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La Stampa.it
«à ridicolo che chi ha votato M5S pensando potesse cambiare le cose, si trovi 150 parlamentari a discutere di scontrini e diarie. Ma prendete quei soldi e governate!». Dal Salone del Libro, dove questa mattina ha presentato il suo nuovo saggio "Oltre la rottamazione", Matteo Renzi si toglie qualche sassolino e, con la schiettezza che lo contraddistingue, punta il dito soprattutto contro i grillini, un gruppo che è destinato «a spaccarsi» nelle previsioni del sindaco di Firenze.
«Ha posizioni ideologiche quando si tratta di andare dietro alla linea del leader, ma poi è diviso sul portafoglio. Rappresenta uno spaccato del Paese che non vorrei vedere in Parlamento».
Ma nel mirino del primo cittadino toscano non ci sono solo gli avversari, ci sono soprattutto i compagni di partito. A cominciare dall'ex segretario, Pier Luigi Bersani, "colpevole" di «non aver fatto campagna elettorale». Quella fase, secondo il sindaco di Firenze, è stata affrontata «con grande sufficienza», credendo di aver già vinto. Tra gli errori di comunicazione del candidato premier, il sindaco di Firenze elenca lo slogan del giaguaro da smacchiare e dice: «Bersani ha imitato Crozza che imitava Bersani, con una logica autoreferenziale» che si è vista anche nello scegliere di chiudere la campagna elettorale in un teatro con Nanni Moretti e non tra i cittadini.
Troppa «timidezza» e una lontananza incolmabile dalla base che hanno dato come risultato «un regalo a Berlusconi» consentendogli di «tornare in partita. Ora - incalza Renzi - si tratta di ripartire». «Se gli italiani votano il Cavaliere non è che sbagliano. Non c'è superiorità morale nostra, ci sono gli italiani che vanno convinti». Piuttosto, sottolinea ancora una volta, la sinistra «troppo sicura» di riuscire a vincere con un margine ampio ha fatto «un errore gravissimo».
Com'è finita è noto a tutti. Questo governo «è l'espressione della sconfitta del centrosinistra, il primo a riconoscerlo è proprio Letta che è una persona brava e capace ma sa bene che non è il governo che volevamo noi - spiega più tardi a "In mezz'ora" su Rai3 -. Il Presidente del Consiglio si è dato un arco di tempo di 18 mesi per fare le riforme, quanti mesi sono cambia poco. Gli italiani dicono arrivi pure al 2016. Spero che Letta faccia bene: se poi non farà le cose, gli diremo di farle».
Per il momento, Renzi - lo ripete chiaramente - non si vede in un altro che non sia quello di sindaco di Firenze. Tuttavia, a suo favore, spezza una lancia l'ex segretario democrat Walter Veltroni: «Oggi sicuramente è la persona con maggiori caratteristiche per la premiership - rivela durante un altro incontro alla kermesse letteraria sotto la Mole -. Renzi dice molte delle cose che noi abbiamo detto al Lingotto nel 2007. Ma bisogna fare uno sforzo ulteriore perché il Pd possa avere la maggioranza nel Paese: bisogna fare un'operazione complessa di tenere insieme la sinistra avendo rispetto dei suoi elettori e conquistare anche gli elettori che oggi votano centrodestra».
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