DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
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Il volo PR8011 da Manila balla un po’ ma atterra alle 8,53 del mattino, tre quarti d’ora prima del previsto per anticipare «Amang», il tifone o la tempesta tropicale - secondo i punti di vista - arrivato a Tacloban, nell’isola filippina di Leyte. Raffiche di vento, pioggia, caldo umido. La talare bianca del Papa si infradicia appena sceso dall’aereo, pure a lui fanno indossare sulla veste l’impermeabile giallo di plastica trasparente distribuito alle centinaia di migliaia di persone arrivate per la messa all’aeroporto. Del resto questo è niente, per la gente del posto. Qui, la mattina dell’8 novembre 2013, il tifone Yolanda fece diecimila morti e distrusse tutto, anche l’aeroporto è stato ricostruito.
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Chi è rimasto nell’isola sta qui, sotto l’acqua e nel fango, i volti seri. La pioggia batte sulla Madonna col Bambino di fronte all’altare. Molte donne piangono. Francesco aveva preparato un testo scritto in inglese ma non lo legge. Guarda la gente e dice l’omelia a braccio, in spagnolo. «Quando ho visto da Roma questa catastrofe, sentii che dovevo stare qui. In quel giorno ho deciso di fare il viaggio qui. Io sono venuto qui per stare con voi. Un po’ tardi mi direte, in verità. Però ci sono, sono qui».
Un sacerdote traduce in inglese, il Papa prosegue spontaneo nella sua lingua madre. «Sono qui per dirvi che Gesù è il Signore, che Gesù non ci delude... Potreste dirmi: Padre, a me ha deluso perché ho perduto la mia casa, la mia famiglia, quello che avevo, ora sono malato.... È vero ciò che mi dite e io rispetto questo sentimento, però allo stesso tempo Gesù è sulla croce e da lì non ci delude».
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«TANTI DI VOI HANNO PERSO TUTTO. MA IL SIGNORE SA COSA DIRVI»
È una meditazione sul dolore altissima, quella di Francesco. Alza lo sguardo assorto e dice: «Tanti di voi hanno perso tutto. Io non trovo le parole. Non so cosa dirvi. Ma il Signore sa cosa dirvi. Tanti di voi hanno perso famiglia, amici. Io rimango in silenzio e vi accompagno con il mio cuore. In silenzio. Tanti di voi si sono chiesti guardando a Cristo: perché Signore? A ciascuno il Signore risponde nel cuore dal suo cuore». E ancora: «Non ho altre parole da dirvi. Guardiamo a Cristo, lui è il Signore e lui ci comprende perché è passato per tutte le prove che attraversiamo».
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Il Papa indica una statua della Madonna con Bambino davanti a sé: «Sotto la Croce, unita a lui, c’era la Madre. Noi siamo come bambini che nei momenti di dolore non capiscono niente. Solo, ci viene da darle dare la mano, aggrapparci alla sua mano e dirle: mamma. Come un bambino quando ha paura: mamma! È forse l’unica parola che può esprimere ciò che sentiamo nei momenti oscuri: madre, mamma».
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Il Papa ha invitato a pregare in silenzio, e poi: «Non siamo soli, abbiamo una Madre, abbiamo Gesù, nostro fratello maggiore. Non siamo soli. Abbiamo anche molti fratelli che in questa catastrofe sono venuti ad aiutarci, pure noi ci sentiamo più fratelli perché ci siamo aiutati l’un l’altro».
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La stessa esortazione ripetuta al termine della messa: «Grazie, Signore, per essere con noi oggi, grazie perché condividi il nostro dolore. Grazie Signore perché ci dai speranza, grazie Signore per la tua grande misericordia. Signore, fa’ che non ci rubino la speranza!». Il Papa ha poi incontrato vescovi e religiosi nella cattedrale di Palo, dove si sta costruendo il «Centro Papa Francesco per i poveri». Un programma accelerato come il rientro a Manila: la partenza del volo papale è stata anticipata per evitare il momento più intenso della tempesta.
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