MILAN IN BARCA O MESSI-IN PIEGA? L’ULTIMA “REMUNTADA”

Fabrizio Bocca per "La Repubblica"

Con un solo euro in più è possibile comprare in edicola insieme al Mundo Deportivo, il quotidiano sportivo che canta le gesta del Barcellona, l'inquietante "Trinchante", un trinciapollo facente parte del set della collezione posate del Barça. Si suppone sia il metaforico attrezzo necessario per portare fino in fondo, come in un rito pagano, la
Remuntada contro il Milan di Allegri. Che all'andata non solo ha battuto nettamente il Barcellona, ma addirittura messo in dubbio la prosecuzione del mito.


La Remuntada, operazione azulgrana ricorrente soprattutto contro i disprezzati catenacciari italiani (un giornalista lo ha pure rinfacciato stizzito ad Allegri) è molto
di più di un dispiego di forze e di mezzi, soprattutto di campioni, come Messi,
Iniesta, Xavi & C., che valgono centinaia di milioni di euro. È un movimento di partito. La Tv del Barça ad esempio rimanda in tv dei Barcellona-Milan in serie.

Soprattutto lo 0-0, che per altro adesso li farebbe fuori, del 2005-2006 - i rossoneri trascinati da Shevchenko e Ancelotti in panchina - dopo il quale arrivarono in finale e vinsero in finale con l'Arsenal. In tv si distingueva nettamente il ripetuto coro: «Milan, Milan, vaff...».

Sui 90.000 posti del Camp Nou saranno messe altrettante cartoline, gialle, rosse e azzurre (la bandiera catalana e i colori del Barça) che alla fine comporranno un gigantesco "Som un equip!". Maradona è intervenuto a supportare la delicata psicologia di Messi che fa sì gol a ripetizione nella Liga - segna da 17 gare consecutive e stavolta pare abbia battuto il record di un polacco, Peterek, in un campionato anteguerra - ma rimasto bellamente all'asciutto a San Siro.

«Ha solo 25 anni, io sono esploso a 26 quando ho vinto il Mondiale. Diventerà il migliore della storia. E mi piacerebbe essere il suo allenatore». Ma per Sacchi il problema esiste: «Il Barcellona e Messi hanno perso l'allegria del gioco».

Il Barcellona nega che il mito sia intaccato. Hanno mandato a dirlo Gerard Piqué, il più fico e mediatico del gruppo: non si è fidanzati con Shakira a caso, ma ad averlo saputo, forse, non avrebbe chiamato il figlio nato a gennaio "Milan". «Dimostreremo che squadra siamo. In 90 anni il Barcellona ha vinto, ma non tanto come da quando sono arrivati Cruyff, Rijkaard e poi Guardiola.

Siamo stati eliminati dal Real, d'accordo, ci sta, ma stiamo dominando la Liga, e siamo in corsa in Champions. Non c'è memoria di ciò che abbiamo fatto? Non cambieremo la nostra menta-lità, questa squadra merita tutto il credito del mondo. Vorrei ancora l'euforia che c'era contro l'Inter di Mourinho, starà a noi gestire cuore e cervello. Vogliamo il pubblico vicino, ce la faremo: chi non ci crede lasci per piacere l'abbonamento ai figli o a un amico».

Il vento dello scetticismo dopo il ko di San Siro e le sventole del Real hanno investito tutti, ma soprattutto, il corrispondente in panchina di Tito Vilanova che si sta curando il cancro a New York, Jordi Roura. Personaggio umilissimo, fin troppo. «Non era un ruolo che desideravo questo, ma non mi sento maltrattato».

Nell'angoscia di rimpiazzare Tito, qualcuno aveva pensato anche al ritorno di Cruyff: non se ne è fatto nulla perché l'olandese appartiene al partito dell'ex Laporta e non di Rosell. E comunque Tito sta per tornare, forse già la prossima settimana, e si spera che possa presto riprendere in mano la situazione.

 

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