DAGOREPORT - ‘’RESTO FINCHÉ AVRÒ LA FIDUCIA DI GIORGIA. ORA DECIDE LEI”, SIBILA LA PITONESSA. ESSÌ,…
1 - D-DAY, IL GIORNO DEL DISGELO FACCIA A FACCIA PUTIN-OBAMA “BASTA SANGUE IN UCRAINA”
Giampiero Martinotti per “la Repubblica”
Il presidente francese e Angela Merkel sono riusciti a far incontrare Vladimir Putin con il neo-eletto presidente ucraino, Petro Poroshenko. Tra i due c’è stata una stretta di mano che fa sperare in una de-escalation della crisi, sostenuta da una vera e propria road map che probabilmente si è realizzata sotto l’attenta regia della cancelliera tedesca.
Uno sforzo diplomatico che Barack Obama ha incoraggiato: al termine del pranzo ufficiale, il presidente americano ha avuto un faccia a faccia con Putin. Forse due, a detta del capo del Cremlino. Comunque è la prima volta che i due si incontrano da quando è iniziata è iniziata la crisi.
I risultati di questo intreccio di incontri sotto l’egida dell’anniversario del D-day sembrano promettenti: il capo del Cremlino e il presidente ucraino sono detti d’accordo sulla necessità di uno stop immediato alle attività militari nell’est dell’Ucraina e al «bagno di sangue» in corso. Oltre a ciò, Mosca e Kiev sarebbero «vicine ad un accordo sul gas», come ha detto lo stesso Putin secondo quanto riportato successivamente dalle tv russe.
obama alle commemorazioni del dday
Una giornata utile, carica di emozione, a tratti tesa come i volti Angela Merkel e Vladimir Putin in un albergo di Deauville, ma anche di sorrisi, con un clima da stadio per l’arrivo sulla spiaggia di Ouistreham di Obama e della regina Elisabetta. «Si è dato giusto spazio ai meriti dell'Armata Rossa nel ‘43-‘44 e questo può aver creato un clima di vicinanza tra tutti, compresi il presidente russo e quello americano», ha voluto sottolineare il presidente Giorgio Napolitano lasciando la Normandia.
Al raccoglimento delle cerimonie nei cimiteri militari ha fatto da contrappunto il fervore popolare per i vecchi reduci ultranovantenni bardati di medaglie, applauditi, coccolati da una folla festante in cui si mescolavano francesi, anglo-americani e anche alcuni tedeschi. Da queste parti, lo sbarco del 6 giugno 1944 è impresso nelle memorie di vecchi e giovani.
È l’inizio della liberazione, certo, ma anche la morte di 20 mila civili uccisi dai bombardamenti. Settimane di violenza, di tragedie e di gioia che si sono riflesse nelle numerose cerimonie di ieri, in quel continuo mettere i bambini venuti da venti paesi europei accanto ai veterani o ai capi di Stato e di governo, in quell’accavallarsi di solennità e di festa a suo modo riassunto dallo spettacolo celebrativo sulla spiaggia di Ouistreham.
Un inno alla riconciliazione con il vecchio soldato della Francia Libera di de Gaulle accanto al vecchio paracadutista della Luftwaffe, l’Inno alla gioia e l’esaltazione, un po’ naïf, della costruzione europea. E gli 8 mila invitati hanno partecipato a modo loro: l’applauso che ha accolto Angela Merkel al suo arrivo valeva almeno quanto i discorsi ufficiali.
Il pubblico ha detto la sua anche quando sui due grandi schermi sono state proiettate fianco a fianco le immagini di Obama e Putin sulla tribuna. Una doppia inquadratura maliziosa, accolta con applausi e fischi, ma che ha spinto i due a farsi un cenno, timido pegno di disgelo. Il presidente russo era visibilmente a disagio, rigido, il volto contratto. Attorniato da diciannove capi di Stato e di governo occidentali (Giorgio Napolitano è stato accolto da Hollande con molti gesti di affetto), Putin era isolato e al tempo stesso sapeva di poter cogliere l’occasione per riannodare il filo del dialogo. Tenuto a distanza dagli altri, imbronciato, ha ritrovato il sorriso solo quando Hollande ha salutato «il coraggio dell’Armata Rossa».
VLADIMIR PUTIN E BARACK OBAMA jpeg
Francesi e tedeschi lavoravano da giorni per sfruttare l’occasione della presenza in Normandia del presidente russo e di quello ucraino. Gli incontri di giovedì sera con Hollande e di ieri mattina con Merkel hanno convinto Putin a fare il gesto che tutti speravano: un colloquio di un quarto d’ora con Poroshenko e l’invio di un ambasciatore a Kiev per la cerimonia del suo insediamento, in programma oggi.
Non ancora un riconoscimento formale del voto del 25 maggio, ma un primo passo. Per il presidente ucraino Putin ha avuto addirittura gentili per l’antagonista Poroshenko: «Mi piace. Ha l’approccio giusto».
