DAGOREPORT - ED ORA, CHE È STATO “ASSOLTO PERCHÉ IL FATTO NON SUSSISTE”, CHE SUCCEDE? SALVINI…
Pasquale Napolitano per “il Giornale” - Estratti
È il turno di Ferruccio Sansa: «Abbiamo perso mesi parlando di Renzi.
Uno che nessuno vuole».
Sansa chi? Quello del consigliere regionale ligure è solo l’ultimo stop, in ordine di tempo, che piomba contro il ritorno nel campo largo dell’ex segretario Pd.
È la parabola (quasi triste) del capo di Italia Viva.
Renzi, l’Obama italiano capace di far sognare i riformisti di mezzo mondo, viene sbalzato da una parte all’altra del campo largo. Tirato, strattonato e cacciato. No, si, forse.
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È vero anche, che Renzi sta apparendo come l’ultima ruota del carrozzone.
Francesco Silvestri del M5s si diverto con l’ex rottamatore e ironizza sui consensi dell’ex sindaco di Firenze: «Con il suo 1% vuole riposizionarsi, comprensibile ma non con il M5s». Bei tempi quelli del 40%. Dai Cinque stelle è giunto un no secco al ritorno di Renzi. Giuseppe Conte non si sottrae: «Niente da fare, Renzi fa cadere i governi».
Il tema anima il dibattito nel centrosinistra. Luigi Marattin, altro fedelissimo di Renzi, pure lui è durissimo: «È come Calenda, cambia idea ogni 24 ore».
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Lorenzo Guerini, un tempo braccio destro del senatore Iv, è possibilista sul rientro nell’ammucchiata: «Io sono per non porre veti a nessuno, il confronto sarà sui programmi e su quello si costruirà l’alleanza» dice al Giornale.
ELLY SCHLEIN E MATTEO RENZI ALLA PARTITA DEL CUORE - MEME BY OSHO
La coppia Fratoianni-Bonelli ci prende gusto a bullizzare Renzi. Il compagno Fratoianni attacca: «La discussione su Renzi è ridicola, governa con la destra. Il tema non si pone». Fratoianni usa il bastone. Bonelli la carota. Il leader dei Verdi è meno duro: «Serve autocritica sulle scelte passate di Renzi e cambio di programma». Insomma, tutti a fare l’esame del sangue al rottamatore. Avanti il prossimo, Renzi si prepara a un autunno di schiaffi e carezze.
LA BASE PD AVVISA SCHLEIN: “RENZI CI FA SOLO PERDERE, RISPEDIAMOLO IN ARABIA”
Natascia Ronchetti per “il Fatto quotidiano” - Estratti
L’altra sera alla Festa nazionale dell’Unità di Reggio Emilia è bastato che Pier Luigi Bersani nominasse Matteo Renzi perché dalla platea si levasse un coro di mugugni e borbottii infastiditi. Sì, perché nella base del Pd, quella che da 20 giorni lavora per garantire lo svolgimento dell’evento (fino all’8 settembre), praticamente nessuno lo vuole come compagno di ventura nella costruzione dell’alternativa al centrodestra.
“Se la Schlein apre a Renzi allora sono io a uscire dal partito: quello è un gallo cedrone, vuole esserci solo lui”, dice Angelo Rinaldini, uno dei 400 volontari impegnati tutte le sere nei ristoranti, nei bar e nei servizi generali della festa, nella grande area del Campo Volo, alla periferia della città. Rinaldini è in buona compagnia. Non una delle persone impegnate nelle cucine o destinate al servizio ai tavoli dei cinque punti di ristoro, che sono stati allestiti insieme a due bar presenti, risparmia critiche velenose all’indirizzo del fondatore di Italia Viva. “Un’alleanza con lui? Quello che tocca Renzi si secca – dice Claudio Manghi, 63 anni, volontario al ristorante Gente di Mare –. E credo che tutti gli italiani se ne siano accorti, almeno lo spero. È un novello Berlusconi, anzi è il delfino del Cavaliere”.
nicola fratoianni giuseppe conte genova, manifestazione per le dimissioni di giovanni toti
Alle 18, i volontari – molti sono pensionati ma ci sono anche giovani – sono già al lavoro, pronti ad accogliere gli avventori che iniziano ad arrivare. Ma se gli chiedi cosa pensano di una alleanza tessuta senza veti e senza ambiguità – parole di Bersani –, se evochi la figura dell’ex segretario del partito tutti si fermano. E il giudizio è corale, tra commenti che si accavallano.
“Renzi ci ha già fatto perdere troppi voti e con lui le cose possono solo peggiorare”, dice Loretta Sabattini, 72 anni, una che ha cominciato a 16 anni a mettersi a disposizione del partito, quando si trattava di allestire stand o tirare la sfoglia. Nessuno gli perdona la legge che ha cambiato la normativa sul lavoro, il Jobs Act. Né, persino, il vecchio viaggio ad Arcore per incontrare Berlusconi (sono trascorsi quasi 14 anni eppure quell’incontro per tanti vecchi militanti del Pd pesa ancora come un’onta) o gli elogi, più recenti, spesi per il primo ministro dell’Arabia Saudita Mohammad bin Salman. “Ecco, che se ne torni là, in Arabia Saudita: glielo faccio io il passaporto, vada là e non si faccia più vedere”, sbotta Manghi, secondo il quale la Schlein “dovrebbe ascoltare la base, che proprio non lo vuole”.
RENZI FA UNA CONFERENZA IN ARABIA SAUDITAmatteo renzi mohammed bin salman 1
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