PRODICIDIO - BRUCIA ANCHE IL BULLO RENZI NEL FALÒ DELLE VANITÀ

Antonio Polito per il Corriere della Sera

Non solo Bersani e i fondatori: nel falò di Montecitorio il Pd sta bruciando anche Matteo Renzi, l'enfant prodige considerato il futuro di un partito a pezzi. Le capacità strategiche del condottiero di Firenze hanno fatto flop come quelle del segretario. Nel falò di Montecitorio il Pd sta bruciando non solo tutti i suoi fondatori a uno a uno, e non solo Bersani e la sua leadership. Ieri è toccato anche a Matteo Renzi, l'enfant prodige da molti considerato il futuro di un partito ormai a pezzi.

Le capacità strategiche dell'audace condottiero di Firenze hanno infatti fatto flop né più né meno come quelle dell'incerto Bersani. Era stato Renzi ad abbattere Marini prima ancora che fosse sbranato nella tonnara di Montecitorio, ed era stato Renzi a indicare la via di Prodi.

L'uscita di scena di Marini, l'intermezzo del voto a Chiamparino, e infine l'acclamazione di Prodi come nuovo candidato unanime erano sembrate dunque il suo capolavoro politico, gestito peraltro da Firenze, con giovanile nonchalance, e con solo cinquanta fedelissimi in Parlamento.

Per ottenere una vittoria che sarebbe diventata l'esame di maturità per la leadership, Renzi aveva anche accettato il rischio di perdere lo smalto del rottamatore, scegliendo come proprio campione il due volte ex premier: se infatti Marini è un «uomo del Novecento», come lo aveva sprezzantemente definito, Prodi lo è anche di più, perché le origini della sua carriera politica affondano nella Prima Repubblica.

Non è da escludere, anzi, che nei cento voti che sono mancati a Romano Prodi non ci si sia solo il segno di un'antica ostilità nei suoi confronti di dalemiani ed ex popolari, ma anche il frutto di una nuovissima ostilità nei confronti di Renzi, il quale paga certamente i modi un po' bulleschi con cui liquida i suoi avversari nel partito.

La sconfitta dell'aspirante futuro premier, peraltro gestita con la solita disinvoltura visto che un attimo dopo l'annuncio del risultato ha dichiarato finita anche la candidatura di Prodi, potrebbe lasciare una traccia anche fuori dal partito.

Aver sostenuto la candidatura più antiberlusconiana che si potesse immaginare in uno schema di chiusura totale al Pdl, non gli gioverà in quel pubblico di delusi dal centrodestra che fino a ieri non avevano mai fatto mistero di essere attratti dalla sua novità.

 

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