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FLASH! - SIAMO UOMINI O GENERALI? PER L'OTTUAGENARIO CALTAGIRONE LA CATTURA DEL LEONE DI TRIESTE E'…
1 - IL PROF CHE AMA LE ALLIEVE INDAGATO PER LA MORTE DI UNA DICIOTTENNE
Andrea Garassino per "La Stampa"
L'inchiesta che ha portato all'arresto di Valter Giordano, 57 anni, ultra stimato professore di Saluzzo, per i rapporti sessuali, per le fotografie pedo-pornografiche scattate con due sue allieve, minorenni, parte da molto più lontano. Esattamente dal 2004, quando una ragazza si tolse la vita. Era sua allieva. Il suo nome era Paola Vairoletti, aveva 18 anni.
Lui, il professore più amato di Saluzzo, «colto» e «passionale», la conosceva molto bene. Dopo di lei altri studenti di quell'Istituto Socio Pedagogico di Saluzzo e di una scuola d'Arte Bertoni si tolsero la vita in una catena spaventosa, proseguita fino al 2011.
Quando, dopo la morte di Paola, il professore fu interrogato dai carabinieri, non raccontò nulla di fondamentale. Anzi, rimase sul vago. Lo spiega bene il giudice per le indagini preliminari di Saluzzo, nell'ordinanza che ha portato in carcere il docente. E nella quale si svela anche che il «prof» è indagato per istigazione al suicidio. Di Paola. Ecco, da qui, scavando su questa storia si è scoperto che Valter Giordano aveva avuto più di una relazione con studentesse minorenni.
E allora tutto torna. Tutto si lega. A Saluzzo qualche mese fa esplose il caso delle ragazze morte suicide. Si parlò di Satanismo, di riti. Di Paola Vairoletti e di altri ragazzi ancora. La Procura ammise: «Stiamo indagando». Ma tutto finì lì.
Ecco, allora bisogna ripartire da qui, da questa morte. E da quel primo interrogatorio: «La conoscevo in modo superficiale». Poco dopo il decesso fu trovata una lettera di lei con il nome dell'amato professore sulla busta. Ma Valter Giordano fu richiamato dai carabinieri soltanto nel maggio 2012: «Ci spieghi il perché di tutto questo».
Allora, e solo allora, consegnò un fascio di lettere grosso così di quella sua allieva. Documenti importanti nei quali lei annunciava la voglia di farla finita. Ed era molto di più di uno sfogo. Era la disperazione dell'anima. Era il baratro. Dal quale lui, che sapeva tutto, non ha fatto i passi opportuni per salvarla. Di qui l'avviso di garanzia per «induzione al suicidio».
Ma c'è di più. Il professore aveva catalogato e datato «di suo pugno» per citare le esatte parole del gip nell'ordinanza che lo ha portato in carcere - tutte quelle lettere. Perchè? E già qualcuno si domanda se lui, il prof, non sapesse dove era andata a nascondersi Paola, per due giorni, prima di togliersi la vita gettandosi da un torrione.
E siamo ormai nel 2013. Per chiarire questo episodio il docente viene indagato. Partono le intercettazioni ambientali e telefoniche. E arriva un'altra sorpresa inquietante. A casa dell'insegnante viene sequestrata una scatola, con la foto della giovane morta nel 2004 attaccata sul coperchio, l'articolo de La Stampa che ne annunciava la morte e un altro dal titolo «Maestri e allieve, strane coppie» che faceva riferimento ad un'opera di copia di lettere scritte dalla vittima alla famiglia, alla classe che frequentava e allo stesso docente.
Inoltre, un'agenda dove Giordano annotava i fatti dei giorni di quel 2004. Il 7 dicembre scrisse: Paola è morta suicida, il corpo è all'acquedotto di Savigliano. Ora l'avvocato del professore, Enrico Gaveglio, mette le mani avanti: «Il professore mi ha assicurato che aveva sempre informato la famiglia della ragazza dei suoi pensieri e dei suoi turbamenti». Compresa la volontà di togliersi la vita.
Con le intercettazioni, ascoltando le telefonate del professore viene fuori un intreccio di rapporti amorosi. Un torrente di sms, di telefonate al limite del decente. I numeri aiutano a comprendere: nella relazione durata due anni e 8 mesi ci sono stati 57 mila contatti, cioè 106 tra telefonate e sms al giorno.
Con l'altra allieva, sua «amante» per 15 mesi ci sono stati 17 mila contatti: 88 al giorno. Le due ragazze vengono sentite. Si incaricano psicologi di fare perizie e gli inquirenti arrivano a una prima conclusione: «Con abuso di autorità e comunque abusando delle condizioni di inferiorità psichica le costringeva» al suo volere.
L'ordinanza di custodia racconta una storia complessa. Fatta di affetto, certo, ma anche molto carnale. Fin troppo. I messaggini sul cellulare sono più che espliciti, le intercettazioni - anche ambientali - non lasciano spazio a molti dubbi. Anzi. E il giorno dopo Ferragosto il professore che recitava Dante a memoria, è finito in galera. Salvo poi andare agli arresti domiciliari dopo pochi giorni. Arrivano le lettere di solidarietà Di affetto di stima: «Una sbandata può succedere».
