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Paolo Gallori per www.repubblica.it
"Ci accingiamo a chiedere informazioni in tutte le sedi, anche con passi formali, sulla vicenda di Berlusconi". Il presidente del Consiglio Matteo Renzi risponde così alle pressanti richieste di Forza Italia di fare chiarezza sulle intercettazioni di cui, come rivelato da Repubblica e L'Espresso sulla base dell'ennesimo flusso di file emerso dal caso Wikileaks, Berlusconi fu oggetto da parte dell'americana National Security Agency nel periodo 2008-2011.
Lo stesso Renzi preannuncia in Senato "una presa di posizione nelle prossime ore della Farnesina sulla vicenda". Infatti, quasi in contemporanea con l'annuncio del premier, dal Ministero degli Esteri parte la convocazione dell'ambasciatore degli Stati Uniti d'America in Italia, John Phillips, per "chiarimenti circa le indiscrezioni comparse su alcuni organi di stampa".
Berlusconi spiato dalla Nsa, soprattutto in quel 2011 che segnò la fine della sua premiership nei giorni dello spread alle stelle, della rottura col ministro Tremonti e delle lettere-diktat inviate al suo indirizzo dalla Bce. La notizia non poteva non innescare l'indignazione e la immediata reazione di Forza Italia.
I presidenti dei senatori e dei deputati azzurri, Paolo Romani e Renato Brunetta, chiedono un incontro urgente al sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri con delega ai servizi segreti, Marco Minniti "dopo le gravissime notizie pubblicate questa mattina da La Repubblica" e "sul caso cosiddetto Wikileaks, chiediamo inoltre che il governo, auspicabilmente nella persona del presidente del Consiglio Matteo Renzi, venga al più presto a riferire in Parlamento".
Minniti, che rivestiva l'incarico già nel 2013 quando, col governo Letta, dovette gestire sul fronte italiano la deflagrazione internazionale dell'Nsagate, dovrà riferire ancora una volta anche al Copasir, come preannuncia all'Ansa Giacomo Stucchi, presidente del Comitato parlamentare di controllo dei servizi, anch'egli in carica anche in quel torrido 2013: "Mi sembra doveroso sottoporre la questione all'attenzione del sottosegretario nella sua audizione prevista per dopodomani".
berlusconi putin valentino valentini
Il primo a rompere gli indugi dal partito dell'ex Cav è Romani. "Il governo italiano, a fronte di alcune nostre interrogazioni, ha sempre detto che si trattava di fatti non veri (fu il premier Enrico Letta a riferire di sicurezza nazionale e privacy dei cittadini italiani non compromesse, ndr). Ora mi sembra obbligatorio che l'esecutivo dia una risposta chiara. D'altra parte quello che è accaduto in Germania (dove è stato accertato che lo stesso trattamento è stato riservato alla cancelliera Angela Merkel, ndr) non fa che avvalorare ciò che aveva anticipato Assange (il fondatore di Wikileaks, ndr)".
Poi è il capogruppo alla Camera, Brunetta, a premere sul presidente del Consiglio Matteo Renzi perché "si attivi sin da subito" anche "per l'ormai irrinunciabile istituzione di una commissione parlamentare d'inchiesta sui fatti del 2011 e sulla crisi borsistica-bancaria del 2015-2016".
La parola passa quindi a Nicolò Ghedini, lo storico legale di Berlusconi: "Al momento sono notizie di stampa, ma siamo pronti a effettuare una serie di verifiche. Valuteremo poi il da farsi e potremmo arrivare anche a presentare una denuncia".
Una denuncia o un esposto è quanto attende anche la Procura di Roma per aprire un procedimento sulla vicenda perché, spiegano da piazzale Clodio, non è sufficiente un articolo di stampa per poter avviare un'inchiesta. Denuncia alla Procura di Roma annunciata per domani dall'associazione Tribunale Dreyfus, secondo i cui legali si configura il reato di spionaggio politico.
