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Fabio Tonacci per “La Repubblica”
Al Sisi è grato a Matteo Renzi per alcune «dichiarazioni positive» che Renzi, però, non ha mai fatto. L' ultima contorsione del governo egiziano, complice un poco comprensibile silenzio di Palazzo Chigi, assomiglia al teatro dell' assurdo: al Cairo si sono davvero convinti che l' Italia abbia "assolto" l' Egitto per il caso Regeni. E la famiglia del ricercatore italiano si trova di nuovo a fare i conti con un uomo, Abdel Fattah Al Sisi, che finge di non capire.
È accaduto questo. Ieri su tre quotidiani, Al-Ahram, Al-Akhbar e Al-Gomhoureya è apparsa una lunga intervista al presidente egiziano. Tra le altre cose, ha dichiarato di essere «profondamente grato per le dichiarazioni positive» fatte dal premier italiano «a proposito delle indagini sull' omicidio di Giulio Regeni». E ha aggiunto: «Gli italiani hanno capito che stiamo cooperando per raggiungere la verità, e le delegazioni diplomatiche egiziane hanno contribuito a chiarire la nostra posizione in Italia. Sono vicino e solidale con la famiglia Regeni».
Con un paio di frasi, dunque, spazzati via sette mesi di polemiche, attriti e scambi di accuse tra i governi di Roma e il Cairo. Poi ha lanciato un avviso ai naviganti, ad "uso interno": «Alcuni media egiziani hanno complicato il caso, ci sono persone diaboliche che hanno mentito e creato false denunce, mettendo in imbarazzo il Paese».
Il punto è che non risultano dichiarazioni ufficiali di questo tenore fatte dal premier italiano. Né di recente, né nei giorni a ridosso del ritrovamento del cadavere di Giulio sulla desert road per Alessandria nel febbraio scorso. «Non capiamo a cosa si riferisca Al Sisi, né a quale solidarietà alluda», dicono Paola e Claudio Regeni attraverso il legale Alessandra Ballerini.
L' equivoco nasce dall'"avventurosa" intervista che il senatore verdiniano di Ala, Lucio Barani, ha rilasciato il 7 agosto al canale Sada El-Balad. E, soprattutto, dal fatto che nessuno a Palazzo Chigi o tra i partiti di maggioranza abbia poi sentito l' esigenza di smentire le sue parole.
Alla tv egiziana, Barani aveva detto: «Il presidente del consiglio Matteo Renzi sa che l' Egitto è innocente sul caso Regeni. Questo Paese è più sicuro della Francia». E, successivamente, a Repubblica ha voluto ribadire: «Non c' è alcuna prova che l' Egitto sia colpevole». Una tesi che, esposta alle telecamere egiziane da un parlamentare di un partito, Ala, che appoggia di fatto il governo Renzi, alle orecchie di Al Sisi ha avuto il suono dell' assoluzione. Una stretta di mano tra premier, per interposta persona. Ma così non è.
«Nessuna risposta concreta ci è stata fornita dalle autorità egiziane», ricordano ancora i genitori di Giulio Regeni. «Non sono stati consegnati gli atti richiesti dai nostri avvocati alla procura egiziana, non è stata fornita alcuna risposta circa la veridicità del dossier consegnato da un anonimo all' ambasciata italiana a Berna e il nostro consulente Ahmed Abdallah si trova in carcere dal 25 aprile e di recente ha subito un' aggressione in cella. La solidarietà, il presidente Al Sisi, la dimostri coi fatti e non con le parole».
giulio regeni paola regeniAL SISIREGENI
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