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GIOVANNI CARAVELLI - FOTO LAPRESSE
PARAGON, UNA SOLA SORGENTE HA COLPITO I 90 SPIATI IL FILO ROSSO DEI MIGRANTI
Estratto dell'articolo di Alessia Candito per “La Repubblica”
Voci, polemiche, allusioni. Sul caso Paragon – casa madre del software spia Graphite usato per infettare i telefoni di 90 attivisti e giornalisti che con l’Italia ha rotto improvvisamente il contratto per violazioni «del codice etico e delle condizioni d’uso» – chiarimenti ufficiali non ne arriveranno.
LO SPIONAGGIO SUI GIORNALISTI - VIGNETTA BY ELLEKAPPA
Con il cerino in mano è rimasto il direttore dell’Aise Giovanni Caravelli, atteso martedì in audizione al Copasir, dove più di un esponente dell’opposizione è pronto a chiedergli se fosse la sua agenzia ad avere in uso il software di Paragon, che in Italia fino a due giorni fa aveva due clienti uno «fra l’intelligence» e «una forza di polizia».
A dispetto della richiesta di chiarimenti in aula arrivata dall’opposizione, solo in quella sede potrebbero arrivare lumi sui dossier scottanti degli ultimi giorni, dal caso Almasri allo scandalo Paragon. Al Copasir potrebbe essere chiamato presto a riferire anche Alfredo Mantovano, in qualità di autorità delegata per la sicurezza.
GIOVANNI CARAVELLI - FOTO LAPRESSE
Nel vuoto di informazioni ufficiali, si rincorrono spifferi e indiscrezioni. Fra i sette target italiani, confermati dal governo con una striminzita nota, oltre al direttore di Fanpage Francesco Cancellato e al capomissione di Mediterranea Saving Humans, Luca Casarini come anticipato ieri da Repubblica, ci sono altri due componenti storici dell’organizzazione, Beppe Caccia e un rifugiato e attivista politico sudanese. Ma almeno ulteriori due “target” italiani, più altri fuori dal Paese, avrebbero direttamente a che fare con reti di assistenza a rifugiati e migranti in Europa come in Libia.
Eccolo il filo rosso che sembra legare la maggior parte delle vittime conosciute. Libico, noto oppositore del governo e pubblicamente contrario agli accordi Italia Libia è Husam El Gomati, il primo a denunciare di essere stato spiato.
[…] Nelle stesse ore, maggiori dettagli sull’infezione spyware potrebbero emergere dal report di Citizen-Lab, il team di ricerca indipendente dell’Università di Toronto che da venerdì lavora sui telefoni dei target.
Da remoto si procede con test, estrazioni, analisi a ritroso dei dati che ogni telefono naturalmente immagazzina, per ricostruire l’attività svolta sui vari device. Obiettivo, comprendere caratteristiche, ampiezza e pervasività dell’attacco, ma soprattutto tempi, efficacia e si spera un profilo dell’aggressore.
«Di certo — ha chiarito subito John Scott-Railton di CitizenLab — l’infezione può venire solo da un soggetto istituzionale perché Paragon viene venduto soltanto a governi». E dai primi elementi sembra che i telefoni infettati con Graphite siano stati colpiti durante un’unica campagna. […]
LE ZONE D’OMBRA NEGLI APPARATI
Stefano Folli per “La Repubblica”
matteo renzi voto di fiducia sulla manovra 2024 foto lapresse
Le vicende degli ultimi giorni, dal caso Almasri alla vicenda di spionaggio elettronico attraverso il software israeliano Paragon, lasciano una scia di dubbi e di interrogativi ancora senza risposta. Quando si tratta di servizi segreti, è noto a tutti, non è logico pretendere trasparenza e assoluta chiarezza. Né è possibile trattare il rimpatrio del libico come un qualsiasi episodio di cronaca nera in cui qualcuno è mancato ai suoi doveri.
Eppure, al di là della seduta parlamentare in cui i partiti hanno proposto le loro tesi, ci sono zone d’ombra un po’ inquietanti. Anche perché altri episodi sono avvenuti subito prima e subito dopo, così da accrescere il sospetto che non tutto si svolga in armonia all’interno degli apparati di sicurezza.
Nel merito, è plausibile che si tratti di un mero assestamento dei poteri che sono stati, diciamo così, stressati negli ultimi tempi. Non va dimenticato, peraltro, che alcuni episodi non sono di oggi: ad esempio non lo è lo spionaggio elettronico Paragon, a danno del direttore di Fanpage e di un personaggio noto alle cronache come Luca Casarini, impegnato nelle opere di soccorso nel Mediterraneo.
Idem per l’indagine che ha toccato il capo di gabinetto della presidente del Consiglio. Ognuna di queste operazioni avrà senz’altro una spiegazione e sarebbe indizio di un pregiudizio ostile alla pubblica amministrazione escluderne in partenza la verosimiglianza. Eppure è proprio la zona d’ombra a lasciare perplessi. Né una parola chiara né, al contrario, l’affermazione che è stato fatto quello che è stato fatto nel solo rispetto dell’interesse nazionale.
mantovano meloni nordio piantedosi
A maggior ragione questo vale per il caso Almasri, in cui la ragion di Stato andava forse affermata con più forte determinazione: al limite invocando il “segreto di Stato”, se le circostanze lo avessero reso plausibile senza motivi contrari. Sappiamo che l’autorità delegata ai servizi è una figura di riconosciuto equilibrio e spessore istituzionale, il sottosegretario Alfredo Mantovano, uno dei principali collaboratori della premier. E può darsi che le zone d’ombra dipendano solo dalla riorganizzazione in corso ai vertici dei servizi, tra cui c’è il nuovo direttore del Dis, il prefetto Rizzi, noto investigatore succeduto all’ambasciatrice Belloni.
giorgia meloni alfredo mantovano
Se così non fosse, se lo scenario fosse peggiore — e la faccenda Paragon lo fa pensare — , allora si dovrebbe parlare di un conflitto all’interno dei servizi. Di queste guerre intestine l’Italia ha già fatto esperienza in passato e si è trattato sempre di passaggi dolorosi che hanno fatto male alle istituzioni e ancor più all’immagine internazionale del Paese.
Come sempre, quando si affollano le domande che riguardano l’efficienza dei servizi, ci si pone anche il problema di fondo. In altri termini, di solito quando la politica è forte e consapevole del proprio vigore, gli apparati — comprese le forze dell’ordine — svolgono in modo razionale ed efficace il loro dovere istituzionale.
Quando invece la politica è debole, ovvero si avvia a perdere una porzione della sua autorità, emergono le lotte intestine e talvolta le varie correnti di potere si armano una contro l’altra. Difficile dire se siamo vicini a questa situazione. Si coglie un certo grado d’incertezza e nervosismo, questo è innegabile, ma è pur vero che il centrodestra al governo ha dato negli ultimi mesi un’immagine di solidità e di stabilità.
Questa almeno è l’impressione trasmessa agli elettori. Se così non fosse, si dovrebbe parlare di un gigante dai piedi d’argilla. Un gigante che non riesce a tenere in ordine la rete degli apparati. Finora gli avvenimenti che abbiamo ricordato meritano attenzione, ma non autorizzano a saltare alle conclusioni. Tuttavia gli indizi sono preziosi per capire in tempo quello che potrebbe accadere. E porvi rimedio.
giorgia meloni alfredo mantovano roberto gualtieri inaugurazione piazza pia roma foto lapresse luca casarinifrancesco cancellatospyware computerGIOVANNI CARAVELLI
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