PROVA A PRENDERLO! SNOWDEN DRIBBLA GIORNALISTI E INTELLIGENCE, FORSE HA GIA’ LASCIATO HONG KONG (LA CINA E’ VICINA)

Vai all'articolo precedente Vai all'articolo precedente
guarda la fotogallery

Ilaria Maria Sala per "La Stampa"

Hong Kong si sveglia con la notizia bomba che la «talpa» della Cia e dell'Agenzia Nazionale di Sicurezza, l'americano Edward Snowden, è nascosto lì dal 20 maggio. Rinchiuso in un hotel. Il paradosso è che Snowden, l'uomo che negli ultimi sette giorni ha smascherato a colpi di scoop - via «Guardian» e «Washington Post» - i segreti dell'Amministrazione Usa, si è rifugiato in un territorio controllato dalla Cina, che in quanto a spiare i cittadini non è seconda a nessuno.

Dalla camera dell'albergo dove era rifugiato Snowden ha rilasciato una video-intervista a due giornalisti del «Guardian», in cui racconta per filo e per segno perché ha deciso di denunciare il programma di sorveglianza Internet e telefonico del governo Usa. «Il pubblico ha diritto di sapere», «Non voglio vivere in una società che fa di queste cose» i suoi affondi.

La ripresa è quasi fissa, e non si ha modo di capire dove la «talpa» più ricercata del pianeta si trovi: un paio di immagini all'inizio del video riprendono un panorama della Baia del Porto di Vittoria («Si vede così dall'Excelsior! Forse Snowden è all'Excelsior?», rilancia un tweet) e poi solo delle tende marrone-grigio chiaro, una lampada di design, e il volto di Snowden che parla e spiega la gravità della situazione e dice che ha scelto Hong Kong perché «il Web non è filtrato, come in Cina, e la popolazione ha mostrato di avere una forte tradizione di libertà di espressione». Uno specchio dietro di lui ne riflette la nuca. Poco, quasi nulla, come indizi.

Poi qualcuno - anche qui a spadroneggiare mescolando fantasie, ipotesi, colpi di sole, frettolose conclusioni è Twitter - decide che il Mandarin Hotel sarebbe uno dei pochi ad avere ancora delle tende, e non delle veneziane alle finestre, in verità non un grande appiglio. E così, sia l'Excelsior, per via della panoramica, che il Mandarin, per via delle tendine, ricevono decine di chiamate: «Potrei parlare con il signor Snowden, vostro ospite?».

All'inizio i centralinisti chiedono lo spelling, scandire il nome Snowden lettera per lettera. Poi dopo chissà quante chiamate, quel nome si conficca nella mente dei «receptionist» e la risposta che offrono a tutti è un ritornello: «No, Snowden non è qui». Ci si aggrappa a tutto per arrivare all'uomo che sta imbarazzando Obama, come una corsa senza esclusione di colpi.

I paparazzi di Hong Kong, dove la stampa è vivace e pluralista e quella scandalistica è molto attiva, sono famosi per non spaventarsi davanti a nulla. L'anno scorso, quando l'elezione del Capo dell'Esecutivo era stata improvvisamente travolta da scandali immobiliari, avevano installato delle gru da costruzione fuori dalla casa di uno dei due candidati, in modo da poter far riprese, dall'alto, fin dentro le finestre. Se Snowden è a Hong Kong, lo scoveranno da soli.

La polizia si barrica dietro il no comment, l'Immigrazione risponde caustica che non fa commenti su casi individuali. Steve Vickers, dell'agenzia di sicurezza e intelligence Steve Vickers Associates, spiega che le probabilità che Hong Kong gli dia asilo «sono praticamente zero», e che con un tempismo così terribile (il summit fra Obama e Xi Jinping) ha poche chance. E poi, spiega Simon Yeung, dell'Università di Hong Kong, al momento c'è un vuoto legislativo in termini di asilo politico «e una domanda fatta oggi potrebbe richiedere anni prima di essere evasa».

Alla disperazione, i giornalisti locali dirottano le loro attenzioni su Glenn Greenwald, l'avvocato-blogger novello Assange che si dice «contro l'invadenza dello Stato». È lui il megafono di Snowden, lui ad aver scritto di intercettazioni e programmi segreti. Si trova al W Hotel.

Tira dritto, non confessa alcunché ai colleghi che lo braccano e lo seguono a grappoli fin dentro l'ascensore, dove continuano a filmare lui che dice: «Non lo so. Non parlerò di questo. Non lo posso dire. Sì, resterò ancora qualche giorno a Hong Kong. Snowden? Non posso dire niente». Poi qualcosa concede. Snowden dal 20 maggio è stato quasi sempre chiuso in albergo, mangia in camera, quando va su Internet prima indossa un cappuccio rosso in testa. E sta per raggiungere il limite di spesa sulla carta di credito.

Nel pomeriggio qualcuno lo trova, anzi lo sfiora: è al Mira! A Tsim Sha Tsui, vicino al W dove sta lo stravolto Greenwald. Ma si arriva tardi. Un'impiegata dice che uno Snowden, Edward, ha fatto check-out nel primo pomeriggio, ma che non ha detto dove sarebbe andato. E adesso? Dov'è? Ancora a Hong Kong? O sta già volando in Islanda, dove vorrebbe ottenere asilo? Di certo non è tornato alle Hawaii, lì la casa che ha affittato fino al 20 maggio è stata messa in vendita per 550mila dollari.

 

Edward Snowdenhotel the mira di hong kong dove risiedeva snowdenEdward Snowden Edward SnowdenPrism Prism Barack Obama e Xi Jinping si incontrano a Sunnylands