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Leonardo Martinelli per la Stampa
I mercati finanziari si preoccupavano finora di Marine Le Pen. Da febbraio lo spread tra i tassi sugli Oat (i titoli di Stato francesi) su 10 anni e i Bund tedeschi equivalenti si allargava nel timore che la zarina dell' estrema destra diventi presidente. Negli ultimi giorni quel divario si estende più rapidamente, man mano che i sondaggi indicano una sorprendente risalita di Jean-Luc Mélenchon, leader del movimento La France insoumise: indomito come il suo popolo di estrema sinistra. Siamo già oltre i 75 punti, per gli italiani poca cosa.
Ma per i francesi è lo spread più ampio dall' agosto 2012.
Adesso gli investitori temono l' indicibile: Marine contro Jean-Luc al ballottaggio. Che non è fantascienza, perché le ultime inchieste sul primo turno indicano meno di sei punti percentuali fra il duetto in testa (Le Pen ed Emmanuel Macron, entrambi in calo) e il tandem François Fillon-Mélenchon, dove comunque Jean-Luc risulta sempre oltre il 19% e, anche se di poco, sopra il candidato della destra neogollista. Tutto può accadere.
JEAN LUC MELENCHON LEADER DEL FRONT DE GAUCHE
In un' intervista rilasciata a «Le Point», pubblicata oggi, interviene persino François Hollande, per anni suo ex compagno nel Partito socialista (Mélenchon ne uscì nel 2008).
Mette in guardia i francesi da quel «pericolo», invitandoli a guardare meno «lo spettacolo del tribuno e più il contenuto di quello che dice». Una delle cose che più fa andare in bestia Mélenchon (che però, irascibile, si frena sempre più e negli ultimi tempi appare addirittura rassicurante) è paragonarlo a Le Pen: lui, guevarista e chavista convinto. Ma se si guarda al «contenuto», le affinità ci sono, eccome. Entrambi vanno incontro all' aspirazione di tanti francesi di rompere il sistema, a cominciare dalla «Francia liberale» e dalla «mondializzazione» (sono le parole, identiche, utilizzate dai due).
Come Le Pen, Mélenchon, se eletto, vuole rinegoziare con i partner europei i trattati alla base della Ue e dell' euro. Lui minaccia, nel caso non fossero soddisfatte le sue esigenze (a partire dalla fine del patto di stabilità), una serie di ripercussioni, come il congelamento dei contributi francesi al budget europeo, fino a un' uscita effettiva dall' Unione. Come Le Pen, Mélenchon promette di agire sulla leva della spesa pubblica: lui con 273 miliardi di euro supplementari su cinque anni (siamo al di là del keynesianismo).
Entrambi vogliono mantenere la patrimoniale, l' imposta sui ricchi (Fillon vuole toglierla e Macron ridurla). E Mélenchon, oltre i 400 mila euro lordi di redditi annui, applicherà un' imposta al 100%. Sia Marine che Jean-Luc puntano a scendere dai 62 ai 60 anni per l' età pensionabile. A livello internazionale, guardano con favore a Vladimir Putin. Sull' immigrazione, ovviamente, le differenze sono forti (conciliante Mélenchon, durissima Le Pen), ma alla fine anche qui si ritrovano nella volontà di sospendere la direttiva europea sui «lavoratori distaccati», che favorisce il trasferimento di quelli di altri Paesi Ue sul suolo francese.
Il trait d'union fra Le Pen e Melenchon si materializza d'altra parte in un personaggio, Jacques Sapir, esimio economista, che spinge per un'immediata e univoca uscita dall'euro. Da anni ha ispirato Melenchon. Ma dal 2011 ha iniziato anche a incontrare Le Pen. Chissa cosa dira, se si realizzasse l'indicibile.
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