DAGOREPORT – REGIONALI DELLE MIE BRAME! BOCCIATO IL TERZO MANDATO, SALVINI SI GIOCA IL TUTTO PER…
Estratto dell’articolo di Francesco Manacorda per “La Repubblica”
I toni ufficiali sono pacati. «La situazione è complessa. Gli operatori immobiliari in parte stanno già decidendo che non si riesce a investire a Milano», dice il sindaco Beppe Sala, parlando delle indagini della procura per abusi edilizi. E precisa che «questa non vuole essere un’accusa, ma una constatazione e lo stiamo già vedendo dagli oneri di urbanizzazione che stanno scendendo moltissimo».
Ma sono toni che non devono ingannare. La battaglia milanese dei grattacieli — con la procura che da qualche mese ha messo sotto osservazione decine di operazioni edilizie in città e adesso sforna avvisi di garanzia a ripetizione per funzionari comunali e costruttori — scuote i rapporti tra istituzioni e alimenta i peggiori sospetti.
Quali? Ad esempio, anche se Sala non lo dirà mai, che dietro certi entusiasmi per l’azione della magistratura ci sia una parte di quella sinistra pura e dura che, come il sindaco afferma spesso con una punta polemica, considera la sua presenza a Palazzo Marino «un incidente di percorso» e lo vede come una sorta di corpo estraneo che — nonostante il consenso degli elettori e gli otto anni di mandato — non ha ancora superato un ipotetico esame di maturità. Chi lo ha sentito racconta che Sala vede «un attacco politico contro di me».
Un sindaco accerchiato, che vede saldarsi un movimento politico-giudiziario contro la sua giunta, insomma? Lui tace, ma chi gli ha parlato ne ha tratto la convinzione che si senta così.
Intanto perché, come Sala ha ripetuto più volte pubblicamente, l’interpretazione delle norme edilizie che è contestata dalla procura (e da lunedì anche da un gip che ha usato parole pesanti contro il Comune), non è un errore, ma una scelta precisa di Palazzo Marino, convinto di essere nel giusto sui permessi per nuovi edifici.
Ma soprattutto per un vento che gli piace sempre meno. La destra di governo fa il suo lavoro e, salvo qualche voce solidale (ieri il leghista Attilio Fontana, presidente della Regione) non si straccia certo le vesti se il sindaco di sinistra della più europea fra le città italiane trova qualche inciampo sulla sua strada.
E si può solo immaginare il piacere di Sala nel sentire Matteo Salvini che, da ministro delle Infrastrutture, parla un giorno sì e l’altro pure di una norma “salva-Milano”, come se in città ci fosse un grosso guaio che solo l’uomo del ponte sullo Stretto può risolvere.
Ma a infastidire il sindaco è soprattutto il fatto che molte critiche arrivino da quella sinistra-sinistra che — da lui ricambiata — non lo ama. Le elezioni sono lontane, a Milano si voterà nel 2027, ma Sala tiene il conto di questi attacchi. E non solo di questi: a inizio aprile un convegno del Pd che “rottamava” il modello- Milano, ossia la collaborazione pubblico-privato, lo ha fatto infuriare. […]
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