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RAVIOLI AL VAPORE, ANZI AL VAPORIDIS! “LA MIA VITA ORA È LA RISTORAZIONE. UN PALCOSCENICO DOVE VADO IN SCENA OGNI SERA E IN CUI APPLICO LA DURA DISCIPLINA DEL TEATRO” – NICOLAS VAPORIDIS RACCONTA LA SUA NUOVA VITA DA OSTE TRA LONDRA E MILANO – “IL CINEMA? POTREI PENSARCI, MA SOLO A PATTO CHE ARRIVI UNA PROPOSTA DAVVERO STIMOLANTE” – “L’ISOLA DEI FAMOSI”, IL MATRIMONIO E LE PAROLE AL VETRIOLO SUL “BASTARDO” MONDO DELL’INTRATTENIMENTO – “COSA DIREI OGGI AL NICOLAS VENTENNE? NIENTE. PERCHÉ SO CHE NON MI ASCOLTEREBBE…” (E ALLORA PORTACE UNA CARBONARA!)
Adriana Marmiroli per la Stampa - Estratti
«La mia vita ora è la ristorazione. Un palcoscenico che si accende ogni sera, sempre diverso e stimolante. Dove applicare la dura disciplina del teatro. Questo non significa che la mia religione mi proibisca il cinema. Potrei pensarci, ma solo a patto che arrivi una proposta davvero stimolante».
Nicolas Vaporidis da qualche anno ha lasciato Roma e cambiato mestiere: imprenditore e oste.
Un «sogno condiviso e un progetto culinario» che aveva avviato nel 2019 in Gran Bretagna con l'amico Alessandro Grappelli.
Ora hanno due ristoranti a Londra e uno a Milano, Taverna Trastevere, aperta nel 2024 a Brera. Vive a Londra con la moglie Ali Rinaldo, a Milano ci sta una decina di giorni al mese. Bella faccia da impunito resa più matura dai 44 anni, rilassato, non appare certo un attore frustrato da una carriera che si è arenata che ha abbracciato un piano B per necessità.
(...)
Un piano B scelto dopo essere stato deluso dal cinema?
«Non poteva esserlo, perché fare l'attore non è mai stato il mio piano A. La mia prima opzione, dopo il liceo, era l'Accademia Navale, diventare ufficiale di Marina. Poi con i test attitudinali ho capito che non era cosa per me, la mia era un'idea romantica e irreale».
Data la maturità, partì per Londra. Ma prima si iscrisse all'università, mai finita né frequentata.
«Serviva a evitare la leva. Paradossale, no, considerando che avevo pensato alla carriera militare? A Londra mi mantenni facendo il cameriere, un classico. Doveva essere per poco, restai circa un anno. Tornai solo per dare l'esame che mi avrebbe evitato la naja».
L'idea di aprire un ristorante risale ad allora?
«Direi proprio di no. Imparai a conoscere un mestiere che è fatica e che rispetto, ma che non contemplavo certo nel mio futuro. Quando nel 2021 tornai a Londra, ripartii da zero. Riconosco a quell'esperienza di avermi insegnato a vivere per conto mio e reso più responsabile. E di avermi fatto conoscere, diventandone molto amico, Alessandro, il mio attuale socio».
Una volta tornato a Roma?
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«Mi sentivo inquieto, desideravo esprimermi. Ma non sapevo cantare né suonare, fare l'attore mi veniva facile. Non che fossi animato dal fuoco sacro: non ero nato con quel sogno. Però ho scoperto che mi divertivo e appagavo la mia irrequietezza. Poi nel 2006 è arrivato Notte prima degli esami e si è accesa la giostra. Non era solo l'attenzione esasperata su ogni cosa che facevo, ma anche la possibilità di più opzioni e libertà di scelta, potevo pensare di uscire dal percorso iniziato per fare solo ciò che mi stimolava».
Per anni è stato l'attore che tutti volevano. Poi i titoli si sono diradati. Cos'è accaduto?
«Il mercato del nostro cinema è ristretto e io forse troppo legato alla filmografia di commedie romantiche e adolescenziali. L'attenzione su di me si è un po' spenta e di contro io sceglievo solo progetti che accendessero una scintilla. A dare il colpo definitivo è arrivato il Covid: in scena al Sistina con Full Monty, il musical dopo 3 settimane è stato prima sospeso, poi rinviato a data da destinarsi (e mai più ripreso). Ho deciso: sono partito per Londra per dedicarmi solo al ristorante che avevamo aperto nel 2019».
A un certo punto ha fatto (e vinto) L'Isola dei Famosi: per rilanciare la carriera?
«Corrispondeva alla varietà di esperienze che ho sempre cercato. L'Isola è stata un'opportunità troppo golosa per lasciarla andare. Ma già vivevo a Londra, dove sono tornato senza sfruttarne gli effetti».
Che rapporto ha con il suo ex lavoro?
«Del cinema non ho bisogno. Riconosco che mi ha dato tanto, ne ho un ricordo bellissimo e sono orgoglioso dei film che ho fatto. Non è un'esperienza chiusa: se si presenta il progetto giusto, why not? Recentemente ho preso parte, anche finanziandolo, a un piccolo film, Fino alla fine della musica, e ho avuto un cameo nell'horror Behave: opere di amici, ma soprattutto di persone che stimo».
A questo punto della vita come si sente?
«In uno stato mentale e fisico come mai prima. So cosa voglio e che fare per ottenerlo.
Ho le idee chiare su chi sono e dove vado. Meno frenetico e inquieto. Ma sempre un entusiasta ambizioso (più accorto, però)».
Diventare padre potrebbe entrare in questo ritratto?
«Mi sono sposato un anno fa. Abbiamo l'età giusta. Non vedo perché no».
Il Vaporidis di oggi cosa direbbe al Nicolas ventenne?
«Niente. Perché so che non mi ascolterebbe».
Su Instagram scrive: «La popolarità è subdola, una droga. Il mondo dell'intrattenimento bastardo. Finché secondo alcuni (o il sistema) funzioni, vai avanti. Dopodiché: Next!». C'è amarezza?
«Affermazioni di una vecchia intervista. Non una recriminazione su di me, ma una riflessione sul cinema valida per tutti».
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