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Nicola Lombardozzi per “la Repubblica”
La Crimea andava assolutamente riannessa alla Russia, anche a costo di una guerra nucleare. Lo ammette lo stesso Vladimir Putin nella lunga intervista mandata in onda ieri sera dalla tv nazionale: «Eravamo pronti ad attivare il nostro sistema di armamenti nucleari se gli Stati Uniti e i loro alleati avessero cercato di intervenire». Nessuno intervenne, al di là di moniti e sanzioni economiche.
«Credo che nessuno — ha concluso Putin — abbia voglia di innescare un conflitto mondiale». È questa la rivelazione più scioccante di un programma fatto apposta per celebrare l’anniversario della annessione della Crimea sancita con il referendum popolare del 16 marzo 2014 e trasmesso ieri sera in prima serata dopo un lungo battage pubblicitario.
I russi hanno sentito direttamente dal loro presidente una versione dei fatti in gran parte già nota: «A Kiev si era verificato un golpe orchestrato dagli Usa per sottrarre l’Ucraina alla nostra sfera di influenza»; «venimmo a sapere che c’era un piano per l’eliminazione fisica del presidente Janukovich»; «decidemmo allora di operare per riprenderci la Crimea che appartiene storicamente alla Russia»; «inviammo truppe a disarmare i reparti dell’esercito e della Marina ucraina nella penisola».
Parole che, lo dicono i sondaggi, hanno l’approvazione di oltre l’80 per cento della popolazione russa. Il programma non è comunque riuscito a cancellare le preoccupazioni e le fantasticherie provocate dalla prolungata assenza del presidente. È stato infatti realizzato nel corso degli ultimi otto mesi con una serie di brevi dichiarazioni registrate al Cremlino e poi montate con immagini di quei giorni e filmati storici. Il tutto condito con musiche da film di guerra e una voce fuori campo che racconta con toni drammatici i punti salienti della vicenda. Il titolo, Crimea, il ritorno a casa, è perfettamente in linea con lo stile militar-patriottico che sta caratterizzando in questi mesi i media ufficiali russi.
Dal 5 marzo a ieri Putin si è visto solo in tre foto “ufficiali” che lo ritraggono con il capo della Corte suprema. Le voci continuano. L’ultima si riferisce a un “mago” dell’ortopedia giunto da Vienna per “sbloccare” il presidente paralizzato da un acuto di mal di schiena. Restano nell’aria però i sospetti su una forte tensione interna tra i “falchi” e le “colombe” del regime.
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