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Francesco Borgonovo per la Verità
Ecco la parabola della sinistra italiana. Nel 2002, da un palco in piazza Navona a Roma, era Nanni Moretti a defibrillare il popolo progressista, tramite il grido liberatorio: «Con questi dirigenti non vinceremo mai».
Quindici anni dopo, a incarnare i malumori della fronda è, nientemeno, Fabio Volo. Sono mutati, oltre ai protagonisti, pure gli scenari dei sommovimenti ombelicali democratici.
Un tempo c' erano i sampietrini raggelati da Fassino e Rutelli. Oggi tutto si svolge nel calduccio di una fondazione, alla presenza di maestri del pensiero come Oscar Farinetti.
Del resto il tempo incede, per tutti, con gambe di purosangue, e in un soffio siamo passati dall' intellettuale eburneo che educa i cittadini nell' agorà al divo pop che raccoglie l' applauso dei buongustai al barolo nel ventre accogliente di una prestigiosa «location» per cui la prenotazione è gradita. Il distillato dei fatti, tuttavia, è analogo, al netto delle distinzioni antropologiche e degli spostamenti cronologici.
Succede che il rubicondo patron di Eataly organizzi presso la «Fondazione E. di Mirafiore» in quel di Serralunga d' Alba (Cuneo) una presentazione del nuovo libro di Volo, Quando tutto inizia. Il romanzo è edito da Mondadori: come sono lontani, per fortuna, gli anni in cui per il moloch berlusconiano di Segrate non si poteva pubblicare, onde evitare l' accusa di intelligenza col nemico. Restano incagliati qua e là, però, brandelli un po' erosi di militanza vecchio stile: l'«evento» con Volo fa parte dei «Laboratori di resistenza permanente» messi in piedi dalla fondazione di Farinetti e presentati con un tono da anni Settanta dal suono vintage più che nostalgico.
A interloquire con lo scrittore, conduttore radiofonico, attore e doppiatore di Kung Fu Panda ci sono Sergio Chiamparino, governatore del Piemonte, l' Oscar medesimo e sua sorella Anna Farinetti. Ma ecco che, con tempismo catodico, appare Matteo Renzi. Secondo il Corriere della Sera, il segretario del Pd avrebbe dovuto partecipare a un raduno «esclusivo» dopo la presentazione. Una «cena a tre» da degustare con Farinetti e il vulcanico Fabio. Ma il fondatore di Eataly pare abbia insistito affinché Matteo si presentasse al pubblico.
Dopo tutto, Fabio Volo aveva appena incontrato Silvio Berlusconi dietro le quinte di Che tempo che fa di Fabio Fazio (altro luogo dell' anima progressista). Per questioni di par condicio, bisognava allestire un «incontro casuale» pure con Renzi. Non è andata come previsto, sembra. Al Cavaliere, Volo aveva chiesto conto della legge sullo ius soli, e lo stesso ha fatto con Matteo. «È possibile che non riusciate a far approvare una legge che anche mio figlio di quattro anni ha capito quanto sia giusta?», ha detto, riscuotendo l' approvazione del pubblico in sala. Renzi ha replicato ha modo suo. Con una punta malcelata di risentimento, si è messo ad elencare i «capolavori politici» del suo governo.
Ed è stato in quel momento che si è manifestata plasticamente la separazione fra il capo del Pd e il suo elettorato. Gli spettatori della presentazione - circa 500, dicono, mica quattro gatti - hanno cominciato a fischiare, qualcuno gridava «Basta!», il nervosismo è schizzato alle stelle. Fabio Volo, come il Nanni Moretti del tempo che fu, come un rabdomante ha avvertito il clima, si è alzato e ha lasciato la scena, furente come una diva. Dal pubblico, applausi scroscianti.
Certo, qui c' è una componente morettiana indiscutibile: «Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?». Renzi è venuto, non è rimasto in disparte, e non gli è andata bene. Volo è venuto, poi se n' è andato, e ha vinto lui. Soprattutto, però, emerge un dato politico piuttosto chiaro. La presentazione si è svolta in quello che dovrebbe essere un sancta sanctorum del renzismo, a casa del renzianissimo Farinetti. Lo stesso Volo, poi, è una sorta di emblema del giovanilismo renziano. È stato perfino «inviato speciale» di Fabio Fazio alla Leopolda, nel 2014, cioè ai tempi d' oro della rottamazione crescente. Insomma, se pure nel tinello di Matteo si macinano risentimenti e si spalancano ferite, siamo nei pressi di un punto di non ritorno. Farinetti appare distrutto: «Avevamo avvertito Fabio dell' arrivo di Renzi e avevamo concordato di concludere insieme l' incontro in modo simpatico, senza tirare per la giacca nessuno.
il volo si fa un selfie con renzi
Mai mi sarei aspettato un simile epilogo», singhiozza.
«Per me l' incidente è chiuso. Nessun problema», sibila Renzi ruminando erbe amare.
Volo cerca di ricucire, ovviamente su Twitter, perché usa così: «Mi spiace per questa sera non era nulla di personale nei confronti di Renzi. Ci siamo ritrovati in una situazione che ho gestito male. Sorry».
Il danno però è fatto. Il video dello scazzo - testimonianza dolorosa - infesta il Web, i social network e le pagine dei quotidiani online. I fischi a Matteo e gli applausi al Volo protestatario suonano e risuonano inclementi. Poco importa che il quadro sia grottesco, con Fabio a interpretare il ruolo del «difensore dei diritti negati».
Resta che Volo (uno con un seguito di ammiratori non indifferente) rappresenta una parte di sinistra che gradisce lo ius soli, e lo gradisce più di quanto apprezzi Renzi. E non si tratta - occhio - della sinistra saputa e parruccona di Roberto Saviano, ma di una sinistra che con l' impegno ci flirta giusto alle cene, per commentare le intemerate radiofoniche di Volo contro Salvini. È la sinistra, per restare nei dintorni di Nanni Moretti, degli «splendidi quarantenni». Ma è un po' stanca che Renzi vada in giro a fare lo splendido.
matteo renzi fabio volorenzi e fabio volo alla leopolda
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