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Lorenzo De Cicco per “la Repubblica”
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«Visti con le lenti di oggi, quegli incontri con la delegazione russa sembrano sospetti. In Italia stava nascendo l'asse gialloverde e può essere che a Mosca cercassero un contatto per avere informazioni sulle politiche energetiche del nostro Paese. E sarò sincera, in convegni così, tanti russi insieme, con ruoli importanti, non li avevo mai visti».
A parlare è Pinuccia Montanari, assessora all'Ambiente nella giunta di Virginia Raggi dal 2016 al 2019.
Nel giorno in cui l'ex sindaca prova a smarcarsi dalle accuse di filo-putinismo, dopo avere rilanciato nelle chat grilline post e video in cui il governo ucraino viene bollato come «eterodiretto da Usa e Ue» e sostenuto da «battaglioni nazisti», l'ex assessora, vicina a Beppe Grillo, rivela i dettagli di due incontri con una delegazione del governo di Mosca nel 2018. Il primo a fine aprile, mentre si formava l'asse Lega-M5S; il secondo a inizio settembre, quando il Conte I era già operativo da 3 mesi.
pinuccia montanari virginia raggi lorenzo bagnacani
È questo il clima quando, il 20 e 21 aprile 2018, in Campidoglio vengono ricevuti Anton Kulbachevskiy, capo del Dipartimento russo per la gestione delle risorse naturali e l'ambiente, e la sua vice Evgeniya Semutnikova. Sono gli unici rappresentanti di uno Stato estero, a parte il Vaticano, nel convegno organizzato da Raggi e Icef (International Court of the Environment Foundation). Come ricorda Amedeo Postiglione, direttore dell'Icef, «fu la delegazione russa a proporsi.
Nelle riunioni preparatorie, il Campidoglio aveva ipotizzato di aprire l'evento anche a rappresentanti russi. E a Mosca si mostrarono interessati, anche rispetto ad altri paesi che invitammo, ma poi non furono presenti». La visita a Roma fu ricambiata con un invito in Russia pochi mesi dopo. Il 6 e 7 settembre, Montanari partì alla volta di Mosca per partecipare al "Climate Forum of Russian Cities". «Eravamo costantemente controllati, perfino se salissimo sulla macchina giusta - ricorda Montanari - Durante un colloquio con una giornalista non autorizzata, mi si avvicinarono 4 signori per fermarmi.
Erano dei servizi, credo». Montanari - che ci tiene a sottolineare: «Sto con Zelensky » - avvalora il sospetto che da parte russa potessero esserci all'epoca altri interessi, «ma noi ci occupammo solo di clima, c'erano anche delegazioni di altre città europee». Racconta un altro ex assessore, che chiede l'anonimato: «Non attribuirei certo a Raggi complotti con Mosca. Semplicemente, le relazioni internazionali del Campidoglio erano tutte improvvisate».
È possibile che qualcuno, fuori, se ne sia approfittato, contando sul fatto che in quel momento sindaco e premier fossero dello stesso partito? Raggi rigetta l'etichetta: «Non sono filo-putiniana: in Ucraina c'è un aggressore, la Russia », scrive sui social dopo la pubblicazione della chat. Che conferma: «Ho condiviso le analisi sulle tensioni tra Russia e Ucraina che aveva fatto, fin dal 2014, l'ex parlamentare Ue Tamburrano», poi suo collaboratore in Comune. A qualcuno, in Campidoglio, la risposta non basta. Carlo Calenda chiede di sfiduciare Raggi dalla presidenza della Commissione Expo 2030. Iv, con Luciano Nobili e altri, già raccoglie le firme. Il Pd è in imbarazzo: «Raggi chiarisca».
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