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Maurizio Molinari per “la Stampa”
Da quando Salman è divenuto re in Arabia Saudita le condanne a morte si sono moltiplicate fino al punto da mettere a nudo la carenza di boia per eseguirle e il governo è ora obbligato a mettere inserzioni pubblicitarie per reclutarne di nuovi.
A descrivere quanto sta avvenendo dentro il regno wahabita sul fronte della pena capitale sono i recenti rapporti di Amnesty International e Human Rights Watch: le condanne a morte eseguite nell’anno corrente sono già 85, rispetto al totale di 88 dello scorso anno, e i tribunali continuano a decretarle ad un ritmo crescente.
Fino al punto che ve ne sono 8 da eseguire per le quali mancano «sciabolatori qualificati» ovvero i boia. Poiché l’insediamento del nuovo sovrano è avvenuto il 23 gennaio ciò significa che il suo regno ha una media di 20,7 decapitazioni al mese rispetto alle 7,3 del predecessore Abdallah nel 2014. Ciò significa che l’Arabia potrebbe terminare l’anno scalando la macabra classifica delle esecuzioni che l’ha vista concludere il 2014 al terzo posto, dietro a Cina e Iran ma davanti a Iraq e Usa.
DECAPITAZIONE IN ARABIA SAUDITA
L’ACCELERAZIONE
Sul perché dell’accelerazione delle condanne a morte vi sono diverse interpretazioni. Adam Coogle, ricercatore di Human Rights Watch sull’Arabia, afferma che «38 di quelle eseguite si devono a reati di droga» e ciò porta a suggerire una maggiore infiltrazione di trafficanti di stupefacenti nel regno ovvero un campanello d’allarme sull’aumento di corruzione e disagio nelle nuove generazioni. Fonti diplomatiche a Riad sostengono invece che si tratta di una conseguenza di «nuove nomine nel sistema giuridico» che avrebbero riempito vuoti e favorito elementi ultraconservatori con il risultato di risolvere con la pena capitale un cospicuo numero di casi pendenti.
BOIA AL LAVORO IN ARABIA SAUDITA
Sui media arabi del Golfo l’interpretazione che prevale si lega infine «guerra ai terroristi» ovvero al pugno di ferro contro i gruppi jihadisti coordinato da Muhammed bin Nayf, ex ministro dell’Interno e designato proprio da Salman nuovo erede al trono.
AMPUTAZIONI E SHARIA
Quale che sia la genesi dell’accelerazione, in risultato è l’inserzione pubblicitaria con cui il ministero del Servizio Civile mette in palio 8 posti di boia, spiegando che «dovranno applicare la Sharia e lavorare molto duro» decapitando nelle pubbliche piazze. Al punto che l’incarico di «funzionario religioso» prevede «fare pratica amputando arti» ai condannati a pene minori. Anche qui si tratta di un indicatore sull’inasprimento dell’applicazione della Sharia perché finora i giudici sauditi esitavano a ordinare amputazioni di mani ai ladri. Sulla remunerazione dei boia il bando non dà dettagli ma nella provincia di Qassim, a Nord della capitale Riad, il «premio» previsto sono 1000 dollari Usa per ogni testa mozzata.
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