DAGOREPORT - BENVENUTI AL “CAPODANNO DA TONY”! IL CASO EFFE HA FATTO DEFLAGRARE QUEL MANICOMIO DI…
Ilario Lombardo per “la Stampa”
Il capo politico del M5S, che è anche ministro del Lavoro, che è anche ministro dello Sviluppo economico,non si è dimenticato di essere pure vicepremier. E se è uno e trino (tenendo conto solo dei ruoli di governo) tre saranno anche le stanze di lavoro. Non solo i due vicinissimi ministeri che affacciano su Via Veneto e su cui lui ha costruito un immaginario ponte che vorrebbe mettere in connessione lavoratori e imprese (queste ultime in realtà un tantino arrabbiate con lui). Ora Di Maio ha pure una stanza tutta per sé a Palazzo Chigi. Al terzo piano.
LUIGI DI MAIO GIOVANNI TRIA GIUSEPPE CONTE
In realtà c'è stato chi per lui e per il suo omologo leghista Matteo Salvini ha chiesto di avere due stanze al primo piano, dove ci sono quella del presidente del Consiglio Giuseppe Conte e quella del sottosegretario Giancarlo Giorgetti, per evitare le scale o l'ascensore, e rendere più facile lo scambio con i vice. Ma sapeva un po' troppo di commissariamento del premier e poi il protocollo e la tradizione sono chiari: quando un governo è fornito di vicepremier è al terzo piano che viene subito destinato.
Ed era dal 2013, dai tempi di Enrico Letta e Angelino Alfano, che un presidente del Consiglio non aveva un vice. In questo caso sono due, e tutti e due si sono dovuti accontentare. I funzionari hanno spiegato che al primo piano proprio non si poteva e Conte ha evitato che l'accerchiamento arrivasse a pochi metri dalla sua porta.
Così Palazzo Chigi si sta facendo un po' affollato, anche perché il ministro Di Maio ha portato con sé i collaboratori del vicepremier Di Maio.Non che in passato si facesse diversamente, visto che nessuno lo vieta. Al suo fianco a Palazzo Chigi ci saranno amici di vecchia data e di più recente attivismo nel M5S.
Dopo l' attivista ventiseienne Assia Montanino, sempre da Pomigliano, dov' è stato candidato sindaco nel 2017 e dunque tuttora consigliere comunale non con il M5S ma sotto il suo personale Gruppo De Falco (fonte comune di Pomigliano), arriva Dario De Falco, amico d' infanzia, come capo della segreteria. Sempre a Palazzo Chigi con lui e non al Mise ci sarà Pietro Dettori, ex Casaleggio Associati, braccio destro di Davide Casaleggio nell' Associazione Rousseau. Entrambi erano nel comitato elettorale di Di Maio. L' altra casaleggina doc Cristina Belotti farà la spola con lo Sviluppo economico.
Ma un' altra delle novità più rilevanti nel palazzo del governo sarà il coordinamento dei portavoce. I primi due mesi sono stati caratterizzati quasi sempre dalla stessa dinamica: Salvini dice un cosa, sferza nuovi e antichi avversari sui social o sulle agenzie, e succede che gli altri ministri devono correre ai ripari e Conte è costretto a usare tutte le sue doti di diplomazia per smorzare gli effetti di parole e toni del leghista. La fotografia che spesso ne è uscita è di una divisione, se non di un vero e proprio scontro.
Il caso della nave Diciotti è l' esempio più eclatante: l' uscita del ministro dei Trasporti Danilo Toninelli, che ha detto di tenere aperti i porti ai migranti salvati dal naufragio nel Mediterraneo, quando Salvini aveva poco prima annunciato che nessuno avrebbe attraccato in Italia.
I titoli dei giornali il giorno dopo hanno tutti raccontato la spaccatura nel governo e la lite tra ministri. Salvini ha chiesto come mai e gli è stato spiegato che è così quando ognuno dichiara per sé, ma con stili e toni diversi, soprattutto quando i partiti nel governo sono due ed entrambi si muovono a gomiti alti per conquistare l'egemonia sul consenso popolare. Per correre ai ripari, Iva Garibaldi, portavoce di Salvini e Rocco Casalino, portavoce di Conte ma con un occhio sempre a Di Maio e al M5S, hanno deciso di creare una «cabina di regia» per tamponare le divisioni tra i ministri e le esternazioni in palese contraddizione.
Una trovata che piace molto a Conte, che spera così di poter, se non proprio scongiurare l'intemperanza di Salvini, almeno di evitare i continui soccorsi per preservare le apparenze di un gruppo armonioso e coeso. Raccontano che Toninelli confida di essere «sempre d' accordo con Salvini» e che il leghista ha più volte ripetuto: «Dicono tutti che io sono il cattivo, ma non sono nulla al confronto di Danilo»
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