancata previsione del sisma e le rassicurazioni alla popolazione. Serve coraggio a imbastire un simile processo: si confonde previsione con prevenzione.
Un singolare processo che deve far riflettere si è aperto ieri a L'Aquila contro i sette componenti la Commissione Grandi Rischi, quasi tutti scienziati, accusati addirittura del reato di omicidio colposo. L'imputazione è di «una valutazione del rischio sismico approssimativa, generica e inefficace in relazione all'attività della Commissione e ai doveri di prevenzione e previsione del rischio simico» e di aver divulgato «informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell'attività sismica» per il terremoto all'Aquila nell'aprile 2009.
Ovviamente l'attenzione internazionale si è focalizzata sull'evento perché occorre coraggio ad imbastire un processo con simili premesse. I geofisici di ogni Paese del mondo sono impegnati in ricerche di svariata natura per arrivare a cogliere indizi capaci di aiutare a prevedere i terremoti e la potenza con cui si manifestano. In California, temendo il famoso «Big One», un potente sisma distruttivo, hanno scavato un pozzo profondissimo immaginando di cogliere nelle viscere della Terra qualche traccia segnalatrice.
Nei prossimi mesi si lancerà persino un satellite per vedere se alcuni segnali elettromagnetici vengono emessi prima di questi eventi. Sono tentativi, ma di fatto la scienza è disarmata come davanti ad uno tsunami o a un uragano e la prevedibilità rimane un obiettivo lontano. Senza queste conoscenze indispensabili, come si può esprimere una valutazione del rischio precisa e diffondere notizie altrettanto precise e addirittura complete?
Qui non si tratta di difendere gli scienziati ma una dignità culturale e anche giuridica. Tutti piangiamo le vittime ma, forse, per rendere loro giustizia l'attenzione andrebbe rivolta semmai alle amministrazioni locali o regionali per accertare se avevano fatto rispettare nelle costruzioni i criteri per fronteggiare rischi, questi sì ben noti, della terra che trema. A meno che non si voglia imporre come assoluto un principio di precauzione e allora buona parte della Penisola dovrebbe essere immediatamente evacuata perché quasi l'intero territorio è soggetto a sisma.
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