DAGOREPORT – AVVISATE IL GOVERNO MELONI: I GRANDI FONDI INTERNAZIONALI SONO SULLA SOGLIA PER USCIRE…
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Per la sua stessa natura il renzismo ha bisogno aprire buche e cercare di coprirle per tenere occupati media e opinione pubblica ed imporre la propria agenda non solo rispetto agli avversari politici e agli interlocutori europei ma anche e soprattutto rispetto alla "testarda cocciutaggine dei fatti" che magari si ostinano a non cambiare verso con sollecitudine pari alle necessità politiche e velocistiche dell'ex sindaco di Firenze.
Per capire meglio quanto accadrà nei prossimi giorni e nei prossimi mesi, e' importante rimettere in fila quanto è effettivamente successo negli ultimi giorni, a partire da cinque fattori importanti:
RENZI NELLIMITAZIONE DI BERLUSCONI NELLA RECITA PARROCCHIALE DEL a
1. il contenuto vero del colloquio Renzi/Berlusconi a palazzo Chigi, il secondo incontro ufficiale tra il Grande Condannato e il presidente italiano ed europeo;
2. la spaccatura profonda dei gruppi parlamentari di Forza Italia, con Romani in minoranza al Senato.
3. la reazione parlamentare ai nuovi accordi intervenuti, in particolare sul fronte più fragile, quello del Senato dove anche il capogruppo piddino Zanda e' in affanno;
4. la posizione del Presidente della Repubblica, al secolo Re Giorgio II;
5. la problematica situazione dell'economia e dei conti pubblici: le imprese non vogliono più anticipare il bonus degli 80 euro per conto del governo (e del Pd). E da Londra sta per ripartire la speculazione via spread.
1. Cosa si sono detti effettivamente l'uomo di Palazzo Chigi e l'uomo di Cesano Boscone riconfermando l'accordo del Nazareno? Secondo le ricostruzioni più attendibili, il passaggio più importante del colloquio e' stato questo: "Caro Matteo, a noi non dispiace affatto andare al voto il primo marzo del 2015. E' la soluzione migliore anche per te e le ragioni certo non ti sfuggono".
"Caro Silvio, non escludo nulla, anzi. Intanto andiamo veloci sull'Italicum subito a luglio e la quarta lettura dell'abolizione del Senato elettivo entro il 15 gennaio 2015. I tempi tecnici ci sono tutti, e così sarà più facile che il Colle non si metta di traverso".
paolo romani consiglio nazionale forza italia foto lapresse
2. Su questa prospettiva, i gruppi parlamentari di Forza Italia si sono spaccati giovedì sera con successivo annullamento di una nuova riunione indetta per domani 8 luglio. Annullata perché Rossi Maria Rosaria ha fatto i conti e spiegato al fidanzato gayfriendly della Pascale che non è vero che Verdini controlla 59 senatori di Forza Italia e che il capogruppo Romani rischia di essere sfiduciato dal gruppo stesso.
Berlusconi ha comunicato quindi che il partito terra fede all'accordo, ma il partito che terrà' fede all'accordo e' solo un pezzo, e non quello elettoralmente più pesante, dell'intera Forza Italia, cioè quello che corre sull'asse Verdini/ Romani, i quali dopo l'incontro tra Renzi e Berlusconi hanno contrattato nei dettagli la linea con i più stretti collaboratori del premier.
I due assecondano i renziani su tutto perché sono consapevoli che il 18 di luglio Berlusconi Silvio verrà condannato in appello al processo Ruby. Fra dicembre e gennaio la Cassazione confermerà, con tutta probabilità, la condanna e dunque verranno meno a causa del cumulo delle pene i benefici di affidamento in prova ai servizi sociali che attualmente il capo di Forza Italia sta scontando. Da quel momento l’uomo di Cesano sarà agli arresti domiciliari per non si sa quanto tempo. Molto probabilmente, per alcuni anni.
Allora, andare subito alle elezioni, massimo a marzo, per Verdini, Romani e pochi altri è un imperativo categorico. Non perché vogliono aiutare il fidanzato gayfriendly della Pascale, del quale a loro a questo punto poco interessa, ma perché vogliono garantirsi ancora con Renzi a Palazzo Chigi una legislatura nuova di zecca con cinque anni davanti.
3. Fra Camera e Senato sono oltre 75 i parlamentari che hanno già la valigia in mano consapevoli di morire politicamente ma almeno salvando l’onore. Come? Non approvando l’Italicum e bocciando il Senato dei sindaci rossi, con qualche spruzzatina di azzurro. Non è che questi parlamentari e quelli che a loro si uniranno e che costituiscono una vera e propria maggioranza silenziosa (da Sel alla destra, passando per i resti dei centristi e per il Pd, dove il capogruppo Zanda e' in affanno e non sa come fronteggiare la contestazione interna destinata a irrobustirsi) non vogliono le riforme, o vogliono il Senato elettivo.
