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Ilario Lombardo per “la Stampa”
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Non c’è solo Alessandro Di Battista nell’orizzonte delle ostilità di Beppe Grillo. Da settimane, nel retrobottega del Movimento, si sta consumando un duello tra il comico genovese e Davide Casaleggio. Uno scontro dal quale dipende anche il destino di Giuseppe Conte.
Nelle puntate precedenti dell’epopea grillina è stato raccontato su questo giornale quanto ormai sia diffusa l’animosità nei confronti del figlio di Gianroberto, sempre più detestato dai parlamentari, isolato da chi lo incensava, ai margini delle decisioni del governo.
beppe grillo davide casaleggio giuseppe conte 2
Deputati e senatori, sotto la regia dei ministri 5 Stelle, vogliono strappargli dalle mani il controllo della piattaforma Rousseau e Giuseppe Conte ha chiesto esplicitamente di tenerlo lontano dalle nomine delle partecipate che ci state nei mesi scorsi. Il premier non si fida, considera incestuoso il rapporto con la Casaleggio Associati che fa affari privati, intessendo rapporti con le aziende.
Il pressing, andato a vuoto, di Davide su alcune autority e alcuni Cda, è stato il momento che ha segnato la frattura con il governo. Il coronavirus ha fatto il resto: ha depotenziato e spento Rousseau, e rinviato a data da destinarsi il congresso che avrebbe dovuto nominare il futuro capo politico del M5S.
Indebolito su tutti i fronti, Casaleggio jr ha pensato di sfruttare il ritorno in scena di Di Battista. L’asse con lui è stata la classica convergenza di interessi e di delusioni. Entrambi, per motivi differenti, chiedevano un voto immediato sul capo politico. Ed è stato Grillo a fermarli quando ha deciso, forte del ruolo di garante del M5S, di allungare il mandato pro-tempore di Vito Crimi.
pauli grillo di maio casaleggio
Prima di farlo si è confrontato e scontrato con Casaleggio minacciando addirittura di tornare a guidare di persona il Movimento. Ancora: Casaleggio voleva votare in piena emergenza sanitaria, e voleva mettere in votazione persino le nomine. Anche qui: Grillo, spronato da Conte e da Crimi, ha bloccato tutto.
beppe grillo davide casaleggio 7
In un certo senso, il comico vuole conservare lo status quo e mantenere intatto il ruolo del premier. E per questo è andato su tutte le furie quando Di Battista ha detto in tv che se Conte ambisce alla guida del M5S dovrà candidarsi come tutti. In un progetto alternativo al populismo di destra, dove il M5S è solidamente parte organica del centrosinistra, Conte, agli occhi del fondatore, ne è la guida naturale.
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Il premier, da parte sua, dice che una volta finita l’esperienza a Palazzo Chigi tornerà «a fare l’avvocato». Deve dirlo anche per raffreddare il clamore del dibattito nato attorno al suo futuro. Nei suoi piani, al momento, non c’è alcun partito. Vogliono ritagliargli un ruolo nel M5S, «un po’ alla Prodi un po’ alla Berlusconi» dicono. Da federatore, con un occhio sempre anche al Quirinale.
beppe grillo davide casaleggio
Sente che il Pd ne teme l’ascesa, se questo vorrà dire pescare nell’elettorato dem. Detto questo, comunque al premier non ha fatto piacere sentirsi dire da Di Battista e da Di Maio che deve iscriversi al più presto nel M5S. «È tutto troppo prematuro – confessa in queste ore ai collaboratori - Se sarà, sarà nel 2022». Prima delle prossime elezioni.
Ecco perché anche Grillo, incenerendo Di Battista, ha parlato di tempismo sbagliato. E pensare che esattamente un anno fa, il comico genovese arrivò a proporre a Casaleggio di mettersi alla testa dei grillini.
LUIGI DI MAIO A SABAUDIA CON LA FIDANZATA VIRGINIA SABA
La figuraccia europea e la snervante competizione quotidiana con Matteo Salvini aveva ridotto ai minimi la fiducia in Di Maio. I rapporti del comico con Conte si sono intensificati dopo che ad agosto, in piena crisi politica, piombò con un comunicato per silenziare Di Maio e per spingere il M5S all’alleanza con il Pd.
Da allora la tesi di Grillo si è rinforzata ogni giorno di più e nei momenti più difficili, ogni volta che le insidie partivano dall’interno del Movimento, il garante si è trasformato nel bodyguard del premier.
In questi ultimi due mesi ha passato molto tempo al telefono. Ha sentito varie volte Roberto Fico e Crimi. Si è fatto raccontare cosa stava succedendo anche da altri esponenti di primo piano. E si è convinto che le mosse di Di Battista fossero finalizzate alla destabilizzazione del governo con la complicità di Casaleggio.
Davide vuole subito un capo politico, Grillo ha fatto sapere di essere contrario e di preferire un organo collegiale (da chiamare direttorio, segreteria, ufficio politico, politburo, si vedrà). Davide non vuole derogare alla regola che vieta il terzo mandato, Grillo invece non è così sfavorevole all’ipotesi di superarla.
Anche di Di Maio il comico si fida poco. Crede che pure il ministro degli Esteri stia in qualche modo insidiando Conte. E attende le sue mosse. Ieri, nel pieno della bufera, l’ex capo politico ha trovato riparo negli equilibrismi de mediatore. Ha fatto appello all’unità ma ha già detto ad alcuni dei suoi fedelissimi di tenersi pronti.
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