Ma adesso si apre un nuovo scenario. E sullo sfondo resta il suicidio di quella ragazza del 2004 tanto che il gip nell'ordinanza scrive: «à probabile che i rapporti con la suicida siano stati simili a quelli» e cita le due allieve.
2 - NON UNA PAROLA SPESA PER DIFENDERE QUELLE RAGAZZE FRAGILI
Pierangelo Sapegno per "La Stampa"
Nessuno le conosce, per fortuna. Nemmeno noi. Perché negli abissi dell'assenza che raccoglie questa torbida storia, loro non sono soltanto le vittime più deboli, ma anche quelle che mancano, nelle parole e nei pensieri degli altri, nella ricerca della verità , dimenticate dal senso di giustizia nelle stradine sotto i portici, nelle loro complicate solitudini, nella finta e opprimente serenità della provincia.
Perché se è vero che il professore alla fine sembra uno di quei personaggi di Simenon prigioniero della sua anima, dentro al velo opaco di questa piccola città dove ogni significato può essere dubbio e sfuggente, loro sono molto più importanti e molto più fragili, in balia di una giustizia a volte sorda e di tutti gli squali della cronaca. Eppure, nella strana storia del professor Valter Giordano, lo stimatissimo insegnante che sarebbe andato a letto con le sue allieve, nessuno ha levato una voce in loro favore. Neppure lui, che le ragazze hanno difeso così strenuamente.
Nel silenzio di questa piccola città , fra la macelleria Giordano e la piazza Dante Alighieri con il monumento a Giambattista Bodoni così pulito da sembrare appena lucidato, che cosa è rimasto della loro sconfitta, se non la paura per le loro debolezze, come ripete adesso la preside Alessandra Tugnoli, invitandoci «alla massima attenzione, alla prudenza, mi raccomando»? Ma se non c'è un peccato che riguarda anche loro, che cosa hanno perso e che cosa devono ancora pagare?
Nelle pagine dell'ordinanza, secondo la Procura, il professore «approfitta delle loro condizioni di inferiorità psichica per indurle a degli atti sessuali». E questi rapporti costituirebbero «il prezzo per mantenere l'interesse dell'uomo che rappresenta ai loro occhi una figura di riferimento fondamentale».
Questa è l'accusa che parla. Ma poi una delle due ragazze confessa che «qualche volta il professore mi ha anticipato la traccia dei temi di italiano. Questo in genere alla fine, dopo che stavamo assieme. Oppure mi dava qualche input sui temi di storia. Devo però dire che per lo più era una paura mia in quanto pensavo che se avessi smesso di vederlo avrebbe potuto reagire male...».
Patrizia De Rosa, medico specialista in psichiatria e psicoterapeuta dell'età evolutiva, sostiene che probabilmente il rapporto con il professore dava a una di loro «una maggior sicurezza e le comportava una riduzione dei sentimenti di svilimento di sé». Cioè, stando assieme a lui, si sentiva più forte.
E anche per l'altra ragazza «si ravvedono elementi di inferiorità psicofisica rispetto al docente». Una di loro quando le hanno chiesto se voleva costituirsi parte civile ha detto di no, «perché io ero innamorata». L'altra riconosce di «essere impazzita e di essere stata fuori di testa nel periodo iniziale e in seguito».
Fino a qui siamo ancora nel campo dell'insondabile. Ma se non ci fosse stata costrizione, qual è il limite morale e anche penale - di un rapporto fra l'insegnante e la sua allieva? Chi è che lo vuole e chi lo impone? La cosa che più ci colpisce è che non c'è stata una voce che non si sia alzata in difesa del professore. E nessuna, invece, per comprendere le ragazze, per spiegare e capire la loro sofferenza. Non mancano solo loro da questo posto con i portici e i ragazzi seduti oziosamente al bar Beppe, mancano anche le voci che le proteggano, che le aiutino.
Durante il loro rapporto, una spiega che aveva «sempre dato del lei al professore», anche mentre stavano assieme, «sentendo un certo timore, come se vi fosse una barriera fra di noi». à come se quella barriera restasse pure dopo le pagine di questa tragedia che la vita sta scrivendo, come se ne scrivono ogni giorno in ogni parte del mondo. Il fatto è che non c'è niente di più lontano del potere, di qualsiasi potere, anche quello di un adulto, anche quello di una persona che conosce molte cose più di te.
Per questo, adesso, Saluzzo sembra solo la quinta di una scena senza volti, solo un banco di cirri illuminati dal sole che si inarca verso il Monviso e sembra portare su nel cielo scaglie di vernice bianca, come se sopra di noi, anche in giorni come questo, la luce avesse qualcosa di candido da farci vedere. Alla fine, è proprio questo che ci chiediamo.
Che cosa non possiamo fare agli altri che abbiamo il potere di fare? Ci sono degli anni nella vita di una persona in cui si è più puri, in cui quello che ti viene insegnato, o imposto, resta come un marchio indelebile per tutto il tuo tempo? Anche un uomo può far del male.
Il professore, dalla sua casa famiglia qui vicino, avrà una finestra dove guardare, oltre il sole nascosto dietro le lenzuola di nuvole, e vedrà tutta questa gente che passa come una processione. Una di quelle processioni della domenica, dove ci sono tutti meno che Dio.
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