Secondo fonti francesi, le modalità di un cessate il fuoco potrebbero essere discusse nei prossimi giorni. A Berlino si parla di un vero e proprio piano per una possibile stabilizzazione, che comprende anche l’intesa tra Gazprom e la sua controparte ucraina. A questo primo passo ottenuto dal lavoro di francesi e tedeschi si è aggiunta la spinta del capo della Casa Bianca. A detta del presidente russo, lui e Obama avrebbero parlato non una ma «due volte, e in modo sostanziale».
Gli ha chiesto di riconoscere Poroshenko e di non aiutare più i separatisti filo-russi, ha spiegato Ben Rhodes, il suo consigliere per la sicurezza: «Se non lo fa, l’isolamento della Russia aumenterà. In caso contrario, ci sarebbero aperture per ridurre le tensioni».
2 - DA GUERRIERO A PACIFICATORE COSÌ LO ZAR CAMBIA REGISTRO
Attivisti pro Russia in Crimea
Anna Zafesova per “La Stampa”
Il giallo del giorno sulla costa della Normandia è la stretta di mano tra Vladimir Putin e Petro Poroshenko. La «Ukrainskaya Pravda», citando fonti dell’Eliseo, sostiene che c’è stata, l’inviato della Reuters non l’ha vista. Però il gesto - che per la diplomazia equivarrebbe a una sorta di riconoscimento di Kiev da parte di Mosca dopo mesi sull’orlo della guerra - avrebbe potuto anche succedere, visto che Putin solo due giorni fa aveva detto che la mano del suo collega ucraino «non era sporca di sangue».
Per il momento alla curiosità degli osservatori vengono consegnate pochi scatti - l’ucraino corrucciato, il russo che si atteggia a un mezzo sorriso - e una dichiarazione del portavoce di Putin, secondo il quale i due hanno convenuto sulla necessità di una soluzione politica e di un cessate-il-fuoco fra le parti.
L’ufficio stampa del Cremlino dedica grande attenzione agli spostamenti del leader russo nella sua prima uscita su un grande palcoscenico internazionale dopo la crisi di Crimea, seguendo meticolosamente le modalità, le circostanze e perfino i gesti fisici. Così, del saluto con Poroshenko viene specificato che si è «svolto in piedi», mentre le delegazioni si avviavano verso il castello per la colazione, e che a camminare accanto c’erano anche Angela Merkel e François Hollande.
Come a dire che si è trattato di un incontro casuale, non cercato, ma che l’occasione è stata colta al volo, secondo la promessa di Putin che in Francia «non sarebbe scappato da nessuno». Sul faccia a faccia con David Cameron della sera prima viene precisato che i due non si sono stretti la mano all’inizio, ma alla fine, «senza le telecamere». Con la Merkel e Hollande invece le mani sono state strette sotto i riflettori, mentre Obama è stato incrociato nei corridoi del castello, e la disposizione degli ospiti a tavola viene riportata da agenzie e tv.
Un gioco delle sedie che diventa un rompicapo per il protocollo e un’occasione per la propaganda del Cremlino per sottolineare che il contestato invito di Putin al D-Day è una dimostrazione che viene ancora accettato nell’alta società internazionale. Anche perché a quest’ora avrebbe dovuto essere il presidente russo a dedicarsi ad assegnare i posti al G8 a Sochi, la consacrazione del suo trionfo olimpico.
Invece il G8 è tornato G7, e in Normandia l’ospite russo fa capire di non voler disturbare, usa un linguaggio pacato, sopporta le umiliazioni del protocollo che lo mette a dieci poltrone di distanza da Obama, e si dimostra più colomba del suo ministero degli Esteri che solo poche ore prima aveva ribadito di non voler chiedere ai separatisti di Donetsk di deporre i kalashnikov. L’opportunità di riaprire un dialogo viene colta subito dal Cremlino e al ministro degli Esteri francese Fabius Putin confessa di avere qualche influenza «anche se non totale» sui guerriglieri filo-russi.
Due mesi fa a Mosca si parlava di spaccare l’Ucraina in due e Putin minacciava di far intervenire le truppe in quello che sembrava l’inizio di una rifondazione dell’Urss. Oggi - mentre l’esercito ucraino sta lentamente ma inesorabilmente riconquistando le zone ribelli di Lugansk e Donetsk - l’ambasciatore russo tornerà a Kiev per partecipare insieme a più di 50 delegazioni da tutto il mondo all’entrata in carica di Poroshenko.
Barack Obama chiede di fermare la violenza in Ucraina
Segnali di distensione, ma a portarli non è tanto l’aria del mare di Bénouville quanto quella di Crimea. La penisola annessa rischia di pesare parecchio sul bilancio: solo i costi del ponte che dovrebbe collegarla alla Russia sono già lievitati a quasi 8 miliardi di euro. E nonostante la Banca Centrale neghi il ruolo della Crimea nell’inflazione schizzata a maggio al 7,6%, con rincari pesantissimi sui generi alimentari come carne e burro, è probabile che sia colpa anche delle guerre commerciali con l’Ucraina e l’Europa che forniscono buona parte del mercato russo.
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