DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Alessandro Di Matteo per “la Stampa”
Il centrodestra, almeno per ora, serra le file. A Milano, nella sede della Lega, Matteo Salvini riunisce i vertici della coalizione per fissare una trincea in grado di resistere all'offensiva di Giuseppe Conte sui senatori di centrodestra e l' operazione sembra riuscire. Le differenze tra gli alleati vengono messe da parte, almeno per il momento, e al tavolo arriva pure Lorenzo Cesa, il segretario dei centristi dell' Udc che da giorni vengono corteggiati da emissari di palazzo Chigi.
Il messaggio che esce dall' incontro è chiaro: l'opposizione tiene, non ci saranno "responsabili" che arrivano da Fi o dai moderati. Certo, ognuno dei leader del centrodestra ha una sua partita in mente, ma le divergenze potranno emergere solo nel momento in cui Conte fosse costretto alle dimissioni e al Quirinale si aprissero le consultazioni. Per ora le differenze sono solo sfumature nelle dichiarazioni.
Salvini, per esempio, dice che non solo il centrodestra tiene, ma che è anche pronto ad andare al governo se cadesse Conte. Subito, intende il leader della Lega, senza nemmeno andare al voto: «Gli italiani sappiano che noi numeri ce li abbiamo, noi ci siamo». Salvini si dice certo che in caso di crisi della maggioranza giallo-rossa, l' ala "destra" dei 5 stelle sarebbe pronta a transitare armi e bagagli con il centrodestra.
Può essere un bluff, per scoraggiare chi in Fi o tra i centristi dovesse essere tentato dal Conte. Ma Giorgia Meloni fa comunque sapere che lei la pensa diversamente: «Nell' attuale Parlamento non ci sarà mai la possibilità di una maggioranza forte e coesa nelle idee. Non è che aggiungendo altri partiti a quelli che già governano si risolve il problema». Meloni vuole le elezioni e basta, anche perché i sondaggi descrivono rapporti di forza tra Fdi e la Lega ben diversi da quelli che ci sono oggi in Parlamento.
Ma questo, appunto, è un problema di cui si discuterà se davvero la situazione dovesse sfuggire di mano al centrosinistra. «E io sono convinto che un accordo, anche con Renzi, alla fine lo troveranno», dice un dirigente di Fi. Ieri la priorità era appunto quella di stoppare le voci di possibili cedimenti dei centristi, dei "totiani", di Fi - o di pezzi di Fi. E su questo le rassicurazioni ci sono state. Cesa, appunto, è andato al vertice. Toti, spiegano, ha assicurato che i suoi al Senato non cederanno alle sirene della maggioranza. Berlusconi era in videocollegamento e si è spesoper chiedere a tutto il centrodestra di votare sì ai ristori e allo scostamento di bilancio, linea accettata da tutti.
Ai suoi, il leader di Fi avrebbe spiegato: «Non rompo il centrodestra per andare in una maggioranza che non ha né capo, né coda». In una nota Berlusconi ha poi spiegato: «Se Conte ha i numeri per andare avanti, lo faccia», altrimenti «si ridia subito la parola al Capo dello Stato». E lì potrebbero aprirsi altre partite, come ammette un dirigente di Fi: «A quel punto sarebbe tutto da vedere».
2 - SALVINI RASSICURAZIONI AI «PICCOLI»: ALLE ELEZIONI LA LEGA PENSERÀ A VOI
Paola Di Caro per il “Corriere della Sera”
Rimanere blindati, tutti uniti, fino a martedì, quando si chiarirà la sorte del governo Conte. Se i voti per la fiducia non dovessero esserci, allora «inizierà un' altra partita, e noi ne faremo parte». È Matteo Salvini nel quotidiano vertice del centrodestra che si tiene dal giorno dell' apertura della crisi - ieri in via Bellerio a Milano, presenti lo stesso leader della Lega, Tajani, Toti, Lupi mentre Berlusconi, Meloni e Cesa erano collegati via Zoom - a sintetizzare la linea sulla quale convergono tutti i leader.
«Da mercoledì - le sue parole al termine dell' incontro -, se non hanno i numeri, saremo in grado di prenderci le nostre responsabilità. Stiamo già ragionando di un progetto e di una squadra alternativi a questa sinistra». Disponibilità dichiarata anche in una nota di tutto il centrodestra: il voto è «la via maestra» ma la coalizione rappresenta una «alternativa forte e capace» a questa maggioranza. E Berlusconi aggiunge: «Se hanno i numeri governino, altrimenti la parola passi subito al capo dello Stato».
Si è molto ragionato sui numeri: «Al momento, non li hanno», è la conclusione. La maggioranza sarebbe ferma a 155-156 voti, grazie alla resistenza che finora sembra esserci proprio nel centrodestra, confermata anche dall' Udc in una secca nota: «Non ci prestiamo a giochi di palazzo e stiamo nel centrodestra. I nostri voti non sono in vendita».
Chiaro però che nulla è certo fino all' ultimo, tanto più in un Parlamento in cui tanti sanno di non avere chances di ricandidatura in caso di voto e non vogliono tornare a casa a metà legislatura. Ecco allora che la strategia dei leader di centrodestra, dei quali Salvini si è posto come portavoce e garante, è quella di rassicurare («Se si va al voto la Lega si farà carico di voi», ha detto ai piccoli della coalizione). «Le elezioni sono l' ultima ipotesi possibile, se non ci sono altre soluzioni», dice Tajani.
«Noi - è stato il ragionamento di Salvini condiviso dagli alleati, Berlusconi in testa - andremo da Mattarella non chiedendo solo il voto: possiamo chiedere che venga affidato a noi l' incarico di formare un governo». Ipotesi realistica? Difficilissima, ma non impossibile. Nel vertice si è parlato di un Conte appeso a un filo, con pochi voti di maggioranza alla Camera e sotto la maggioranza assoluta al Senato, un Conte non necessariamente aiutato fino in fondo dal Pd che non vuole renderlo il trionfatore assoluto e dal M5S che non vuole morire per lui.
Se non ce la facesse, se non nascesse un governo sempre giallorosso ma con un altro premier, allora «i numeri per un governo di centrodestra potrebbero esserci», dice Tajani, parlando di almeno «4 o 5 senatori del M5S,» che si sarebbero rivolti a Salvini e di un progetto che va avanti da tempo: «C' è malumore e movimento».
MATTEO SALVINI GIORGIA MELONI SELFIE IN PIAZZA
Un bluff? Possibile. Ma fa capire che la gran parte del centrodestra, in caso di crisi, non vuole rimanere all' angolo. Sicuramente non FI e i partiti minori, ma anche la Lega sta riflettendo seriamente sull' ipotesi di prosecuzione della legislatura, con governi tecnici di area magari o come ipotesi meno gradita di scopo. Non a caso, Salvini ha confermato che l' opposizione unita voterà sì sia allo scostamento di Bilancio che al decreto Ristori. Un segnale non da poco. L' unica che mantiene una posizione rigida e al momento vede solo le elezioni è la Meloni. Ma questa è l' ora del serrare le file, non dei distinguo.
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