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Giuseppe Guastella per “Il Corriere della Sera”
C’è stato chi ha detto che far presentare in aula Pier Silvio Berlusconi era stato un errore, invece proprio quell’interrogatorio voluto dalla difesa potrebbe aver giocato un ruolo non secondario nell’assoluzione del vice presidente di Mediaset, che probabilmente l’8 maggio è riuscito a rafforzare nei giudici la convinzione che con la frode fiscale lui non c’entrava niente. E’ un successo della difesa tecnica dell’avvocato Niccolò Ghedini, che una volta tanto non ha dovuto fare i conti in aula e fuori con la politica di Silvio Berlusconi.
Negli ambienti della difesa si respira aria di soddisfazione al termine di un processo che, se fosse finito in modo diverso, avrebbe potuto creare qualche problema alla leadership del più grande gruppo editoriale privato italiano, peraltro quotato in Borsa. «È una sentenza importante perché chiude un processo durato anni, evidentemente il Tribunale ha ritenuto che le ragioni della difesa fossero prevalenti su quelle dell’accusa», dichiara contento Ghedini dopo la lettura del dispositivo che assolve anche il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri.
SILVIO E PIERSILVIO BERLUSCONI
«Io e mia sorella Marina non sapevamo niente ed erano accuse distanti da tutto quello che conoscevamo. Mio padre mi disse che non conosceva queste vicende, di stare tranquillo perché era tutto regolare», dichiarò Pier Silvio Berlusconi rispondendo alle domande dei pm e del Tribunale.
Raccontò di un giovane che, dopo essersi ripreso da una lunga convalescenza seguita a un grave incidente stradale in moto, aveva deciso di impegnarsi nell’impresa di famiglia pur non avendo nessuna esperienza di come si conducesse un’azienda di quelle dimensioni. Poteva permetterselo perché, spiegò, c’erano ottimi manager che si occupavano di tutto in attesa che anche lui fosse in grado di prendere le redini. Come dire: ero giovane e inesperto, cosa volete che ne sapessi di bilanci, questioni fiscali e contratti con le case cinematografiche americane. Minimizzare il proprio ruolo riducendolo a quello di principiante.
PIER SILVIO BERLUSCONI FEDELE CONFALONIERI
Stavolta la difesa non si lamenta dei giudici e dei pm, ma esalta e apprezza «il clima sereno in cui si è svolto il processo», con «atteggiamenti molto rigorosi del collegio» della seconda sezione del Tribunale «nei confronti degli avvocati difensori», ma comunque senza «alcuno scontro». Alla fin tropo facile obiezione che questo è potuto avvenire perché non era imputato Silvio Berlusconi, la risposta è che «tutto è dipeso dai giudici», da come il dibattimento è stato condotto dal presidente Teresa Ferrari Da Passano.
Senza le motivazioni della sentenza (verranno depositate entro 90 giorni) nessuno si lancia in valutazioni tecniche, neppure confrontando questo processo al precedente che ha portato alla condanna per evasione fiscale a 4 anni di reclusione, di cui tre condonati, di Silvio Berlusconi, il quale sta scontando i 12 mesi residui (tre anni sono stati indultati) in affidamento in prova ai servizi sociali.
Ghedini, che difese anche il Cavaliere, ovviamente è sempre convinto anche dell’innocenza di Berlusconi padre. Come «c’è stato un riconoscimento totale dell’estraneità di Pier Silvio Berlusconi» anche «Silvio Berlusconi andava assolto. Per questo abbiamo presentato ricorso alla Corte di giustizia europea». Anche se, ammette il legale-parlamentare di Fi, «sono due processi diversi».
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