DAGOREPORT - QUANDO LA MELONI DICE "NON SONO RICATTABILE", DICE UNA CAZZATA: LA SCARCERAZIONE DEL…
Giovanna Vitale per la Repubblica
«Pronto, sono Beppe, sto facendo un giro di telefonate per capire cosa sta succedendo in Campidoglio: tu, per esempio, mi dici cosa pensi di Raffaele Marra?». Da ieri pomeriggio il fondatore del M5s vive praticamente al cellulare. Davanti a sé ha la lista dei 29 consiglieri romani, chiamati uno ad uno, in rigoroso ordine alfabetico, per sondare l’umore della truppa sull’ultima puntata della telenovela che da mesi tiene col fiato sospeso i Cinquestelle.
Vuol farsi un’idea, il leader. Prima di tornare nella capitale, tra oggi e domani, per scomunicare una volta per sempre il dirigente comunale di rito alemanniano diventato il braccio destro di Virginia Raggi, vuol conoscere il giudizio degli eletti. Cercare di penetrare il mistero Marra: sapere chi è davvero l’uomo che la sindaca di Roma continua a difendere a oltranza. A dispetto delle inchieste giornalistiche e delle ombre che si allungano sul suo passato, nutrito di relazioni pericolose e affari sospetti.
Quelle 29 telefonate rappresentano una novità rispetto alla distanza finora mantenuta da Grillo coi livelli medio-bassi del Movimento. Incontrati tutt’al più in occasioni ufficiali come la festa di Palermo o nel corso di assemblee plenarie tipo il blitz di una settimana fa a Palazzo Senatorio, ma mai interpellati singolarmente. Un maxi-sondaggio, promosso in prima persona dal “garante”, che segnala la gravità della situazione.
Alla vigilia di un passaggio cruciale come il referendum del 4 dicembre, i pasticci del cosiddetto “raggio magico” in Campidoglio rischiano infatti di danneggiare la madre di tutte le battaglie. Come pure dimostra la leggera flessione dei consensi registrata dai 5stelle in tutti i sondaggi. Grillo lo ha capito e ha deciso di correre ai ripari. Anche perché stavolta non sono solo i parlamentari a lamentarsi: il malumore ha ormai contagiato i consiglieri comunali, che da giorni levano grida d’allarme all’indirizzo di Sant’Ilario.
L’altro ieri il manipolo di sei-sette dissidenti guidato dai lombardiani Marcello De Vito e Paolo Ferrara, presidente dell’Aula e capogruppo del M5s capitolino, è stato chiaro: «Vogliamo parlare con Beppe. Questa situazione non è più sostenibile. Per noi Marra deve essere spostato in una posizione più defilata, ma Virginia si oppone, approfittando della rotazione dei dirigenti intende trasferirlo dal Personale alla guida delle Attività produttive», un dipartimento strategico, che lo rafforzerebbe anziché indebolirlo.
massimo colomban gianroberto casaleggio
Impasse che ha fatto slittare l’imponente turnover ai vertici della macchina amministrativa prevista per il 1° novembre. Di cui si parlerà di nuovo stasera, nella riunione congiunta maggioranza-assessori, ma finito in stand-by in attesa della discesa del fondatore. Il quale non ha gradito neppure l’insofferenza manifestata di recente dall’entourage della sindaca nei confronti di Massimo Colomban, assessore alle Partecipate in ottimi rapporti con Grillo e Casaleggio. Un’altra circostanza che impone un chiarimento immediato. A strategia tuttavia già definita: o Virginia Raggi si adegua, allontana Marra e cambia registro, o addio tregua.
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