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IL CONSIGLIO EUROPEO DEL 18 GIUGNO NON DECIDERÀ AFFATTO IL RECOVERY FUND
Dagospia 25 maggio 2020
RECOVERY FUND AI TEMPI SUPPLEMENTARI I FALCHI DEL NORD SI METTONO DI TRAVERSO
Antonio Pollio Salimbeni per “il Messaggero”
Continua il lavorìo politico diplomatico per preparare la riunione dei capi di stato e di governo di venerdì per videoconferenza. Probabilmente sarà l'ultima on line perché la riunione successiva, il 9 o il 10 luglio, si terrà nella capitale belga. E così anche il terzo incontro che secondo molti sarà necessario per sciogliere l'intricata matassa bilancio Ue-pacchetto finanziario anticrisi.
Circolano voci preoccupate sulla possibilità che non sia sufficiente un mese e mezzo per chiudere la partita sulle due poste strettamente legate tra loro: il pacchetto Next Generation Eu, di cui fanno parte il Recovery Fund e gli altri canali di finanziamento degli Stati, è infatti ancorato al bilancio 2021-2027 sia per le garanzie necessarie per la più massiccia emissione di obbligazioni comunitarie della storia della Ue (750 miliardi di euro) sia per procedure e obiettivi generali di spesa.
La riunione di venerdì sarà interlocutoria, si ripresenteranno i fronti che si sono solidificati negli ultimi giorni. I leader del Sud a difesa della proposta della Commissione, attenti a impedire una sforbiciata al volume finanziario e a evitare una stretta alle già precise condizioni su tempi di decisione e realizzazione degli investimenti e delle riforme.
GIUSEPPE CONTE URSULA VON DER LEYEN
Su quest'ultimo fronte, a quanto risulta, sarà particolarmente attenta l'Italia: al di là delle dichiarazioni governative sulla volontà di cogliere l'occasione degli aiuti Ue in una misura mai vista prima (probabilmente superiore a 200 miliardi tutto compreso, cioè sovvenzioni a fondo perduto, prestiti, le operazioni della Bei) in aggiunta ai finanziamenti classici del bilancio Ue, più di una preoccupazione a Roma sulle condizioni previste da von der Leyen c'è.
Basti pensare che le riforme vanno attuate entro quattro anni e gli investimenti realizzati in sette. all'altra parte, il fronte degli stati «frugali»: Olanda, Austria, Svezia e Danimarca che mirano a spostare l'equilibrio delle dotazioni finanziarie sui prestiti (ora pesano per un terzo mentre le rappresentano due terzi del pacchetto da 750 miliardi); a stringere la condizionalità e supervisione; a ridurre l'ammontare del bilancio Ue, ora proposto a 1100 miliardi.
Non a caso la commissaria alla coesione Elisa Ferreira nota: «Non possiamo fronteggiare la crisi con un bilancio pari all'1% del reddito nazionale lordo dei 27 stati, non c'è paese al mondo in cui il bilancio pubblico valga l'1% della sua ricchezza». Il premier Giuseppe Conte ribadisce che «in questo momento non c'è necessità di attivare il Meccanismo europeo di stabilità».
bambini tornano a scuola in danimarca
Tuttavia si sa benissimo che il grosso degli aiuti Ue non sarà canalizzato solo a partire dai primi mesi dell'anno prossimo e non al massimo della velocità. Del nuovo pacchetto finanziario anticrisi per tutta la Ue saranno disponibili quest'anno solo 11,5 miliardi perché le risorse a copertura nel bilancio Ue 2020 sono limitate. Ciò significa che l'Italia può contare su 20 miliardi di Sure (prestiti per sostenere le casse integrazioni nazionali) e su 30-40 miliardi dai prestiti Bei alle pmi. Se queste sono le cifre, non avere a disposizione 36 miliardi dei prestiti del Mes a un costo prossimo allo zero potrebbe non risultare indifferente.
ursula von der leyen incontra giuseppe conte a palazzo chigi 23
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