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DAGOREPORT
montalcini con clio e giorgio napolitano - Copyright Pizzi
Re Giorgio è vivo. E lotta insieme a noi (ma anche contro). Che ci faceva Valter Veltroni a palazzo Giustiniani il 22 gennaio? Ovvio: il nervoso candidato al Colle (…con le quotazioni parecchio in discesa) andava a parlare con uno dei king maker della partita Quirinale, ossia Napolitano medesimo.
Sbaglia infatti chi si illude che per l’arzillo vecchietto sia giunta l’epoca di un tramonto dorato, lenito solo dalla presenza di un autista (e relativa Lancia ultra-lusso), un maggiordomo, uno staff pagato dal Senato (composto tutto rigorosamente di maschi, tranne le segretarie, che sono tutte rigorosamente femmine: non è che siamo un po’ sessisti, Giorgino?), più un ufficio con terrazzo a palazzo Giustiniani e 15 mila euro al mese di appannaggio personale.
Napolitano non è affatto precipitato nell’irrilevanza. Anzi. Non solo la ministra Boschi e donna Finocchiaro lo tengono informato su ogni fiato del governo e del Senato, ma il fidato ex segretario generale del Quirinale, Donato Marra, attualmente in prestito a Pietro Grasso, lo aggiorna puntualmente sulle novità intorno al Colle.
Ora, è risaputo che nella partita del Quirinale il nostro faccia un tifo smodato per i suoi candidati (in primis Giuliano Amato, Sabino Cassese, Paola Severino). Ma si impiccia molto anche del partito (gli stanno sulle balle i bersaniani), del gruppo di palazzo Madama (non sopporta i dissidenti), financo delle future primarie del Pd.
Infatti per Venezia l’irrefrenabile vecchietto si è già schierato: contro Felice Casson, senatore dissidente e aspirante sindaco al posto del condannato Orsoni, e a favore di Nicola Pellicani, figlio del suo vecchio amico e compagno Gianni, nonchè attuale segretario della Fondazione Pellicani inaugurata dallo stesso Napolitano nel 2007 e da sempre presieduta da Massimo Cacciari.
Non prendiamo sottogamba la cosa.
Perché il senatore Casson, che è stato un magistrato di quelli seri, punterà per le primarie a una campagna tutta incentrata su moralità e legalità. Sul cambio di passo indispensabile a una Venezia dove la puzza del Mose ha impestato sindaco, partito, cooperative, consiglieri e parlamentari del Pd. Dove chi ha governato finora - lo ha detto perfino, sul Corsera, il buon Giavazzi – dovrebbe molto opportunamente fare un passo indietro.
Qui, altro che passo indietro!
Con la benedizione di Napolitano, dentro e intorno al Pd, tra Casson da una parte e Pellicani-Cacciari dall'altra, si sta apparecchiando uno scontro micidiale: su tutta la laguna, in nome della moralità e della trasparenza, voleranno stracci da paura, col rischio che il partito ne esca a pezzi. Peggio ancora: che anche Felice Casson, come Cofferati, alla fine se ne vada sbattendo platealmente la porta…
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