Pierferdinando Casini, presidente della commissione Affari Esteri del Senato, pur considerando un fatto grave che Berlusconi fosse spiato, rileva come fosse anche prevedibile perché accaduto nel 2011 a tutti i principali leader europei. "Con gli americani è necessario essere chiari: gli amici non si intercettano e si devono rispettare" conclude Casini.
Dai documenti analizzati da Repubblica e L'Espresso, risulta che la Nsa ha dedicato una sua unità d'élite, lo Special Collection Service, alla messa in piedi tra 2008 e 2011 di un autentico accerchiamento spionistico: assieme a Berlusconi erano intercettati su cellulari e utenze fisse alcuni collaboratori chiave dell'allora premier, come il consigliere personale per le relazioni internazionali Valentino Valentini, il consigliere per la sicurezza nazionale Bruno Archi, il rappresentante italiano presso la Nato Stefano Stefanini.
Tra gli "attenzionati" della Nsa anche l'allora consigliere diplomatico di palazzo Chigi, Marco Carnelos, che alla notizia irride l'intelligence americana su Twitter: "Oggi ho avuto conferma che sono stato tra i top target della Nsa. Come possono essere efficaci contro il terrorismo se sprecano il loro tempo con me?"
Particolarmente "sensibile" il report che gli spioni americani presentano di un'intercettazione classificata come "top secret", in cui Valentini offre il suo resoconto del confronto tra Berlusconi, Merkel e il presidente francese Sarkozy del 22 ottobre 2011, a margine del Consiglio europeo di Bruxelles. Il giorno prima era andata in scena la celebre conferenza stampa congiunta durante la quale, a una domanda sulla loro fiducia in Berlusconi e nella tenuta dell'Italia, i leader di Germania e Francia avevano fatto precedere la loro risposta da un sorrisino complice e ironico.
L'incontro a tre, riportano gli agenti dell'Nsa, viene descritto da Valentini nei giorni successivi come "teso e molto duro verso il governo di Roma", con Merkel e Sarkozy che "non tolleravano scuse sull'attuale difficile situazione dell'Italia" e "facevano pressioni sul primo ministro affinché annunciasse forti e concrete misure e affinché le applicassero in modo da dimostrare che il suo governo è serio sul problema del debito (italiano)". Berlusconi rassegnerà le dimissioni il 12 novembre del 2011.
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Che anche l'Italia fosse stata posta sotto la lente della Nsa lo aveva ammesso la stessa agenzia nei primi giorni dell'ottobre del 2013, a Nsagate ormai pienamente deflagrato dopo il materiale trafugato e passato ai media dal consulente Edward Snowden. Una delegazione del Copasir, a Washington per ottenere chiarimenti sulle attività di "monitoraggio" svolto in Italia, era stata ricevuta dal vicedirettore dall'agenzia di intelligence, generale John Inglis.
Pur ammettendo che le autorità italiane non erano state avvertite, Inglis aveva escluso che il programma Prism avesse rastrellato indiscriminatamente le comunicazioni dei cittadini italiani. Piuttosto, aveva sottolineato come la Nsa agisse a scopo di "prevenzione" - citando anche un presunto attentato sventato a Napoli - e come la raccolta non avvenisse operando entro i confini italiani: oggetto delle intercettazioni erano conversazioni e traffico dati generati in Italia ma transitati su "carrier" statunitensi o nella piena disponibilità americana.
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Ma già a fine ottobre 2013 L'Espresso aveva raccontato, ancora grazie a Snowden e in particolare a un documento top secret della Nsa datato 2010, come l'Italia fosse l'unico Paese europeo insieme alla Germania ad avere sul proprio territorio due team dello Special Collection Service: uno a Roma e l'altro a Milano. E di come la Nsa spiasse le comunicazioni dell'ambasciata italiana a Washington e operasse la massiccia raccolta dei metadati degli italiani.
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