Vogliono innanzitutto sapere se con l'approvazione dell'Italicum e l'abolizione del Senato la legislatura muore o prosegue. Sul Senato elettivo Renzi, a quanto risulta a questo umile sito, starebbe riflettendo, per il semplice fatto che anche per un grande comunicatore come lui sarebbe difficile spiegare perché le riforme costituzionali saltano solo per questo motivo dopo che le forze politiche hanno condiviso quasi tutto il testo Boschi.
Vi è poi un motivo concreto per cui tutto il progetto di riforma corre seri rischi: se Renzi,nonostante l'ultimatum inviato alla sua minoranza interna, cambiasse verso e sposasse il Senato elettivo (visto che quello che si delinea e' un grosso CNEL che nasce mentre quello piccolo che c'era viene abolito), introdurre ora l'elezione diretta dei senatori, seppur ridotti da 320 a 100, obbliga a modificare profondamente l'Italicum che, nel testo approvato dalla Camera, regolamenta solo l'elezione dei deputati e non anche quella dei senatori che quel testo prevedeva già come aboliti nella forma elettiva.
FRANCESCA PASCALE E MARIA ROSARIA ROSSI
Insomma, una miscela esplosiva alla quale basta una miccia qualsiasi per esplodere. Si comincia con un centinaio di senatori che intanto chiedono a Grasso di spostare di tre o quattro giorni il voto in aula per poter leggere bene il testo che uscirà dalla commissione.
4. Re Giorgio, dall'alto del Colle più alto e per nulla fiaccato dal caldo di luglio, si interroga come e più di questo sito sui contenuti del colloquio Renzi/Berlusconi e sulla tenuta parlamentare delle riforme. Sa bene che solo una moral suasion quirinalizia che si metta in moto prima dell'inizio del voto al Senato può (forse) disinnescare la miccia parlamentare e si accinge a spiegare a Pittibimbo che la flessibilità non serve solo in Europa ma anche in Italia e anche sulle riforme.
Aggiungerà, a scanso di equivoci, che le riforme istituzionali sono inficiate da un protagonismo eccessivo del governo, cosa che in questa materia non ha precedenti ne' in Italia ne' nelle maggiori democrazie occidentali.
E poco conta se questo dovesse apparire come un piccolo stop all'azione italiana del Presidente del Consiglio europeo, stop che peraltro egli saprebbe ben dissimulare offrendo dieci slides su temi diversi per coprire il ritorno all'elezione diretta del Senato in versione 100 senatori.
Il Quirinale sa anche benissimo che la maggioranza silenziosa dei parlamentari si chiede: "vale il programma dei mille giorni di Renzi, il suo "orizzonte 2018", o il rinnovo del patto del Nazareno dello stesso Renzi con Berlusconi con le elezioni a marzo"? E sa che i parlamentari non sono allocchi che credono alla luna: quindi, il premier deve essere flessibile sulla legge costituzionale e ripensare profondamente l'Italicum, anche in relazione alle preferenze.
Pittibimbo si irrigidirà o cavalcherà la richiesta di flessibilità che parte dal Colle? Diventerà dialogante e disponibile ritrovandosi la strada totalmente in discesa e, in tal caso, il Parlamento ridiventerebbe di colpo debole e frammentato e incapace di frapporre ostacoli credibili al suo governo?
maria elena boschi e la treccia dal bambino del congo
Segnerà comunque un risultato storico sulle riforme e potrà passare ad occuparsi dei problemi reali della gente, o da parte del Quirinale ci sarà bisogno di un passaggio più duro, persino della minaccia di un nuovo governo di più larghe intese affidato ad una personalità terza, ipotesi adesso lunare visti i consensi di Renzi, ma plausibile se la lista delle cose fatte davvero resta quella attuale.
5. E' ovvio che un fallimento sulle riforme travolgerebbe tutto e tutti, ma soprattutto darebbe il colpo di grazia ad una situazione economica già precaria di per se'. Si sa che con le riforme istituzionali non si mangia e che il fatto stesso che nel 2014 siamo ancora impelagati nella definizione di regole basilari ed elementari che le altre democrazie hanno risolto secoli o decenni fa la dice lunga sull'arretratezza italiana, ma ora rischiamo di impiccarci con la corda che il governo stesso ha lucidamente preparato, esponendosi in Europa.
maria elena boschi dalla gruber
Il rischio reale e' che le smentite che si susseguono con sempre maggiore frequenza alla necessità di una forte manovra correttiva dei conti in autunno non fanno che confermarne ai mercati la necessità. Proprio mentre sta per deflagrare l'enorme grana del bonus di 80 euro che ha fatto vincere le elezioni europee al premier e che ha lasciato i consumi dov'erano: le imprese hanno anticipato ai propri dipendenti che ne avevano diritto il bonus per maggio e giugno, ma nessuno ha detto loro come questo esborso per conto del governo e del Pd verrà compensato.
Moltissimi imprenditori, soprattutto tra le piccole e medie imprese, hanno difficoltà a pagarlo anche a luglio e meditano iniziative clamorose in mancanza di comunicazioni formali da parte del governo. E gli italiani della finanza che negli ultimi giorni sono stati a Londra hanno avuto la netta sensazione che stia per ripartire la speculazione a colpi di spread proprio perché i mercati hanno fiutato aria di elezioni politiche anticipate.
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