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Giuseppe Caporale per "la Repubblica"
Non è stata solo la Procura di Palermo a intercettare il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. L'ha fatto anche la Procura di Firenze, nell'inchiesta sul G8 alla Maddalena. Alcune conversazioni del Capo dello Stato sono finite a verbale nello scandalo degli appalti d'oro della Protezione Civile. E anche queste, come quelle di Palermo, non sono mai state distrutte.
Si tratta di intercettazioni senza nessun rilievo ai fini dell'inchiesta. Intercettazioni che, dopo tre anni d'indagini sulla "cricca", sono state allegate - insieme a migliaia di altre conversazioni considerate pure inutili o non rilevanti - agli atti del processo che si è aperto il 22 aprile scorso a Perugia (dove poi l'inchiesta è stata trasferita). Le intercettazioni di Napolitano tuttora sono contenute in un cdrom
che non è stato mai formalmente sbobinato, ma che è comunque a disposizione delle
parti.
Furono i carabinieri del Ros di Firenze a registrare - tra il 6 marzo e il 9 aprile del 2009 - due conversazioni del presidente della Repubblica. Gli inquirenti indagavano sui lavori affidati dall'ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso all'imprenditore Diego Anemone. E sotto intercettazione c'erano due utenze telefoniche in uso a Guido Bertolaso. Due telefonini. Ed è proprio ascoltando l'ex capo della Protezione Civile che i carabinieri si sono imbattuti in Napolitano.
La Procura di Firenze seguiva la pista dei "grandi eventi" appaltati alla "cricca", indagine che ha portato poi Bertolaso, Anemone, l'ex provveditore alle Opere pubbliche Angelo Balducci (e un'altra ventina di persone coinvolte) a essere rinviati a giudizio per associazione a delinquere, corruzione, rivelazione del segreto d'ufficio, favoreggiamento, favoreggiamento della prostituzione e corruzione in atti giudiziari. Proprio in quel periodo (marzo 2009) le conversazioni tra Bertolaso e Anemone avvenivano di continuo, ed è in questi quaranta giorni di "ascolto" che i Ros scoprono i massaggi a sfondo sessuale (secondo l'accusa) avvenuti al Salaria Village a favore di Bertolaso.
Ma il 6 aprile avviene il terremoto e la cricca viene travolta dall'urgenza della Protezione Civile di intervenire all'Aquila. Bertolaso diventa il perno di tutte le operazioni, il terminale con il quale il mondo politico si relaziona per intervenire su L'Aquila. Ed è proprio Napolitano in quei giorni drammatici a chiamare Bertolaso per chiedere notizie delle vittime e organizzare poi la sua doppia visita, tra cui quella ai funerali di Stato. Il 9 aprile 2009 poi, tre giorni dopo il sisma, la Procura chiude le intercettazioni su Bertolaso. Lasciando lì congelate quelle conversazioni con il capo dello Stato.
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