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Anna Zafesova per "La Stampa"
Dal lancio dei pomodori all'arresto sul palco di un comizio, la campagna elettorale di Alexei Navalny è sempre più una corsa ad ostacoli. A due settimane dalle elezioni del sindaco di Mosca le autorità per la prima volta sono passate dai dispetti a un attacco frontale, interrompendo domenica sera un comizio dell'oppositore nel parco Sokolniki alla periferia Nord della capitale e portandolo via.
Un'ora dopo il blogger è stato rilasciato senza accuse, mentre altre dieci persone, tra cui i tecnici che avevano montato il palco, sono state incriminate per «apparizione in pubblico in stato di ebbrezza» e «danneggiamento delle aiuole». Per Navalny sono «segnali di panico» del municipio - guidato dal suo principale avversario Serghei Sobianin - di fronte a 7 mila persone accorse a sentirlo, e «non ha senso cercare una spiegazione razionale».
Ma non è la prima volta che la polizia interviene nella campagna elettorale: due settimane fa, su denuncia di Nikolai Levichev, candidato sindaco dal partito Russia Giusta, gli agenti hanno abbattuto la porta di un appartamento nel centro di Mosca definito «il quartier generale clandestino di Navalny», portando via tre volontari dell'associazione «Fratelli di Navalny» e pacchi di volantini «illegali».
La campagna elettorale, che doveva riconfermare in un voto anticipato l'uomo del Cremlino Sobianin, e che vede coinvolti dieci candidati tra cui il leader dell'opposizione storica di Yabloko, Serghei Mitrokhin, e uno dei leader del Pc, Igor Melnikov, è diventata ormai una partita «Navalny contro tutti». Sobianin guida i sondaggi con un 63-65%, e l'obiettivo dell'oppositore - in attesa del processo di appello sulla condanna a 5 anni per frode che potrebbe portarlo in carcere subito dopo il voto - è strappare il ballottaggio.
Mentre i sondaggi ufficiali non gli assegnano più del 15%, la mobilitazione delle autorità contro l'uomo che ha coniato il tormentone «partito dei ladri e dei cialtroni» per i putiniani di Russia Unita sembra far pensare che venga considerato un pericolo.
L'oppositore non ha potuto collocare i suoi manifesti elettorali, e gli incontri con gli elettori sono un terreno minato. A uno gli hanno tirato dei pomodori, a un altro un gruppo di ragazzi ha cercato di staccare il generatore per poi rifugiarsi dietro le spalle dei poliziotti chiamati a risolvere l'incidente, mentre impietose inchieste su YouTube mostrano sempre le stesse signore (identificate come impiegate del Comune) contestare il blogger.
Questo senza contare le accuse di finanziamenti dall'estero, sulle quali sta indagando la magistratura. Scontato, poi, il rifiuto del Comune - guidato da Sobianin - di autorizzare un maxi-comizio in centro nell'ultimo giorno di campagna elettorale.
Il blogger risponde spiegando il suo programma anti-corruzione battendo a tappeto cortili, piazze e parchi, con 3-5 incontri giornalieri, e fa affidamento su una capillare rete di volontari organizzata via Internet, che gestisce i banchetti mobili del volantinaggio, i famigerati «cubi», distribuisce giornali in metropolitana, monitora condominio per condominio la presenza di manifesti (spesso strappati dagli addetti comunali) e raccoglie milioni di rubli di donazioni.
Una sfida che tra due settimane mostrerà il peso reale dell'opposizione nata due anni fa sulle piazze di Mosca, e trasformerà Navalny o in un detenuto o nel leader carismatico di una protesta che non sarà più solo «virtuale».
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